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giovedì 27 marzo 2014

Kyenge, ministro inutile che lascia in eredità polemiche e vittimismo e che ha contribuito a far diventare razzista chi non lo era



L'ex responsabile dell'Integrazione esce di scena.
In 10 mesi s'è fatta notare per le sparate sullo ius soli agli immigrati, riuscendo a inimicarsi tutti
Cécile Kyenge lascia il governo dopo 10 dimenticabili mesi.
Non rimpiangeremo le polemiche, sovente volgari, scatenate dai leghisti e il vittimismo con il quale la ministra ha replicato, né il poco da lei fatto come responsabile dell'Integrazione.
Non ci mancheranno le foto natalizie della signora, accompagnata dalle figlie, acconciata da inserviente alla mensa dei poveri del Centro Astalli di Roma e nemmeno le rare visite a Lampedusa o ai centri di accoglienza per extracomunitari, molto meno numerose rispetto alla partecipazione a convegni e dibattiti.
Più complicato sarà archiviare la foto di pochi giorni fa, quando la ministra è stata immortalata mentre saliva sull'auto blu dopo una seduta di shopping in una boutique del centro di Roma sotto gli occhi vigili della scorta.
A qualche centinaio di metri nel centro della capitale 60mila artigiani e piccoli imprenditori manifestavano contro la vessazione fiscale.
Ma si sa, la ministra si occupa soltanto della disperazione degli immigrati.
Da ieri sera Cécile Kashetu Kyenge in Grispino è tornata a fare il deputato semplice del Partito democratico.
Proprio nella veste di parlamentare ha compiuto l'unica vera azione politica, per quanto discutibile: ha cioè presentato una proposta di legge (firmata anche da Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Khalid Chaouki) per introdurre lo «ius soli».
Chi nasce in Italia dev'essere cittadino italiano, indipendentemente dalla provenienza della famiglia d'origine.
Privata delle responsabilità di governo, la prima ministra nera della storia d'Italia potrà concentrare le forze nel perseguire l'obiettivo. Per colmo di sventura, Cécile Kyenge ha pubblicato il suo primo libro proprio nei giorni in cui è stata congedata dal governo. L'effetto di questo volume, intitolato Ho sognato una strada, è strano.
Al termine di un mandato da ministro ci si attenderebbe un bilancio dell'attività svolta, mettendo sul piatto le cose fatte, quelle non fatte e quelle che qualcuno ha impedito fossero fatte.
Invece la Kyenge ha consegnato alle stampe un vero libro dei sogni, un ricettario programmatico.
Una fotografia di quanto sia sterminato il mare che c'è di mezzo tra il dire e il fare.
La Kyenge racconta vari episodi di discriminazione, vicende spesso dolorose, a volte tragiche, la cui morale è semplice:
«Chi lascia la propria terra d'origine sogna una strada verso il futuro, e nel rispetto della legalità nessuno ha il diritto d'impedire quel sogno».
Giusto "nel rispetto della legalita" però!
Più difficile è raccontare quanto sia servita l'esperienza da ministro, che è quasi del tutto assente dalle pagine del libro sognatore.
Esse sono piene di dati e analisi, auspici e consigli, indicazioni e suggerimenti su come devono essere impostate le politiche di integrazione.
Attaccano la legge Bossi-Fini e il «pacchetto sicurezza» ma non riferiscono come sia stato fatto qualcosa per migliorare.
Ma il volume, sorprendentemente, riporta anche una singolare autodifesa, una «excusatio non petita» con cui Kyenge si chiama fuori dalle accuse. «Per il fatto che sono nera e di origine straniera - si legge nel libro -, molti ritengono che sia responsabile di ogni argomento o avvenimento che concerne l'immigrazione.
Il mio valido predecessore Riccardi, bianco e italiano di nascita, non veniva chiamato in causa come capita a me su tutto ciò che concerne la popolazione di origine straniera, anche su molti argomenti di cui non ho la delega».
E aggiunge: «Il ministro per l'Integrazione deve operare una politica di coordinamento in diversi settori che riguardano gli immigrati come gli autoctoni, ma ancora oggi non trova gli strumenti necessari per agire e viene considerata il capro espiatorio per problemi che non trovano soluzione in altri dicasteri».
Come al solito, si scaricano le responsabilità. Arrivederci, signora ministra: non ci mancherà.

NON E' PIU' MINISTRO MA:
Chiede un rimborso di 53.895,47 euro, di cui 47.740,74 in mezzi di trasporto e 11.154,73 in pernottamenti e pasti.
E’ la cifra più alta spesa dagli ospiti di palazzo Chigi ed è di molto superiore al rimborso presentato dallo stesso Letta, che complessivamente ha speso 36.191,97.
Inoltre....
Ancora oggi gira con auto blu e relativa scorta

«Neanche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva osato tanto». È sbottato così il capo­gruppo di Fi in consiglio comunale a Bologna, Miche­le Facci quando si è visto arrivare a Palazzo l’ex mini­stro Cécile Kyenge con tanto di «auto blu di rappresentanza e scorta»
L’auto di quella che oggi è «semplicemente» una deputata del Pd viene par­cheggiata dentro al cortile d’onore, di Palazzo D'Ac­cursio, uno spazio interdetto a tutti i mezzi.
Solo la di­pietrista Silvana Mura, nel 2004 quando fu nominata assessore, sgommò con la sua auto lì dentro, salvo poi scusarsi per la gaffe commessa.
A maggior ragione adesso,all’ingresso del­la Kyenge con tanto di scorta e in luogo vietato si inter­roga: «A che titolo?» 

MA CHE FIGURA  DI .........CAMBRONNE!!!


Signora Kyenge glielo dico io è stato il Signor Tony Iwobi

Il vizietto di dare dei razzisti ora si estende anche ai cittadini svizzeri
Sull’esito della votazione contro l’immigrazione di massa voluta dal popolo svizzero non potevano mancare le dichiarazioni dell'ex ministro italo congolese dell’integrazione (o della disintegrazione, visti i risultati) Cecile Kyenge:
‘‘Mi trova assolutamente contraria l’esito del referendum in Svizzera. 
Ginevra ha siglato accordi con la Comunità europea e mette ora a rischio un tema cruciale come quello della libera circolazione, con il centro del continente che potrebbe restare isolato
Kyenge: “Svizzeri contro l’immigrazione, sono populisti”. E sbaglia la capitale della Svizzera…
L’eventuale chiusura delle frontiere elvetiche può portare danni all’economia dell’intero continente”.
Che un ministro come la Kyenge, incapace di reagire alle critiche senza l’uso sistematico della censura, venga a dare lezioni di democrazia e di integrazione, soprattutto visti gli “strepitosi” risultati della sua politica di frontiere aperte a criminali di ogni razza e specie, è davvero una vergogna.
Ma soprattutto, con quello che la signora Kyenge viene pagata a spese degli italiani, si degni almeno di informarsi: a firmare gli accordi non è stata certo Ginevra, semmai Berna, la capitale della Svizzera!
Diamo un altra notiziola alla signora Kyenge
Definizione di popolismo:
Il dizionario Treccani afferma che per “populismo” si intende il “movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia” tra il 19° e 20° secolo, “che si proponeva di raggiungere un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, specialmente dei contadini e dei servi della gleba”,di quella nazione, quindi il popolo autoctono. 
Attenendosi dunque al significato proprio e originario di questo termine, non vi troviamo assolutamente niente di negativo o di criticabile, mentre quando chicchessia usa questa parola oggi, le conferisce un significato dispregiativo, confondendola di fatto con un’altra parola, che in realtà è “demagogia“.

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