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martedì 8 settembre 2015

Leone Cecil: il dentista killer è libero e tornerà presto al lavoro


Nessuna conseguenza per Walter Palmer, il dentista americano che ha ucciso Cecil, il leone simbolo dello Zimbabwe? 
Palmer ora si trova negli Stati Uniti e ha annunciato che presto tornerà al lavoro nel proprio studio dentistico. 
 L'uomo, dopo essersi messo al riparo per più di un mese per sfuggire a proteste e minacce, ha deciso di tornare al lavoro da domani nel proprio studio dentistico alla periferia di Minneapolis. 

L'assurda storia del leone Cecil e della sua uccisione per ottenere un trofeo di caccia nelle ultime settimane ha fatto il giro del mondo. In un'intervista congiunta dell'Associated Press e del Minneapolis Star Tribune, Palmer ha dichiarato che ritiene di aver agito legalmente e di essersi davvero stupito dopo aver scoperto di aver ucciso uno degli animali più importanti per lo Zimbabwe.
 Ha spiegato che se avesse saputo che questo leone rappresentava il simbolo dello Zimbabwe, non sarebbe diventato una sua preda di caccia. Secondo le sue parole, nessuno nel suo gruppo di cacciatori conosceva il nome del leone o il suo valore. 

 Nello Zimbabwe tutti conoscevano Cecil: viveva nel parco nazionale di Hwange e l'Università di Oxford lo aveva dotato di un collare GPS. Palmer ha raccontato di aver colpito il leone con una freccia del proprio arco al di fuori dei confini del parco. 
 Alcuni funzionari dello Zimbabwe hanno richiesto l'estradizione di Palmer ma al momento non è stato reso pubblico nessun atto formale che lo obblighi a tornare in Africa.


Non sappiamo ancora dunque quali siano le conseguenze legali della sua azione, ma a livello morale il dentista e cacciatore americano è stato fortemente criticato.
 Palmer nel corso delle ultime sei settimane ha ricevuto numerose minacce.
 Non ha rivelato dove abbia trascorso questo periodo di tempo ed ora ha semplicemente sottolineato alla stampa statunitense che si sente pronto per ricominciare a lavorare.
 Il suo studio ha riaperto le porte negli scorsi giorni ancora in assenza del dentista. 
Davanti allo studio non sono mancate delle manifestazioni di protesta. La polizia è intervenuta per verificare che tutto fosse in ordine. I presenti chiedevano che Palmer fosse sottoposto alla giustizia e si domandavano perché ciò non stesse ancora accadendo. 

 Nello Zimbabwe l'uomo avrebbe pagato migliaia di dollari per poter partecipare ad una battuta di caccia guidata. 
Il cacciatore professionista Theo Bronkhorst, che ha contribuito all'accaduto, è stato accusato di incapacità di impedire una caccia illegale. 
 Palmer ha spiegato di essere stato già altre volte nello Zimbabwe proprio per partecipare a delle battute di caccia e di aver sempre rispettato la legge.

 Il dentista americano si era già trovato in una situazione analoga in passato.
 Nel 2008 durante un'uscita di caccia aveva colpito accidentalmente un orso nel Wisconsin con il proprio fucile e fu condannato a pagare una multa di 3000 dollari dalle autorità locali.

 La vicenda di Cecil ha dato il via ad un acceso dibattito sulla caccia in Africa e sulle leggi che proteggono leoni, elefanti e leopardi dai cacciatori. 
Palmer pagherà per la morte del leone Cecil? 

 Marta Albè

I tre fiammiferi














Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Jacques Prévert                                           

E' uguale per tutti sta scritto! .......ma con due pesi e due misure

"Giustizia" stava scritto sul portone, e ci credette u' minchione! (Proverbio siciliano)
-Purtroppo il nostro amico credulone non sapeva che: 
"La Giustizia spesso affoga tra le pieghe della toga". .....

