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martedì 12 maggio 2015

Siamo tutti pecore: l’effetto gregge esiste davvero


I pedoni in gruppo e le folle si comportano proprio come un gregge di pecore. 
Quando non sanno dove andare, in situazioni di confusione, tendono a seguire le persone davanti a loro, in particolare se sembrano sapere dove andare. 

Si tratta di una scoperta, a cui ha partecipato l'Istituto per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche (Iac-Cnr) di Roma, apparsa su arXiv. 
 L'esperimento si è svolto nel Dipartimento di matematica della Sapienza Università di Roma.
 A due gruppi di circa 40 persone è stato chiesto di raggiungere, a partire da un'aula, un determinato luogo, sconosciuto a tutti tranne che a una persona nel primo gruppo e a cinque nel secondo (che non si sono svelate fino alla fine dell'esperimento).
 "Uscendo dalla classe", spiega il ricercatore Emiliano Cristiani dell'Iac-Cnr "i soggetti hanno mostrato una lieve tendenza ad andare a destra, verso la parte del Dipartimento a loro più familiare, presto superata dal desiderio di raggiungere e seguire i compagni che si trovavano di fronte a loro.
 Questo comportamento ha permesso alle persone informate di 'trascinare' gli altri, portandoli a destinazione lungo il percorso più veloce". 

Si tratta del primo esperimento di questo genere effettuato con pedoni in un ambito di ricerca.
 Gli studiosi hanno verificato che le persone non sembrano a loro agio con istruzioni calate dall'alto, ma diventano docili quando viene fatto loro credere di scegliere autonomamente.

 "Nuovi modelli matematici e metodi di ottimizzazione sono stati usati in combinazione per trovare la strategia dei 'leader nascosti' e portare tutti a destinazione evitando attese e congestioni.
 La migliore consiste nello spezzare la folla per indirizzarla verso tutte le uscite disponibili, anche le più lontane e meno conosciute. Nel caso di una sola uscita, invece per garantire un deflusso ottimale è paradossalmente preferibile ingannare alcune persone conducendole lontano da essa, per poi riportarle successivamente nella giusta direzione".


Questo comportamento potrebbe essere sfruttato per 'orientare' i movimenti di una folla in situazioni di emergenza, magari mescolando ad essa soggetti che sappiano precisamente come comportarsi. 
Una ricerca che potrebbe tornare utile, per esempio, per gestire al meglio i flussi di pellegrini del prossimo Giubileo straordinario annunciato da Papa Francesco.
 Le tecniche di controllo di grandi folle studiate in questa ricerca, infatti, trovano una naturale applicazione nei casi in cui la situazione di pericolo è prevedibile, ma la comunicazione tra autorità e folla è difficoltosa, come per esempio durante una manifestazione violenta.
 In questi casi agenti in borghese nascosti nella folla potrebbero correre in direzioni concordate per attivare l'effetto gregge. 

"Abbiamo voluto testare sul campo la correttezza delle previsioni dei modelli matematici per il controllo delle folle che sfruttano il cosiddetto "effetto gregge'' - conclude il ricercatore. Si tratta di un comportamento che si manifesta in animali sociali, come oche, scarafaggi e, naturalmente, pecore, che porta a muoversi seguendo i compagni vicini, indipendentemente dalla loro destinazione.
 In matematica, un gregge è un esempio di sistema auto-organizzante, un gruppo composto da un numero elevato di 'agenti' che seguono regole semplici e in cui le dinamiche individuali sono influenzate da quelle degli agenti più prossimi.
 Nonostante si tratti di atteggiamenti solitamente associati ad animali, studi del genere sono utili per indirizzare al meglio anche grandi folle di esseri umani in situazioni delicate come nei piani strategici di evacuazione". 

 Da: greenme.it

Storia, cultura e bellezze mozzafiato dell’isola greca di Zante, la “Zacinto” di Ugo Foscolo


Né più mai toccherò le sacre sponde
 ove il mio corpo fanciulletto giacque, 
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
 del greco mar da cui vergine nacque”. 


 Tutti l’abbiamo sicuramente sentita a scuola almeno una volta; questa è infatti la prima quartina del sonetto di Ugo Foscolo “A Zacinto”, dedicato alla isola greca nella quale nacque il celebre poeta. 
Ma dove si trova effettivamente la Zacinto cantata da Foscolo? E cos’è essa oggi? 
Essa è un’isola greca di 406 km² della costa ionica che oggi in italiano viene chiamata Zante, anche se Foscolo non si sbagliava decisamente a chiamarla Zacinto, dal momento che il suo nome greco è Zákinthos.


