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lunedì 3 giugno 2013

Afghanistan: I Laghi Blu di Band-e-Amir



La riserva era stata progettata già negli anni Sessanta ma non fu mai realizzata per la serie di vicende purtroppo note che hanno sconvolto l’Afghanistan negli ultimi decenni. Il sito, per intenderci, non è lontano dalla valle di Bamiyan, dove sorgevano le tristemente celebri statue gigantesche dei Buddha, distrutte dal governo dei Talebani nel 2001.

Il parco, che si estende per circa 600 chilometri quadrati, protegge un’area che comprende i sei laghi, profondi fino a 150 metri, separati da dighe naturali di travertino (alte anche 10 metri), circondati dal surreale paesaggio lunare delle vette dell’Hindu Kush, le cui cime arrivano fino a 3000 metri di altezza.

 I meravigliosi laghi di Band-e Amir, considerati spesso come l’ottava meraviglia del mondo, sono collegati ad una delle più importanti leggende afgane che ne collegherebbe la nascita ad una delle “fatiche” di Ali, genero e successore di Maometto.

La creazione di questa nuova ampia area protetta difende quindi quella che già un tempo, prima dell’ascesa al potere dei Talebani, era una popolare meta del turismo internazionale ma anche locale, destinazione di gitanti e pellegrini da tutto il Paese, in quanto le acque dei laghi sono considerate miracolose e dispensatrici di fertilità per le donne che vi si bagnano.

La stessa zona da troppi anni è stata minacciata dalle guerre e oggi anche dallo sfruttamento eccessivo dei pascoli, dalla pesca sconsiderata (fatta anche con gli esplosivi) e dall’inquinamento. Intorno alla zona ci sono villaggi con seri problemi legati allo smaltimento dei rifiuti.

L’altra minaccia alla sopravvivenza dei laghi di Band-e-Amir è il turismo selvaggio. 
Se d’inverno qui è tutto coperto di neve e i laghi sono ghiacciati, d’estate è pieno di famiglie in gita che scendono in macchina sugli argini, ci piantano le tende, lasciano montagne di rifiuti e fanno gite in motoscafo creando onde anomale. 
 In previsione del futuro arrivo del turismo di massa, già si era parlato di costruire sulle sponde del lago grandi alberghi di lusso! La creazione della riserva è giunta quindi provvidenziale per frenare progetti simili.
 Le antiche formazioni geologiche che caratterizzano la nuova riserva, oltre ad essere di una bellezza mozzafiato, ospitano popolazioni – purtroppo in diminuzione – di svariate specie animali: stambecchi, pecore selvatiche dalle grandi corna, lupi, volpi ed altri piccoli mammiferi, insieme ad uccelli rari come il fringuello delle nevi afgano che vive soltanto tra le montagne dell’Hindu Kush. 

Band-e-Amir è a un giorno d’auto da Kabul, tra strade sconnesse ritenute tutt’ora insicure per gli stranieri. Una sola pista di atterraggio si trova nella città più vicina. Le naturali dighe giganti di travertino che formano i laghi sono però un patrimonio naturalistico unico, oltre ad essere simbolo nel Paese di una scommessa sulla pace.

Le Sacre Grotte di Piyang, uno dei luoghi più misteriosi della Terra



Il Tibet, uno dei luoghi più misteriosi e sacri dell'umanità, conserva numerosi segreti di un remoto passato, normalmente inaccessibili ai semplici turisti.
Tra questi, ci sono le Grotte di Piyang, uno dei siti archeologici più importanti del Tibet, situate nella parte occidentale del paese, in prossimità del Sacro Monte Kailash. "A Piyang ci sono più di 1.100 grotte di varie forme e dimensioni, alcune delle quali sono chiaramente siti abitativi, mentre altri sono probabilmente grotte utilizzate per la meditazione", spiega l'archeologo americano Mark Aldenderfer, professore presso l'Università della California.
I lavori di scavo eseguiti nel sito di Piyang, in collaborazione con un gruppo di archeologi cinesi, sono stati il tentativo di dimostrare la veridicità delle fonti documentarie.

"Avendo una conoscenza sull'antico buddismo tibetano così scarsa, siamo stati fortunati a poter collaborare con Huo Wei e Li Yongxian, due archeologi del dipartimento di storia della Sichuan Union University a Chengdu.
Per quanto ne so, è la prima collaborazione tra archeologi cinesi e occidentali in Tibet", racconta Aldenderfer.
Le Grotte di Piyang non sono l'unico complesso oggetto di esplorazione.
Molti altri siti simili sono sparsi in tutto l'enigmatico altopiano del Tibet. Alcuni sono stati scolpiti dalle forze naturali, altri sono evidentemente di origine artificiale, ma sicuramente sono tutti molto antichi.
Gli esseri umani hanno cominciato ad abitare in questa zona del Tibet ben 21.000 anni fa, quindi è molto probabile che ci siano numerosi artefatti sepolti nelle grotte tibetane, nei tunnel e in altre zone misteriose ancora inesplorate.