L'Oman






L’Oman e’ stato per anni chiuso in uno stato di profondo isolamento a causa della politica del Sultano Said Bin Taimur. Nella capitale, Muscat, sono ancora evidenti le porte di ingresso ai vari quartieri in cui la citta’ e’ suddivisa.
All’epoca del sultano, al calar della sera, le porte venivano chiuse e vigeva una sorte di coprifuoco. Nel 1970 ci fu un colpo di stato ad opera dell’unico figlio e da allora la guida del paese e’ nelle mani del Sultano Qaboos Bin Said. Il nuovo sovrano, supportato dal governo inglese, porto’ enormi cambiamenti nel paese. 
Utilizzando i soldi provenienti dai giacimenti petroliferi sviluppo' infrastrutture, ospedali e scuole. 




Ora che il petrolio e’ quasi giunto alla fine, il sultano ha puntato ad una politica di maggiore apertura, investendo sul turismo e sugli interscambi tra mondo occidentale e mondo orientale. 
Non si puo’ dimenticare come l’Oman si collochi in una forte posizione strategica per la sua vicinanza all’Iran, all’India e all’Arabia Saudita. Insomma, lo sviluppo si respira, ma non e’ estremo e rapido come ad esempio negli Emirati (Dubai e Sharjah 
L’Oman è un paese arabo che si trova sulla punta della penisola arabica e che confina con gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita e lo Yemen.




E’ un sultanato, ossia una sorta di monarchia ereditaria in cui il potere passa di padre in figlio, rigorosamente maschio, ma per molti aspetti presenta caratteristiche alquanto diverse se paragonato agli stati arabi che lo circondano.




A livello paesaggistico alterna distese di sabbia a montagne rocciose, con vette che raggiungono anche i tremila metri. Si passa da dune desertiche a canyon stretti e lunghi che nascondono piccoli villaggi circondati da oasi di palme e che traggono la propria sopravvivenza da sorgenti d’acqua naturale. 
 Muscat, la capitale, e’ una citta’ molto bella e vivace. Il souq e’ animato, colorato e odoroso. Il palazzo del Sultano, sua residenza e sede dei suoi uffici, e’ un palazzo centrale, ma nulla a che vedere con la pomposità e gli sfarzi di altri palazzi arabi. 



 La popolazione Omanita Bellezza dei luoghi a parte, cio’ che 
ha colpito piu’ di ogni altra cosa e’ stata la cordialita’ e la gentilezza degli Omaniti. Gia’ il loro saluto ti rassicura: la mano passa prima sul capo e poi sul cuore. 
Molti non parlano inglese,  ma  il sorriso e gli sguardi sono pieni di rispetto reciproco. Paragonati all’indifferenza e talvolta al tono sprezzante degli emiratini, troppo fieri della loro ricchezza economica, gli omaniti chiedono, si informano, sono attenti e disponibili e danno la loro benedizione in nome di Allah. 
La maggior parte di loro lavora anche se non ne avrebbe bisogno. Il Sultano ha trasmesso ai suoi sudditi il messaggio di quanto rendersi utile per il proprio paese renda degni. Questo fa si’ che, a differenza dei molti paesi arabi confinanti, l’Oman appaia piu’ ordinato, pulito e rispettoso del viver comune. La polizia da multe se l’automobile e’ troppo sporca!.  
Questa “moderazione” nonostante tanta ricchezza la si sente nell’aria e cosa piu’ importante e’ presente anche nella religione. 


A Muscat c’e’ la Grand Mosque, una delle poche del mondo arabo in generale visitabile da turisti. E’ una esperienza unica e il piccolo sacrificio di vestire per le donne con pantaloni lunghi, maniche lunghe e capo coperto e’ stato ampiamente ripagato dallo spettacolo che si vede. La moschea e’ divisa in due moschee, quella principale per gli uomini che puo’ contenere fino a ventimila fedeli, e quella per le donne con due moderni megaschermi per seguire la predica dell’Imam in diretta. All’esterno, ampi portici coprono i luoghi dedicati alle abluzioni prima delle preghiere.




