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giovedì 12 marzo 2015

Nel Pacifico nasce una nuova isola da un'eruzione sottomarina.


Prima c'era solo mare, anzi oceano. Ma adesso c'è una piccola isola. Siamo a Tonga, stato insulare della Polinesia. 
Qui il mese scorso, come dal nulla, è apparsa un'isola. Con una caratteristica forma a cono, secondo gli scienziati che l'hanno studiata sarebbe il frutto dell'eruzione di un vulcano sottomarino, il cui getto è giunto fino alla superficie.
 Il risultato è un'isola lunga 1,8 km e larga 1,5 che sorge a circa 65 km dalla capitale della nazione, Nuku'alofa, elevandosi per circa 100 metri sul livello del mare.
 L'isola ha iniziato a formarsi a gennaio, dopo l'eruzione vulcanica. Si è poi estesa fino a raggiungere la forma di un cono.
 Le immagini che seguono sono state scattate da tre uomini che hanno scalato la vetta della massa terrestre. 
Proprietario di un hotel, Giampieto Orbassano (italiano che da 20 anni vive a Tonga), insieme a un amico e al figlio è arrivato su una delle tre spiagge nere dell'isola. 
“Era una giornata perfetta, con una vista fantastica, il cielo azzurro era azzurro e il mare aveva lo stesso colore del cielo” ha raccontato.




L'isola è costituita principalmente da roccia vulcanica di colore scuro e a tratti contiene cristalli.
 Il punto più alto del Regno di Tonga è il vulcano Kao (1.030 m) sull'isola omonima ma l'arcipelago comprende altri vulcani sottomarini come quello che ha dato vita alla nuova formazione.
 I tre uomini hanno raccontato che durante la loro visita la superficie dell'isola era ancora calda e, dopo aver scalato il punto più alto del suo cratere, hanno visto un ampio lago verde che puzzava di zolfo.


Oltre a creare la nuova isola, l'eruzione ha anche “spogliato” le due isole vicine di vegetazione, provocando anche una marea rossa, nota anche come fioritura algale. 
Quest'ultima si verifica quando vi è un improvviso aumento della quantità di alghe nell'acqua.


Una creatura naturale ma dalla vita breve. 
La nuova formazione infatti non durerà a lungo.
 L'isola dovrebbe essere presto inghiottita dall'oceano. Sarà solo questione di mesi.

 Francesca Mancuso

Empire State Bulding, le foto di un'impresa titanica

1929-1931: in piena Grande Depressione, a New York prende forma un miracolo architettonico , la costruzione di quello che è, per l'epoca, il grattacielo più alto del mondo.
 Le foto del cantiere e degli operai al lavoro hanno il sapore poetico e un po' nostalgico delle grandi sfide, in un'era che ci ha ormai abituati alle altezze vertiginose.


Il cantiere di quello che a lungo rimase il più alto grattacielo del mondo aprì il 24 settembre del 1929. 
Dopo la demolizione dell'edificio precedente e la costruzione della struttura in acciaio, completata in appena 23 settimane, i lavori proseguirono al ritmo di 4 piani a settimana. 

 Furono impiegati 3400 operai tra i quali molti immigrati europei (soprattutto italiani e irlandesi) insieme a una vasta rappresentanza di nativi Mohawk provenienti dalla riserva canadese di Kahnawake, vicino a Montreal. 
 Gli uomini Mohawk avevano dimostrato già in precedenza un'ottima attitudine ad operare a considerevoli altezze, oltre a una grande perizia nella lavorazione del ferro.
 A partire dal 1886 alcuni di loro avevano preso parte alla costruzione di un ponte sul fiume St. Lawrence, nella loro terra. 
 A partire dal 1916, molte famiglie Mohawk si trasferirono a New York, per risparmiare agli uomini la fatica delle trasferte. Lavoratori con queste origini sono impiegati ancora oggi nei siti di costruzione di grattacieli newyorkesi. 
 "Molte persone pensano che i Mohawk non abbiano paura delle altezze: non è vero. Abbiamo paura esattamente come tutti gli altri. La differenza è che sappiamo gestirla meglio" (Kyle Karonhiaktatie Beauvais, lavoratore Mohawk, 2002).