Le tradizioni locale fanno risalire l'utilizzo delle grotte ad un periodo molto antico, quando le divinità abitavano sulla terra. Per questo motivo, molto templi sono stati costruiti nelle vicinanze e tutta la regione è ritenuta sacra dai nativi.
E' possibile ammirare molte pitture preistoriche, murales, sculture e nicchie decorate con pregevoli dipinti.
Ma il vero oggetto del desiderio degli archeologi è il ritrovamento di un qualche antico documento scritto, che al momento nessuno è stato ancora in grado di individuare. Il complesso di Piyang copre una superficie di 10 chilometri quadrati, ed è estremamente complessa la sua esplorazione.
"Stiamo solo cominciando a capire la vera importanza delle grotte sacre del Tibet", spiega Aldenderfer. "La vastità della regione richiede uno sforzo enorme. Inoltre, il fatto che sia una terra ritenuta sacra crea non pochi problemi per l'accesso ai siti di interesse archeologico.
Una volta le grotte erano meta di pellegrinaggi, ma oggi il sito è chiuso al pubblico". Solo in tempo e una buona dose di pazienza permetterà agli archeologi di svelare i segreti delle Sacre Grotte di Piyang.

Chambord - Il più grande castello reale della Loira



In gioventù Francesco I soleva cacciare nelle foreste della Sologne. Nel 1519 ordinò la costruzione di un grandioso castello: la maggiore residenza reale dell’epoca, destinata a mettere in ombra ogni altra dimora simile e a dimostrare la grandezza del sovrano che l’aveva ordinato.
 Il castello si sviluppa su un fronte di 156 metri per 56 d’altezza. Complessivamente dispone di 440 stanze. 
Per dare stabilità all’enorme complesso il corso del fiume Cosson fu deviato e si gettò un solido basamento nel terreno paludoso mediante estese palificazioni. 
Anzi, in un primo tempo Francesco I aveva addirittura pensato di deviare lo stesso corso della Loira. Ma la maggiore, immediatamente visibile caratteristica dell’edificio è la proliferazione di torrette, guglie, comignoli, mansarde,cupolette che fioriscono sul suo tetto,
 come un’esuberante ‘capigliatura’ architettonica.

 Oltre 2000 lavoranti furono impegnati per dodici anni nella realizzazione di colonne, torri, decorazioni secondo il modello del Rinascimento italiano (si dice che la pianta dell’edificio sia stata progettata da Leonardo da Vinci). Quando nel 1539, fu portato a termine il corpo centrale con le quattro torri ad angolo, le terrazze sul tetto, le finestre con frontone e i camini, Francesco I ricevette Carlo V proprio qui. L’imperatore ne fu cosi entusiasta da affermare che il castello era “la quintessenza di ciò che l’arte umana può realizzare”. 
Francesco I morì nel 1547, prima che i lavori giunsero a conclusione: solo l’edificio principale e le stanze reali erano pronti. I successori continuarono ad ampliarlo, tuttavia soltanto nel 1685, durante il regno di Luigi XIV, l’opera poté dirsi finita. 
Il Re Sole aveva riscoperto il castello, ci veniva a caccia e vi organizzava grandi feste. 
Nel 1670 a Chambord fu rappresentata per la prima volta la commedia di Molière ‘Le Bourgeois Gentilhomme’ (Il borghese gentiluomo).

Luigi XV mise il castello a disposizione del suocero Stanislao I Leszczynski, re di Polonia, costretto all’esilio. Infastidito dalle zanzare, l’anziano monarca senza pensarci troppo fece interrare il fossato. In seguito il re di Francia regalò Chambord al fedele ‘Maréchal de Saxe’, il conte Maurizio di Sassonia, che nella guerra di successione austriaca aveva ottenuto una grande vittoria militare per i colori francesi.
 Nel corso della Rivoluzione del 1789 il castello fu saccheggiato; alcuni pensarono addirittura di abbattere ‘quell’ammasso di pietre inutili’, ma per fortuna furono fermati dall’enormità della spesa necessaria. 
Chambord sopravvisse per diventare, nell’immaginario turistico attuale 
‘il più bel castello della Loira’.