Essa affonda le proprie radici nel mito: abbiamo infatti una sua prima menzione da parte di Omero nell’Iliade, che spiega tale nome per il suo primo colonizzatore Zakynthos figlio di Dardano, un arcade venuto dalla città di Psofi (da cui prende il nome l’acropoli cittadina), intorno al XVII-XVI sec. a.C. ca. 
Fiorente in epoca classica, partecipò a molte delle più importanti guerre della Grecia, come la Guerra del Peloponneso, alla quale prese parte al fianco di Sparta; cadde in seguito nel III sec. a.C. sotto il domino prima macedone e poi romano. 
Nel 1194 vi fu poi invece la prima base navale veneziana, città che resse l’isola per quasi sei secoli, fino al 1797 quando, con il trattato di Campoformio passò al governo Eptanese (delle sette isole), stato fantoccio di epoca napoleonica; nel novecento fu dapprima occupata dagli italiani ed in seguito dai nazisti, per poi essere effettivamente posta sotto il dominio dell’allora nascente repubblica greca.

 Essa fa propriamente parte dell’arcipelago delle isole Ionie (come anche l’omerica Itaca o la ben nota Corfù). 
Ha un territorio vario, con pianure fertili nella parte sudorientale dell’isola e terreno montuoso con scogliere lungo le coste occidentali.
 Il clima mediterraneo e temperato con abbondanti precipitazioni primaverili dona un’intensa vegetazione all’isola, tanto da essere definita da Omero stesso come “Fior di Levante”. 
Le estati sono molto calde (arrivano a sfiorare temperature di 43°/45°) ma sono anche molto secche, la qual cosa non fa avvertire l’afa; i mari che la bagnano sono particolarmente caldi (nel sud dell’isola l’acqua tocca anche i 30° nei mesi caldi).



Solo negli ultimi anni l’isola ha goduto di una forte espansione insediativa, che propone moderne attrezzature per turisti ma mantiene scenari antichi intatti (soprattutto nell’entroterra dove non mancano mulattiere o strade sterrate). 
La città maggiore è Zante, capoluogo omonimo dell’isola nonché porto principale; da sola copre la metà della popolazione complessiva insulare.
 I prodotti principali sono olio d’oliva, uva e cedri, ed un tipo particolare di uvetta senza rami, endemico; non mancano tuttavia spezie e carni ovine.

 Lungo la costa sud dell’isola sorge inoltre il parco marino di Zante, che abbraccia il tratto di mare che si estende dal promontorio di Capo Marathia, fino alla spiaggia di Gerakas, e comprende sia l’entroterra delle spiagge di Limni Kerì, Laganas e Kalamaki, sia le Strofadi, due piccole isole situate a cinquanta miglia nautiche a sud di Zacinto. 
Tutta la zona protetta presenta le caratteristiche fondamentali dell’ecosistema del Mediterraneo, con spiagge di sabbia, rocce affioranti e dune sabbiose, mentre nel vicino entroterra si possono individuare fitte pinete, zone fertili per l’agricoltura e terreni che la vegetazione spontanea ha ricoperto di macchia mediterranea.
 Il parco, fondato nel 1999, ha come scopo l’effettiva tutela della particolare fauna presente nell’area meridionale dell’isola e la sua integrazione con la società locale.


Le più importanti specie animali che si cercano di salvaguardare all’interno del parco sono le foche del mediterraneo Monacus Monacus e le tartarughe marine Caretta-Caretta, simbolo del parco stesso; ogni anno, a partire da giugno, le tartarughe femmine arrivano sulle spiagge meridionali per sotterrare le loro uova nella sabbia; il periodo d’incubazione dura poi all’incirca 55 giorni ed in seguito, alla schiusa, i piccoli raggiungono da soli il mare (il cui tasso di sopravvivenza è molto basso per i maschi); una tartaruga incinta depone inoltre all’incirca un migliaio di uova. 
Mentre le tartarughe sono presenti in tutte le aree del parco e scelgono ogni anno le sabbiose spiagge a sud di Zante per riprodursi, le foche vengono solitamente avvistate nella baia di Laganas, ma per la riproduzione preferiscono le numerose grotte della costa occidentale dell’isola. 
Oltre alla tartaruga di mare e alla foca monaca all’interno del parco si cerca inoltre di salvaguardare ulteriori razze animali: il golfo meridionale di Zante e le Strofadi sono regolarmente frequentate da uccelli migratori, fenicotteri, cigni selvatici ed esemplari di falco pellegrino. 
Relativamente a rettili ed anfibi è invece anche numerosa la presenza di rane, tartarughe, iguane e serpenti d’acqua dolce. Riguardo i mammiferi è poi vasta la presenza nell’entroterra di animali come il porcospino o i conigli selvatici, mentre nelle acque del parco capita di avvistare esemplari del delfino dal “muso a bottiglia” Tursiops Truncatus.






