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venerdì 16 settembre 2022

Il giardino di vetro che sembra uscito da una favola


 Per scoprire ed esplorare quello che uno dei luoghi più suggestivi del mondo intero dobbiamo recarci a Seattle, la più grande città dello Stato di Washington. È qui, tra le maestose sedi di Microsoft e Amazon, e all’ombra del futuristico Space Needle, che si snoda un giardino delle meraviglie che sembra dare vita agli scenari delle favole più belle.

Situato nel Seattle Center, proprio accanto all’edificio Space Needle, c’è Chihuly Garden and Glass, un giardino di vetro che espone in maniera permanente tutte le straordinarie opere dello scultore Dale Chihuly. 

Sin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 2021, questo inedito orto botanico ha catturato l’attenzione dei cittadini, diventando un’attrazione imperdibile per tutti i viaggiatori che giungono in città.


Il nome, tanto evocativo quanto calzante, non è che un preludio all’esperienza meravigliosa che si vive all’interno di questo giardino.

 Ad accogliere i visitatori sono le sculture di Dale Chihuly, che si muovono sinuose e armoniose all’interno di una vegetazione rigogliosa e lussureggiante.

La passeggiata all’interno del giardino è affascinante, suggestiva e seducente perché consente agli ospiti di esplorare un terreno inedito e di toccare con mano una sperimentazione perfettamente riuscita, quella della convivenza tra l’arte e la natura.

Tutta l’esperienza è scandita dai due elementi principali che caratterizzano questo giardino che è anche un museo: da una parte la natura, in tutta la sua genuina bellezza, dall’altra l’artificio che la valorizza, che con i suoi giochi di luce e riflessi la fa brillare come non ha fatto mai.



Il Chihuly Garden and Glass è un giardino e un museo, è un luogo dove la natura e le sculture di vetro soffiato creano un mondo inedito e onirico, che affascina e stupisce a ogni passo. 

Non è una semplice immersione all’interno di un universo che ospita l’arte e la natura, ma una vera e propria esperienza sensoriale che lascia senza fiato.

Entrare all’interno del Chihuly Garden and Glass vuol dire avvicinarsi alla mente del genio creativo Dale Chihuly, vuol dire toccare con mano le sue visioni, le stesse che però lasciano ampio spazio alle personali suggestioni dei visitatori.

Sono tante, tantissime, le sculture che si snodano lungo sentieri incorniciati da una natura più rigogliosa che mai. La esaltano, la valorizzano e l’accompagnano in un percorso che l’ospite è chiamato a fare, lo fanno con le loro forme stravaganti, con i colori cangianti, con quei lineamenti che proprio alla natura sono ispirati.

Il percorso espositivo attraversa diverse stanze. Sono nere, ma mai cupe, perché sempre illuminate dalle sculture di vetro soffiato da Dale Chihuly che omaggiano e celebrano la natura. Ma restano ancora confinate in un mondo immaginato e artificiale, almeno fino a quando non si arriva alla serra, l’ambiente più suggestivo dell’intero giardino.

È qui che gli elementi artistici diventano gli assoluti protagonisti di una realtà inedita. Piante scintillanti di vetro che sembrano muoversi col vento, ma che in realtà sono immobili, scendono verso il basso. L’incanto continua anche all’esterno, dove un meraviglioso giardino che accoglie i visitatori continua a mescolare le visioni che già conosciamo attraverso un gioco di forme, colori, e materiali, artificiali e naturali. 

È magia!


Fonte: siviaggia

sabato 3 settembre 2022

Le piramidi di Giza costruite grazie a un ramo del Nilo ormai scomparso


 Secondo recenti scoperte le tre maestose piramidi della necropoli di Giza, Cheope, Chefren e Micerino, situate alla periferia occidentale del Cairo, in Egitto, sono state costruite grazie ad un ramo ormai scomparso del fiume Nilo, attraverso il quale è stato possibile trasportare i materiali necessari: grazie a granuli di polline antico, è stato infatti possibile tracciare le variazioni nei livelli dell’acqua di questo tratto per oltre 8.000 anni di storia dinastica egiziana, scoprendo che all’epoca della realizzazione delle piramidi, tra 2686 e 2160 a.C., il corso d’acqua era ancora navigabile.

La scoperta, pubblicata sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense (Pnas), è stata portata a termine da un gruppo di ricercatori guidati dal Centro Europeo per la Ricerca e l’Insegnamento delle Geoscienze Ambientali (Cerege), in Francia. Gli scienziati, guidati da Hader Sheisha, hanno analizzato i granuli di polline presenti in carote di terreno estratte dall’attuale pianura alluvionale che un tempo ospitava il ramo del Nilo: in questo modo hanno ricostruito la tipologia di vegetazione presente all’epoca, che svela gli innalzamenti e abbassamenti delle acque avvenuti nel corso del tempo.

Secondo i dati ottenuti il livello dell’acqua è aumentato molto durante il cosiddetto Periodo Umido Africano (Ahp), tra circa 14.800 e 5.500 anni fa, che vide la sostituzione di gran parte del territorio desertico del Sahara con graminacee, alberi e laghi e fu causata da variazioni nell’orbita della Terra attorno al Sole. In seguito il braccio scomparso del Nilo si ridusse nuovamente, restando comunque navigabile per molto tempo, e consentendo il trasporto di merci utili alla costruzione delle piramidi di Giza. Secondo gli autori dello studio, la scoperta apre nuove prospettive sulle condizioni ambientali che hanno favorito la realizzazione dei monumenti faraonici.

Fonte: meteoweb

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