Ancora nel Novecento venivano organizzate nei dintorni di Chambord spettacolari battute di caccia, soprattutto per diplomatici e uomini di Stato. Era una tradizione secolare. Lo stesso Francesco I usava la caccia come un pretesto per grandi ricevimenti, che gli consentivano di affermare il proprio prestigio. 
Oggi il castello è meta di meno agitate visite turistiche. Pressoché obbligatoria è la salita alle terrazze sul tetto, da cui si può godere la splendida vista del bosco e del parco e ammirare la bellezza artistica delle decorazioni e delle torri. Ovunque sono visibili i simboli reali: corone, gigli, salamandre (animale araldico di Francesco I, raffigurato nel castello ben 700 volte) nonché caratteri come ‘F’oppure ‘FRF’, cioè François Roi de France. Pare comunque che il re, fedele alle abitudini ‘itineranti’ dei suoi avi, si fermasse a Chambord non più di quaranta giorni all’anno. Nella sua camera da letto sono incise sul vetro di una finestra le sue parole ‘Souvent femme varie, bien fol est qui s’y fié’ (la donna muta spesso pensiero, pazzo chi si fida), anticipazione cinquecentesca della ‘Donna è mobile’ del moderno melodramma.

Lo spettacolo del Polo Nord


Questi fiori sono delicati, delicatissimi. Basta sfiorarli con una mano che i loro 'petali' si dissolvono in milioni di goccioline d'acqua. I fiori di ghiaccio non sono piante ma delle anomalie che si formano nelle zone polari, quando la temperatura dell'aria scende sotto i 22 gradi sotto lo zero.

Sono un fenomeno non raro ma difficile da osservare, soprattutto per la loro volatilità e per il fatto che spesso sono difficili da raggiungere. Jeff Bowman, ricercatore alla University of Washington, insieme al suo professore Jody Deming, stanno conducendo uno studio proprio sulla loro formazione e composizione.

Sembra infatti che siano cinque volte più salate dell'acqua sottostante ma che, soprattutto, contengano al loro interno batteri in grado di sopravvivere a temperature proibitive.

Lo studio di Bowman e Deming, che hanno 'coltivato' i fiori di ghiaccio anche in laboratorio, è mirato anche a comprendere i sistemi di adattamento della vita in condizioni estreme, non solo sulla terra. Un'indagine che può essere utile anche nella prospettiva della ricerca su altri pianeti di forme di vita intrappolata dentro il ghiaccio. 


Foto di Matthias Wietz

Alcune cose sbagliate della vita

Svizzera: La funicolare del Lago Gelmer



 La funicolare del Lago Gelmer, con la sua pendenza del 106%, è la più ripida d'Europa. La corsa nei vagoni scoperti conduce su fino al Lago Gelmer, a 1.860 m. s.l.m.. La zona del lago artificiale è il punto di partenza per escursioni e tour alpini.

La funicolare del Lago Gelmer fu costruita negli anni '20 del secolo scorso con la funzione di ferrovia di servizio per la costruzione della diga del lago artificiale Gelmer. 
Dal 2001 la funicolare all'insegna dell'avventura è attrezzata per il trasporto di persone. In 12 minuti i vagoni scoperti portano i 24 passeggeri da Handegg, nella Valle di Hasli a 1.412 m. s.l.m., su al lago artificiale.

L'acqua del lago viene sfruttata per la produzione di energia dalla centrale elettrica di Grimsel, che si può visitare. Un giro panoramico attorno al Lago Gelmer dura circa due ore ed è adatto agli escursionisti di montagna. 
Lungo il lago ruscelli e gigantesche lastre rocciose invitano a sostare. Con le formazioni rocciose in discesa parzialmente ripida si è provveduto a garantire una maggior sicurezza fissandovi funi con funzioni di ringhiera.

Scusate il c.....o ma quando ce vò ce vò



Non abbiamo nemmeno più dittatori seri, reazionari o boia etnici ai piedi dei quali strisciare, ma agenzie di moda, fattucchiere televisive, consulenti d'immagine, calciatori, veline.
Non adoriamo Hitler o Stalin, ma dei Gianni e Pinotto armati fino ai denti, intrattenitori mediatici, piccoli animatori turistici prestati al teatrino del potere, paragoni di pagine d'autore.
Non è la bassezza dei gerarchi a devastarci, ma lo squallore degli schiavi.

di Cristiano Governa

INAUDITOOOOOOOO!!!!

Campania infelix Terra avvelenata
Ortaggi al toluene e grano all’ amianto.
Il Corpo forestale sequestra e sigilla l’area.
Il commento dell’oncologo Marfella