L'inaugurazione del grattacielo avvenne nel maggio 1931, due anni dopo il crollo di Wall Street, e in piena recessione economica. Molti degli uffici a disposizione rimasero così sfitti, e il palazzo fu presto ribattezzato: Empty State Building (dove "empty" significa, appunto, vuoto). 
Nel primo anno di apertura al pubblico, gli introiti derivanti dal ponte di osservazione eguagliarono quelli delle rendite degli spazi affittati.




Fonte: focus.it

L'antico legame tra l'umanità e la stella Sirio


Sirio è una stella bianca della costellazione del Cane Maggiore, ed è per questo conosciuta anche come “Stella del Cane”.
 È la stella più luminosa del cielo notturno. 
Ha una massa pari a 2,4 volte quella del nostro Sole ed è anche molto più calda: la sua temperatura di 9.400 K la fa apparire di un bianco intenso. 
 Il suo bagliore notturno non manca di affascinare l’uomo fin dalla notte dei tempi, infatti, Sirio è stata venerata praticamente da tutte le civiltà antiche. 
 Ma è solo la sua luminosità ad attirare l’attenzione dell’umanità, oppure c’è qualcosa in più?
 Diversi artefatti di civiltà antiche rivelano che Sirio era considerata di grande importanza per l’astronomia, la mitologia e l’occultismo. Nel libro più antico dei Veda, Sirio era conosciuta come “Stella del Capo”; in altri scritti indù, viene indicata come la dimora del Dio della Pioggia, o Stella della Pioggia.

Anche gli antichi egizi prestarono particolare attenzione a Sirio, identificandola con l’anima della dea Iside, sorella di Nefti, Seth ed Osiride, di cui fu anche sposa e dal quale ebbe Horus. 
 In realtà, per gli egiziani Sirio non solo era importante, ma era il fondamento astronomico di tutto il sistema religioso. 
La sua apparizione nel cielo era accompagnata con feste e celebrazioni. 
 Alcuni ricercatori hanno proposto che la Grande Piramide sia stata costruita in perfetto allineamento con le stelle, in particolare proprio con Sirio.
 Uno dei condotti di aerazione della “camera della regina” punterebbe precisamente verso la Stella del Cane.
 Interessante notare che ci fu un tempo in cui Sirio non era visibile nel cielo d’Egitto.
 Questa circostanza è causata dal fenomeno noto come “precessione degli equinozi”, un movimento della Terra molto lento che provoca un effetto particolare: fa oscillare il paesaggio stellare avanti e indietro come un pendolo.
 Dodicimila anni prima di Cristo, osservando il cielo dall’altopiano di Giza, Sirio si trovava sotto la linea dell’orizzonte.
 Fece la sua prima apparizione nei cieli di questo luogo intorno al 10.500 a.C.

 Secondo uno studio prodotto dal ricercatore italiano Giulio Magli e pubblicato su arXiv.org, anche i pilastri megalitici del santuario di Gobekli Tepe sembrano essere allineati con il punto in cui sorge la stella Sirio.
 Alla latitudine di Gobekli Tepe, Sirio sarebbe rimasta nascosta sotto l’orizzonte fino al 9300 a.C., per poi ‘spuntare’ improvvisamente nel cielo.
 “La mia teoria è che il tempio di Gobekli Tepe sia stato costruito per celebrare la ‘nascita’ della nuova stella”, commenta Magli.


Nel Mali, Africa occidentale, c’è una popolazione, i Dogon, noto per le sue conoscenze sulla stella Sirio che sarebbero da considerare impossibili senza l’uso di un telescopio.
 Essi tramandano un mito di creazione il cui protagonista è un essere proveniente dalla stella Po Tolo (Sirio B), venerato come il dio Amma. 
I Dogon affermano di essere i suoi discendenti.

 Nel 1947, dopo aver vissuto con i Dagon per più di diciassette anni, l’antropologo francese Marcel Griaule riportò una storia veramente incredibile. 
Gli anziani della tribù rivelarono a Griaule uno dei loro segreti più gelosamente custoditi, nascosto anche alla maggior parte della comunità tribale.
 I capi hanno raccontato di come i Nommo, una specie anfibia, metà pesce e metà umana, abbiano fondato un’antica civiltà sulla Terra. 
Nonostante la loro cultura primitiva, gli anziani Dagon dicono di aver ricevuto una profonda conoscenza del sistema solare da uno dei misteriosi Nommo. 
 Gli anziani sono a conoscenza delle quattro lune di Giove, degli anelli di Saturno e sono consapevoli della forma a spirale della Via Lattea e sanno che sono i pianeti a muoversi intorno al Sole e non viceversa.