L’industria del turismo è di fondamentale importanza per l’isola che accoglie ogni anno numerosi visitatori. 

I punti di forza del posto sono soprattutto gli scenari naturali di rara bellezza; la Spiaggia del relitto, le grotte di Keri, l’Isola delle tartarughe, Capo Skinari sono solo alcune delle località con maggiore flusso turistico, attirato anche dalla limpidezza delle acque. 


 Tratto da: meteoweb.eu

Le bambole parlanti di Edison tornano a parlare


Verso la fine del diciannovesimo secolo, il grande inventore e imprenditore statunitense Thomas Edison lanciò sul mercato la prima bambola parlante della storia, integrando in un giocattolo di legno e metallo la tecnologia del fonografo da lui già brevettata.
 Fu un fiasco clamoroso, non solo perché si trattava di un oggetto eccessivamente fragile e costoso, ma soprattutto perché terrorizzava i bambini. 
 Come racconta il New York Times, da alcune settimane il National Park Service (l'agenzia statunitense che gestisce i parchi e i monumenti nazionali e altri luoghi protetti) ha messo online sul proprio portale le registrazioni di otto di queste bambole, di cui tre totalmente inedite. E non c'è che dire, le loro voci sembrano uscite direttamente da un film horror. 

 Sfruttando il succedo del fonografo, che era stato brevettano nel 1878 e diffuso inizialmente nei luna park, nel 1887 Edison fondò insieme a due soci in affari la Edison Phonograph Toy Manufacturing Company con l'obbiettivo di commercializzare delle bambole che riproducessero filastrocche per bambini, sfruttando un fonografo in miniatura inserito nel petto che si azionava con una piccola manovella.


La produzione iniziò nel 1890, ma, nonostante l'iniziale consenso riscontrato nei negozi a ridosso del Natale, le fortune dell'invenzione durarono solo sei settimane.
 Il giocattolo si rivelò dispendioso e troppo delicato da maneggiare. Le ragioni del flop, però, non finivano qui: i bambini erano spaventati dai ritornelli recitati da quelle bambole dagli occhioni vitrei, le cui voci suonavano sinistre e poco rassicuranti.

 I "mostriciattoli" di Edison hanno comunque segnato un'epoca: i cilindri fonografici utilizzati rappresentano un proto-esempio di disco di intrattenimento, mentre le ragazze assunte per recitare le filastrocche sono, secondo gli storici, le prime al mondo ad aver prestato la loro voce per una registrazione artistica.




Per oltre un secolo, diverse bambole conservate in musei e teche private sono rimaste letteralmente senza voce.
 L'usura del tempo sconsigliava infatti di azionare il meccanismo che le avrebbe forse fatte uscire dal loro mutismo, ma al tempo stesso danneggiate irreparabilmente. 

La soluzione al problema è stata fornita da una tecnologia sviluppata nel 2007 presso il Lawrence Berkeley National Laboratory. 
 Il sistema, denominato IRENE (acronimo di Image, Reconstruct, Erase Noise, Etc.) consente di digitalizzare il suono ricostruendo al pc le immagini dei solchi impressi sul supporto di registrazione. In pratica un microscopio collegato al computer scansiona le incisioni, producendo migliaia di foto ad alta risoluzione, che un apposito software analizza e traduce nell'equivalente traccia audio. 
La tecnica ha permesso di recuperare svariate voci conservate nei balocchi di Edison, rimpinguando un archivio sonoro che è ora fruibile anche sul web. 
Soprattutto per chi ama le storie dell'orrore. 

 Fonte: focus.it
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