Caivano(NA)
Sigilli ai campi agricoli coltivati.
Sequestro “ad horas” di un’ampia area in cui si producono prodotti che restano il vanto dell’agricoltura locale: coltivazioni di broccoli e zucchine, soprattutto, ma anche frutteti con alberi già in fiore. L’ultima brutta notizia che riguarda l’ambiente violentato dalla mano dell’uomo giunge da Caivano.
Verdura, frutta e ortaggi compromessi da un veleno subdolo e potente.
Il Toluene.
A meno di otto chilometri in linea d’aria da Napoli – nel territorio del Comune di Caivano , alcuni giorni fa i militari del Corpo Forestale dello Stato sono dovuti intervenire, d’urgenza, per apporre i sigilli intorno ad una vasta area(almeno due ettari) di terreni coltivati.
Le ragioni che hanno determinato questa decisione sono riconducibili ad un’inchiesta su sversamenti tossici che vanno a ricadere direttamente nel sottosuolo, interessando una falda acquifera pura, che viene anche utilizzata per l’irrigazione delle coltivazioni.
È ancora Caivano lo scenario dello scempio di una malavita senza scrupoli, che avvelena terreni agricoli destinati alla coltivazione di ortaggi, nascondendo nel suolo

rifiuti pericolosissimi per la salute.
Si tratta dell’ennesimo ritrovamento delle prove dello sversamento illecito di rifiuti tossici.
Dopo il caso del campo di cavolfiori avvelenato, di qualche mese fa, adesso è la volta di un campo coltivato a broccoli, che è stato sequestrato ieri dalla Guardia Forestale a Caivano, a nord di Napoli. La forestale ha messo sotto sequestro un’area di circa 20 mila metri quadrati, in cui c’è stato il ritrovamento shock di un pozzo usato per l’irrigazione, inquinato con sostanze cancerogene come il manganese, floruri e addirittura un idrocarburo della classe degli alchilbenzeni, il toluene.
Questa sostanza, usata come solvente nelle lavorazioni industriali, è altamente corrosivo e viene conservato in recipienti di vetro in quanto è in grado di sciogliere anche la plastica.
Da una rapida ricerca su Internet, leggiamo: “Il toluene danneggia i nervi, i reni e probabilmente anche il fegato.
L’inalazione dei suoi vapori produce sintomi di stanchezza, nausea, confusione, disturbi alla coordinazione dei movimenti e può portare alla perdita di coscienza.
Un contatto regolare può produrre un’intossicazione dagli effetti euforizzanti.
I vapori di toluene hanno un effetto narcotico a carico degli organi respiratori”.
Il Comandante Provinciale del Corpo Forestale di Napoli, Sergio Costa, ha lasciato intendere che al sequestro del campo di broccoli, si susseguiranno molto probabilmente altri:
“Ci sta venendo il serio dubbio che non sia un caso isolato – analizzando la dinamica del ritrovamento, il Generale Costa spiega che si è potuti giungere – attraverso un’analisi investigativa – utilizzando l’archivio delle foto – che abbiamo fatto dall’alto dei nostri aerei e dei nostri elicotteri, che ci hanno dimostrato dei movimenti anomali di terra e di colorazione sul territorio”. La forestale sospetta che sotto i terreni sequestrati siano stati nascosti oltre 30 mila metri cubi di rifiuti tossici industriali, per questi motivi si sta procedendo alla verifica, oltre che del campo posto sotto sequestro, anche della falda acquifera dell’area circostante. L’operazione ha permesso di individuare anche un altro terreno, circondato da coltivazioni di grano, in cui erano stati abbandonate lastre di amianto ed un altro ancora in cui sono stati ritrovati rifiuti speciali pericolosi, pronti per essere coperti da terra e coltivata, Il proprietario del fondo, un medico di Caivano è stato denunciato ed è indagato dalla Procura di Napoli.
Antonio Marfella, Tossicologo-Oncologo all’Istituto Nazionale per la Cura dei Tumori Pascale di Napoli, che si batte per la tutela della salute pubblica insieme con L’ISDE, medici per l’ambiente, ha così commentato il sequestro di Caivano a noi di NapoliTime: “Il ritrovamento anche del toluene nei campi coltivati di Caivano, rende la situazione di disastro ambientale da rifiuti industriali in campania sempre più grave. Risulta ormai chiarissimo, e i dati dei medici di famiglia di Caivano lo dimostrano in modo veramente drammatico, che alcune zone della Campania sono state e continuano ad esserlo ogni giorno, discarica industriale di rifiuti tossici industriali prodotti da fabbriche che operano ogni giorno e sempre di più, in regime di evasione fiscale.
Se non si opera concretamente non già con un semplice contrasto militare sostanzialmente inutile, ma operando con metodo e costanza per combattere l’evasione fiscale e fare emergere le innumerevoli fabbriche abusive che operano e che sversano e bruciano ogni giorno, Terra dei Fuochi non si spegnerà mai e i campani, in alcuni territori, ormai di fatto trasformati in discariche di tossici industriali senza regole, da quei territori potranno solo evacuare, come hanno già fatto i parenti dei militari USA che incautamente, avevano affittato case in quelle che ormai possiamo definire a pieno titolo discariche industriali non a norma”.
(Articolo tratto da “Il Mattino” e “Napoli Time”, a cura della redazione cronaca Ambiente) Pubblicato da red. prov. Alto Casertano-Matesino & d”
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