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giovedì 10 marzo 2016

Wat Rong Kung: il tempio Buddista fra tradizione e fantascienza


Il Wat Rong Khun, a cui di solito ci si riferisce con il nome inglese di “White Temple” è, senza dubbio, il tempio più stravagante di tutto il Regno di Thailandia, un’opera singolare nata dall’estro e dalla devozione dell’artista nazionale Chalermchai Kositpipat nel 1997. 
Basta poco, avvicinandosi, per essere immediatamente catapultati nel mondo di quest’autore, che ci regala una visione alquanto surreale degli insegnamenti buddhisti, rivisitati in chiave moderna e riproposti al turista, thailandese o straniero, in maniera decisamente originale. 

Bianco come la purezza del Buddha: è questo il primo elemento che attira l’attenzione del visitatore il cui occhio si era ormai abituato all’abbondanza di oro, spesso pacchiano, che ricopre invece le altre migliaia di templi disseminati in ogni angolo del paese. Ma certo non è questo l’elemento sorprendente, piuttosto le decine di mani bramose che vi accoglieranno appena in procinto di attraversare il ponte verso l’ingresso.
 Un oceano di arti spettrali che spuntano da una vasca a forma circolare come fosse dall’oltretomba, immagine di quel desiderio che, secondo il pensiero buddhista, altro non è che la causa primaria di tutte le sofferenze.


<<L’esistenza è sofferenza>> recita infatti la Prima Nobile Verità espressa dal Buddha in occasione del suo Primo Sermone e continua <<La bramosia alimenta la sofferenza nello stesso modo in cui la legna alimenta il fuoco>>. 
 E’ proprio il desiderio dunque, sotto forma di una forte assuefazione alla vita e alle piacevoli esperienze che essa offre, a causare la reincarnazione e il conseguente incatenamento a quel circolo vizioso di morti e rinascite, conosciuto con il nome di samsara. 
Tutte le sculture e le strutture del tempio hanno dunque un significato simbolico che vuole far riflettere sugli insegnamenti buddhisti: lo stesso ponte che conduce all’ingresso, simboleggia il passaggio dal mondo delle tentazioni, al regno del Buddha e quindi alla liberazione, meglio conosciuta come Nirvana. 

Immagini di vecchie creature raccapriccianti, simbolo dell’impermanenza della vita;


brillanti statue di Yama(dio della morte) e Rahu(dio dell’oscurità), aventi il compito di intimorire gli umani e di decidere del loro destino, concedendogli l’ingresso nel regno dell’Illuminato o respingendoli indietro verso l’ennesima reincarnazione;

 

e poi ancora immagini del Buddha che ci accolgono, una volta superato il ponte, all’ingresso del tempio: si potrebbe perdere almeno un’ora osservando la miriade di stravaganti dettagli che costellano ogni angolo, ammaliati dal riflesso delle migliaia di specchietti che rendono ancor più splendente il bianco candido del gesso utilizzato nella sua costruzione.

 

Ma l’immagnario di Kositpipat, diventa ancor più sorprendente una volta giunti all’interno: i tradizionali dipinti dei templi buddhisti vengono infatti qua sostituiti – o meglio ancora, arricchiti – con dei murales rappresentanti scene apocalittiche del mondo moderno – inclusa quella delle Torri Gemelle – e immagini dallo spazio con protagonisti alcuni dei personaggi più famosi dei film e cartoni animati che mai ci saremmo aspettati di trovare in un tale contesto: Spiderman, Superman, Kung Fu Panda, Doreimon, Neo di Matrix, Elvis, e perché no, non manca neanche Michael Jackson!

 





Fonte: isentieridelmondo.com

Il pinguino che ogni anno nuota 8.000 Km per andare a trovare l’uomo che l’ha salvato


Un pinguino di Magellano (Spheniscus magellanicus) ogni anno nuota per 8.000 chilometri per andare a trovare un pensionato brasiliano che nel 2011 gli salvò la vita.