Nella sala principale (la moschea maschile) un tappeto, fatto a mano da 600 donne iraniane in un unico pezzo di 60x70 metri, ed un lampadario ricco di Swarovski e lungo 14 metri dominano la scena. Appena fuori si passeggia tra splendidi giardini e in una grande biblioteca si tengono lezioni sull’Islam, un modo intelligente per far avvicinare e conoscere a chi non e’ musulmano e ricco di pregiudizi qualcosa in piu’ di questa religione. 
Consigli alle viaggiatrici sole o accompagnate da amiche L'Oman è un paese estremamente sicuro per le donne. Gli unici consigli che si possono dare sono quelli tipici di ogni paese islamico: vestirsi in modo non troppo vistoso per non essere scambiate per prostitute ed evitare di indossare il bikini nelle spiagge pubbliche. Gli omaniti, come ho già detto, sono gente cordiale e molto aperta, e non disdegnano di scambiare quattro chiacchiere con una forestiera, curiosi anche loro di sapere da dove vieni e come mai hai scelto il loro paese per vacanza o per lavoro. 
Ma si sentono sicuramente piu' a loro agio se hanno di fronte una donna che preferibilmente indossa le mezze maniche e un paio di pantaloni. 
Sink HoleSe poi si imparano due o tre parole di arabo.....si e' a cavallo! Mi riferisco al piu' semplice saluto "Salama alaykum" / "Alaykum e salam", e ad un piu' facile arrivederci, "Ma'al salama". Nessun problema anche nei ristoranti, non serve, se si e' soli, servirsi della family room. Magari i camerieri vedendo una donna sola, hanno solo un maggior occhio di riguardo. Non si deve dimenticare che le donne omanite, pur restando fortemente musulmane, ricoprono un ruolo importante e "visibile" nella vita politica e sociale del paese, a differenza delle donne arabe dei paesi circostanti. 
Quando e come arrivarci Il periodo migliore e’ da Ottobre ad Aprile, il caldo torrido dei mesi estivi e’ mortale. A Dicembre e Gennaio puo' capitare anche qualche giorno di pioggia, ma tutto sommato si tratta di un inverno estremamente mite. Essendo Muscat in una posizione chiave, questo rende l'Oman accessibile da molteplici città europee e le maggiori compagnie aeree dispongono di voli, ma non sempre diretti. Spesso la tappa è in altre città del golfo come Dubai o Abu Dhabi. Il volo dura circa sette ore e l'aereoporto principale, Seeb International Airport, e' collocato a circa 35 km dal centro della città (ossia 20/30 minuti in auto). Il visto turistico viene fatto all'arrivo in aereoporto e dura un mese.  


L'Oman è un po' caro. Sembra che il paese per ora miri ad un turismo un po’ d’elite, quasi per proteggersi ancora una volta dall’arrivo delle masse. Un reale omanita e' pari a circa due euro. Hotels e accomodations ce ne sono parecchie ma non esiste la via di mezzo, ossia, che io sappia, non esiste una grande offerta di hotels di buona qualità a prezzo ragionevole. 
Quindi, sopratutto in città, si trovano le grandi catene alberghiere cinque stelle, con ottimi servizi, e hotel modesti con ovviamente servizi un po' scadenti. La cucina che si trova e' di tutti i tipi. Il pesce fresco abbonda e in alcuni ristoranti turchi non fai altro che sceglierlo prima di fartelo cucinare. La cucina omanita comunque è tipicamente araba e dunque basata su riso e cous cous cucinato insieme a carne, di capra o pollo, grigliata o stufata, e pesce, il tutto arricchito dalle spezie, cardamomo, cumino, zenzero, zafferano, pepe. Il mezzo di trasporto piu' semplice per visitare la città e' sicuramente il taxi, facile da prendere, basta alzare la mano quando si è in strada, e relativamente conveniente. 
Se pero' si decide di fare un safari nel deserto o una scalata ai tremila metri o un overnight in un wadi (i letti dei fiumi in secca nella stagione calda) meglio sempre appoggiarsi a tour organizzati o a delle guide esperte. E' facile perdersi e nella stagione invernale il tempo cambia in modo repentino, meglio non sfidare tempeste di sabbia o wadi in piena.  


Il paese e’ grande e ricco di natura incontaminata, tanto che al sud ed all’estremo nord, le tartarughe fanno il nido sulle spiagge, i delfini si avvistano vicini alla costa, le balene sono di casa. Si tratta di territori pressochè incontaminati, ma di recente stanno sorgendo dei resort.
Due nomi su tutti. Salalah è un piccolo paradiso a mille chilometri a sud di Muscat. La Oman Air organizza due voli giornalieri da Muscat. La regione è nota perchè centro di produzione dell'incenso, ed ancora oggi vi si trova il migliore incenso al mondo.

