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mercoledì 8 febbraio 2017

"Des destinées de l’ame" , il libro rilegato con pelle umana


Il libro in questione è quello di Arsène Houssaye, "Des destinées de l’ame" (I destini dell’anima), scritto nella metà dell’Ottocento, che si trova nella Houghton Library dell’ateneo.
  Si tratta di una riflessione sulla vita oltre la morte, donata dall’autore stesso all’amico medico Ludovic Bouland, il quale fece ricoprire il libro con la pelle di una sconosciuta paziente psichiatrica, da poco morta per un infarto. 
 Lo stesso Bouland aveva scritto sul frontespizio del libro che la rilegatura era avvenuta in “pergamena di pelle umana su cui nessuna decorazione è stata applicata per preservarne l’eleganza“.

Fino ad oggi l’informazione contenuta nel libro non era mai stata verificata. 
Solo di recente i ricercatori di Harvard hanno prelevato dalla copertura dei piccoli campioni e li hanno analizzati tramite un metodo che analizza la composizione delle proteine presenti nel tessuto: mentre non è stato rintracciato nessun riscontro con gli animali che solitamente forniscono la pergamena (bovini o ovini, principalmente), si è invece scoperta la stretta relazione con i tessuti dei primati. 
Un’ulteriore analisi condotta con la spettrografia di massa ha escluso il coinvolgimento di animali come gibboni e gorilla, rivelando che al 99% quella rilegatura ha origine umana. 
 Una tale tecnica di rivestimento dei libri si chiama in termini specifici bibliopegia antropodermica.

Fonte: /liberlist

Fenestrelle: la Grande Muraglia Piemontese


A poco più di un’ora di auto da Torino, immerso nella natura incontaminata dell’Orsiera, si trova il complesso della Fortezza di Fenestrelle, chiamato anche “la Grande Muraglia Piemontese” per i suoi tre chilometri di lunghezza sviluppati sul crinale della montagna. 

 Costruita a partire dal 1728 per ordine del re Vittorio Amedeo II, la fortezza è la seconda costruzione militare più lunga del mondo (preceduta dalla più famosa Muraglia Cinese). 
Ma la lunghezza non è la sua unica peculiarità: essa è costituita da otto opere difensive, ognuna progettata con uno scopo miliare ben preciso, e la sua superficie complessiva occupa uno spazio di circa 1,350,000 metri quadri. Un’ampiezza tale da renderla la più grande fortezza alpina d’Europa.


Tutte le otto strutture sono attraversate da collegamenti sia interni che esterni; tra questi ultimi si distingue la cosiddetta “scala coperta”, un percorso di 4000 scalini protetti da mura spesse che s’inerpicano sul pendio della montagna per oltre due chilometri, fino ad arrivare al punto più alto della struttura: il Forte delle Valli a quota 1800 metri.




Una vera e propria maestosità architettonica la cui storia è interessante almeno quanto la sua particolare costruzione. 

Nasce come forte francese voluto nel 1692 dal Re Sole a causa del fatto che la Val Chisone e il suo restringimento nella zona di Fenestrelle mettevano in una situazione di svantaggio l’esercito francese, intento a proteggere il confine con il Ducato di Savoia. Nell’agosto del 1708 le truppe di Vittorio Amedeo II conquistarono il forte francese (chiamato Fort Mutin) che, tuttavia, fu ritenuto insufficiente a causa delle sue dimensioni ridotte. 
Tutto attorno alla struttura il re incaricò l’ingegnere militare Ignazio Bertola di progettare un complesso di fortificazioni che proteggesse la pianura torinese da eventuali contrattacchi francesi.




Durante il fascismo il complesso venne usato come prigione e dopo la seconda guerra mondiale venne abbandonato.

 Solo a partire dal 1990, grazie all’Associazione progetto San Carlo Onlus, è iniziato il recupero della struttura che, al giorno d’oggi, può essere considerata uno dei maggiori luoghi d’interesse della zona.
 Al suo interno vengono organizzate visite guidate, eventi culturali e lo spettacolo teatrale itinerante “Antiche Mura”, una suggestiva rievocazione notturna per raccontare la storia e i segreti della grande fortezza. 

 Fonte: europinione.it

Il notturlabio


Il notturnale (o notturlabio) è un antico strumento astronomico usato sin dal XV secolo per la misura del tempo, ed essendo di costruzione molto semplice e pratico è usato ancora oggi soprattutto per fini didattici.
 Si tratta di uno strumento che consente di ricavare, con discreta approssimazione, l’ora civile basandosi sull’osservazione in cielo di un gruppo di stelle di riferimento.
 Dato che il suo scopo è quello di fornire un metodo per la lettura dell’ora durante tutto l’anno, le stelle di riferimento devono essere per forza circumpolari, e quindi anch’esse sempre visibili; nel nostro caso si tratta di due stelle dell’’Orsa Maggiore, la quale come sappiamo alle nostre latitudine (circa 45°) è sempre circumpolare. 
 L’uso del notturlabio era quindi prettamente notturno (di giorno si potevano usare altri strumenti quali meridiane od astrolabi), e costituiva uno strumento di uso quotidiano che faceva parte del bagaglio di conoscenze di ogni marinaio. 
 Così come gli astrolabi, anche i notturnali potevano essere realizzati in varie forme, incisioni e con materiali differenti, a seconda dell’abilità del costruttore tanto da essere delle vere e proprie opere d’arte come quello conservato presso il Museo della scienza di Firenze qui sotto riportato.
 

Il principio alla base del notturlabio è legato ai moti fondamentali della Terra, ovvero alla rotazione apparente della sfera celeste ogni 24 ore. Sappiamo che le stelle percorrono un cerchio completo attorno alla Stella Polare ogni 24 ore circa; fra tutte queste, consideriamone la Stella Polare e due stelle dell’Orsa Maggiore: Dubhe e Merak (chiamate anche i Puntatori) e tracciamo un’ipotetica linea che passa per queste tre stelle.
 Esse rappresentano la lancetta delle ore del nostro orologio cosmico.

 Per saperne di più :

 https://articolidiastronomia.com/tag/notturlabio/
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