 Il pinguino, che è stato chiamato Dindim, passa 8 mesi all’anno con il 71enne Joao Pereira de Souza – un muratore in pensione che faceva anche il pescatore – e il resto dell’anno lo passa in mare e lungo le coste meridionali tra l’Argentina e il Cile. 
 A rivelare la storia di questa incredibile riconoscenza e di questa amicizia tra un pinguino e un uomo è stato il quotidiano britannico Daily Mail che ha ripreso le notizie e le immagini provenienti dall’ Universidade Federal do Rio de Janeiro.








Souza 5 anni fa trovò Didim sugli scogli di una spiaggia, ricoperto di petrolio e quasi morto di fame, lo portò a casa sua, ci mise una settimana a ripulirlo dal greggio e lo curò e lo alimentò per 11 mesi, fino a che il pinguino cambiò il piumaggio e se ne ritornò nell’oceano da cui era venuto. 
Diversi mesi dopo Didim si ripresentò alla casa di Souza. 

Intervistato da Globo TV, il pensionato brasiliano ha detto «Amo il pinguino come se fosse mio figlio e credo che il pinguino mi ami. Posso toccarlo solo io, Se un’altra persona cerca di accarezzarlo, la becca. Mi si mette in grembo, mi permette di fargli la doccia, mi permette di dargli da mangiare sardine e di prenderlo». 
 Souza ricorda che «Tutti dicevano che non sarebbe tornato, ma è tornato a farmi visita negli ultimi quattro anni.
 Arriva a giugno e mi lascia per andare a casa a febbraio e ogni anno diventa più affettuoso e sembra ancora più felice di vedermi».  
Il biologo Joao Paulo Krajewski, che ha intervistato Pereira de Souza per Globo TV, ha detto: 
«Prima non avevo mai visto nulla di simile. Credo che il pinguino creda che Joao faccia parte della sua famiglia e, probabilmente, anche che sia un pinguino. Quando lo vede scodinzola come un cane e raglia con piacere».
 Anche un altro biologo ha sottolineato che «Sembra come se Dindim riconosca il signor de Souza come farebbe con un altro pinguino e agisca di conseguenza».

 Fonte: greenreport.it

Lo straordinario "ulivo pensante" di Ginosa


A Ginosa, in provincia di Taranto, si trova un ulivo secolare davvero speciale. 
Basta infatti osservare il suo tronco per scorgere un viso con tanto di occhi, naso e bocca che sembrano scolpiti sulla sua corteccia. L’antico albero è stato soprannominato ‘L’ulivo pensante’.
 E’ presente da secoli nelle campagne di Ginosa. 
Non sappiamo dirvi di più sulla sua età ma è evidente che basta osservarlo in fotografia per rendersi conto che la natura ci sta regalando un nuovo spettacolo da ammirare.
 L’ulivo pensante di Ginosa potrebbe diventare l’emblema degli ulivi da proteggere nel Salento e non solo.

 L’immagine dell’ulivo di Ginosa negli ultimi giorni sta facendo il giro del web. 
La scorsa settimana la pagina Facebook Barinedita ha pubblicato online una foto di questo straordinario ulivo che in breve tempo è diventata virale, attirando migliaia di ‘mi piace’ e di condivisioni. Per dimostrare agli scettici che l’ulivo dal volto quasi umano esiste davvero e che la foto non è stata ritoccata, qualcuno ha pensato di recarsi di persona nelle vicinanze dell’albero secolare e di girare un video che effettivamente toglie ogni dubbio.
 Per gli increduli, Thomas Gallitelli‎ ha realizzato il video e lo ha pubblicato su Facebook.


I responsabili del comitato di Ginosa per il Parco Naturale Regionale delle Gravine Joniche preferiscono tenere segreto il luogo preciso dove si trova l’ulivo perché temono che possa essere vittima di atti vandalici. 

 Fonte : greenme.it
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