Chicken Church: una casa per tutte le religioni


Gereja Ayam (nella lingua di Java), o Chicken Church - com'è nota tra i turisti - è un luogo di culto per buddisti, musulmani e cristiani: costruito da un fedele, Daniel Alamsjah, per essere una casa di preghiera per tutte le religioni.
 Nei templi di molti culti si trovano raffigurati animali fantastici e reali, più rari invece sono i templi a forma di animale, come Gereja Ayam, uno dei più visitati in Oriente.

 Oggi abbandonato sulle colline di Magelang, nel cuore di Java, ha una storia curiosa. 
L'illuminazione di Daniel Alamsjah avvenne nel 1989 quando, attraversando la regione, vide lo stesso identico paesaggio che aveva visto in sogno: «Pregai tutta la notte e lì ebbi la rivelazione che dovevo costruire una casa di preghiera, proprio in quel punto», ha poi raccontato.
 E tuttavia, la sua casa per tutte le religioni in forma di animale non doveva essere né gallina né pollo.
 Doveva invece essere - ed è, nelle intenzioni di Alamsjah - una colomba.


Alla fine la Chicken Church è rimasta incompiuta, per via dei costi, ma è per davvero diventata meta di pellegrinaggio per buddisti, musulmani e cristiani e, gallina o colomba che sia, Alamsjah può dire di avere raggiunto il suo obiettivo.







Fonte : focus.it

La sfinge

Una considerazione importante riguarda il fatto che la Sfinge è stata costruita sotto il livello del terreno circostante scavando nella roccia, mentre la testa probabilmente era una sporgenza affiorante della roccia stessa. 
Come mai la Sfinge fu scolpita sotto il livello del terreno circostante quando è ben evidente che questa scelta avrebbe comportato un'inevitabile quanto veloce insabbiamento della statua? I venti del deserto muovono enormi quantità di sabbia e scavare una fossa con una statua dentro non sembra essere una soluzione molto ingegnosa dato che la sabbia si sarebbe velocemente accumulata dentro alla vasca coprendo i risultati di tanti sforzi. 
Possibile che i costruttori non conoscessero l'ambiente in cui vivevano?..visto i capolavori ingegneristici sparsi sulla terra egizia è difficile crede che abbiano commesso un errore di valutazione tanto grave. Come abbiamo visto la precessione, è un movimento simile a quello di una lancetta di un orologio che punta verso differenti costellazioni ogni 2160 anni.










Infine ricercatori come Graham Hancock e Robert Bauval, convinti che la statua risalga al periodo post-glaciale hanno indagato l'orientamento astronomico per poter ipotizzare una data piu' precisa e hanno concluso tramite calcoli al computer che nel 10.500 a.C. durante l'alba degli equinozi la Sfinge avrebbe guardato la sua immagine (la costellazione del leone) nel cielo insieme al Sole (oggi non è più così per effetto del fenomeno della precessione dell'asse terrestre). 
Basandosi su questi calcoli e sulla teoria dell'erosione provocata dall'acqua Hancock e Bauval indicarono questa data come anno in cui la statua fu scolpita. E' possibile che la statua nella sua forma originale abbia avuto una testa di leone e che fosse presente sul territorio egizio già dal periodo postglaciale. 
Non è sbagliato ipotizzare che Chefren ( o Cheope) sia stato soltanto un restauratore che fecce scolpire il suo volto al posto della testa leonina. Questo spiegherebbe perfettamente perchè la testa è cosi' piccola rispetto al corpo e meglio conservata. Ricordiamo che la storiografia indica Chefren come costruttore della Sfinge. Considerando il fatto che l'antico regno va dal 2700 a.C. al 2192 a.C. e che Chefren ha vissuto nel 2500 a.C., viene da chiedersi come è possibile che la Sfinge abbia avuto bisogno di riparazioni cosi' pochi anni dopo la sua costruzione.Chefren si è limitato a liberare dalla sabbia e a restaurare una statua costruita in tempi più remoti? Inoltre stando alle date che la storiografia ufficiale ci fornisce viene da chiedersi come è possibile che i segni di erosione sulla Sfinge e sulle pareti della vasca che la contiene siano così profondi, se per la maggior parte della sua lunga vita il tutto è rimasto coperto dalle sabbie del deserto e al riparo dagli agenti atmosferici.Stranamente la testa che è la parte più esposta agli agenti atmosferici è anche la meglio conservata. Gli egittologi con l'aiuto di geologi hanno determinato che la qualità della roccia negli strati che compongono la testa è migliore di quella presente nel corpo. 
Questo probabilmente è vero ma c'è anche un'altra spiegazione. I ricercatori alternativi fecero notare l'evidente sproporzione che esistono tra la testa e il corpo della statua. La testa è molto più piccola del corpo. Per rispettare le proporzioni sarebbe dovuta essere grande quasi il doppio. Come mai la testa è così piccola?
l Prof.Schoch studiò attentamente il sito archeologico e concluse che le tracce ondulate sulle pareti non sono coerenti con un'erosione provocata dal vento e sabbia come sostengono gli Egittologi e che soltanto l'acqua cadendo dall'alto poteva aver provocato quel tipo di erosione. Secondo Schoch questo sperone di roccia fu scavata in un passato lontano, quando il clima del territorio era umido. Fu l'inizio della famosa teoria conosciuta come "Sphinx water erosion hypothesis",