Ma ciò che più sconcerta gli etnologi è la conoscenza dei Dagon delle orbite, delle dimensioni e della densità delle stelle del sistema di Sirio.
 I Dogon hanno accuratamente confermato l’esistenza di Sirio A, B e C, conoscenza che la moderna scienza ha acquisito solo di recente.
 Sirio C è rimasta sconosciuta fino al 1995, quando gli astronomi hanno notato l’influenza gravitazionale che questa esercita sul movimento di tutto il sistema. 
 Eppure, da centinaia di anni, i primitivi Dagon, non sono erano a conoscenza delle tre stelle, ma ne conoscevano anche alcuni dettagli.
 Da dove gli è venuta questa conoscenza?
 Il sistema mitologico dei Dogon è sorprendentemente simile a quello di altre grandi civiltà, come i Sumeri, gli Egizi e i Babilonesi, in quanto contempla il mito archetipo dell’intervento creativo degli dei dall’alto, i quali, attraverso l’intervento di “grandi maestri” (come Enki per i Sumeri, Horus per gli Egizi, Ermete Trismegisto per i Greci, Quetzalcóatl per i Maya, ecc…), hanno “donato” la civilizzazione all’uomo.


L’associazione di Sirio con il divino, che considera la Stella del Cane come la casa di origine dei “grandi maestri”, è una conoscenza sopravvissuta fino ad oggi, diffusa soprattutto nel mondo dell’occultismo e della massoneria. 

 Le scuole misteriche considerano Sirio come “il Sole dietro il Sole”: come il calore del Sole mantiene vivo il mondo fisico, così Sirio mantiene vivo il mondo spirituale.
 Essa è la “luce vera” che illumina lo spirito, così come il Sole illumina il mondo fisico, considerato come un’illusione.

 Anche alcune moderne società segrete, come la Massoneria, i Rosacroce (che basano la loro conoscenza sugli insegnamenti di Ermete Trismegisto) hanno tributato a Sirio la massima importanza. Un occhio educato al loro simbolismo fornisce uno sguardo sulla profonda connessione tra Sirio e le dottrine occulte.
 Dunque, affermare semplicemente che Sirio è importante per gli ordini ermetici è un eufemismo.
 La Stella del Cane è il punto centrale degli insegnamenti e del simbolismo delle società segrete.


Nelle logge massoniche, Sirio è conosciuta come la “Stella Sfolgorante”: «è il primo e più sublime oggetto che richiede la nostra attenzione nelle logge», scrive l’autore massonico William Hutchinson. 
 Essa rappresenta l’onnipresenza del Creatore e la sua onniscenza. Sirio è dunque simbolo del “sacro”, fonte del potere divino e destinazione degli individui divini.
 Per raggiungere la perfezione, l’iniziato deve comprendere ed interiorizzare la duplice natura del mondo: bene-male, maschile femminile, bianco e nero, ecc…) attraverso la metamorfosi alchemica. 
Questo concetto è simbolicamente rappresentato dall’unione di Osiride e Iside (il principio maschile e femminile), per dare vita ad Horus, l’uomo perfetto della Massoneria.


 Dagli albori della civiltà fino ai tempi moderni, dalle remote tribù dell’Africa alle grandi capitali del mondo moderno, Sirio era ed è tutt’ora vista come datrice di vita e di sapienza. 
Nonostante la distanza nel tempo e nello spazio, varie culture hanno attribuito a Sirio lo stesso significato. 
 La domanda è: come è possibile che il significato di Sirio si armonizzi in maniera così trasversale tra le varie culture umane? C’è una fonte comune originaria di questi miti su Sirio? 
C’è un legame segreto tra l’evoluzione umana e la Stella del Cane? La soluzione di questo mistero potrebbe rappresentare la risposta ad una delle più importanti domande degli esseri umani: da dove veniamo? 

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it
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