Secondo la teoria degli egittologi moderni la Sfinge fu costruita nei secoli in cui c’era l’Era del Toro, ma sembra improbabile che un faraone usasse un leone in un’era sbagliata come un segnalatore equinoziale, quindi è intuibile che la Sfinge sia stata costruita nell’era del Leone, nel 10500 a.C..
La testa Sfinge, inoltre, è in condizioni migliori del resto dell’enorme opera architettonica e poi guardando dall’alto la testa della Sfinge è sproporzionata e quindi secondo West la figura che vediamo come non è quella originaria. Una cosa molto strana è che la Sfinge non si trova sulla linea delle piramidi, poiché gli architetti egizi non lasciavano niente a caso. Una rampa di pietre è spostata da 14° gradi rispetto alle piramidi e più a destra la Sfinge. Secondo Bauval e Hancock gli Egizi spostarono la rampa e la Sfinge dalla linea delle piramidi in modo che il sole sorga sulla rampa e la Sfinge che si rifletteva all’orizzonte con la testa e le spalle.

Las Médulas: la più grande miniera d’oro dell’Impero Romano


In Spagna sono ancora numerose le vestigia dell’antica dominazione romana, sparse in tutto il paese, in città come Segovia, Mérida, Saragozza, e molte altre.
 Non tutti però conoscono un sito, non archeologico, ma naturale, che deve il suo attuale aspetto proprio ai Romani: Las Medulas, una località del nord-ovest della Spagna, al confine tra Leon e Galizia, ricca di miniere d’oro, che i Romani sfruttarono, dal 1°secolo d.C. e per circa duecento anni, con innovative tecniche di estrazione, che hanno totalmente modificato il paesaggio. 
Las Médulas è una eccezionale testimonianza del livello tecnologico e scientifico raggiunto da una civiltà scomparsa: quello che è visibile oggi, e sì un paesaggio naturale, ma anche storico, perché plasmato da interventi umani drastici.
 Il sito poi, dopo l’abbandono da parte dei Romani, è rimasto praticamente immutato, con i suoi brulli costoni di roccia arancione, come cicatrici sulle verdi montagne.


L’oro veniva estratto con un sistema di idraulica applicata, chiamato da Plinio il Vecchio Ruina Montium: dopo aver perforato la montagna, si convogliava una grande quantità di acqua (raccolta in sette dighe), che faceva esplodere la roccia, lasciando scoperti i filoni d’oro.
 Si stima che i Romani, nel corso di quasi due secoli, abbiano estratto da questa miniera a cielo aperto, la più grande di tutto l’impero, circa 800 tonnellate di oro.






Per quanto distruttivo possa essere stato il processo di estrazione, quello che ha lasciato alle spalle è spettacolare. 
La strana, sublime bellezza di queste enormi tende arancioni, quasi un drappeggio sul verde delle montagne, attira migliaia di visitatori ogni anno.

 Nel 1997, l‘UNESCO ha aggiunto Las Médulas alla lista dei siti del patrimonio mondiale di “valore eccezionale per l’umanità.” 

 Fonte : http://www.vanillamagazine.it/
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