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lunedì 18 febbraio 2013

Peter Schilling

Fontana di Trevi




La Fontana di Trevi è la più monumentale e fra le più note fontane di Roma. Progettata da Nicolò Salvi con un felice e riuscito connubio di classicismo e barocco, è adagiata su un lato di Palazzo Poli. La sua struttura è resa più imponente e fragorosa dalle limitate dimensioni della piazza e dal dedalo di vicoli che bisogna attraversare per arrivarci: aspetti sicuramente finalizzati all’aumento dell'effetto scenografico.
Le sculture che la compongono narrano varie vicende legate alla scoperta della fonte stessa da dove proviene l'acqua che alimenta la fontana. Al centro del complesso monumentale, che si svolge sulla facciata di un palazzo, si trova la statua di Oceano, rappresentato su un cocchio a forma di conchiglia trainato da cavalli alati. Si trovano poi fra le altre sculture, le figure dei tritoni e di animali marini, mitologici o reali.
La storia della fontana inizia ai tempi del generale Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, il quale fece arrivare l'acqua corrente fino al Pantheon ed alle sue terme grazie alla costruzione dell'acquedotto Vergine. L'Acqua Virgo, come viene anche chiamato l'acquedotto, viene poi più volte ritoccato in età medievale, compromettendo però l'afflusso di acqua. Nel 1453, Nicolò V, fece riparare i danni che avevano ostruito per otto secoli le condutture e ricostruire, da Leon Battista Alberti, il prospetto principale.
Urbano VIII, Maffeo Barberini, diede incarico al Bernini, nel 1625, di demolire l'antico prospetto e dare inizio ad una nuova, più grandiosa fontana, ma, dopo quattro anni, l'opera fu sospesa con la morte del Papa.
Soltanto 90 anni dopo, papa Clemente XII, nel 1730 bandì un concorso per la realizzazione della fontana che venne vinto da uno sconosciuto, Nicola Salvi, che ne fece il suo capolavoro, si dice rubando il primo progetto del Bernini. I lavori durarono 30 anni e furono ultimati,sotto Clemente XIII, nel 1762 e fu Giuseppe Pannini a mettere l'ultima pietra.
La piccola piazza è probabilmente il luogo più affollato di visitatori che si può trovare a Roma: decine di migliaia di persone che ogni giorno visitano l'opera per potere gettare nella vasca una moneta, che come la leggenda vuole, garantisce al forestiero di tornare ancora a Roma nella sua vita.

L'espressionismo di Edvard Munch




 L'urlo, o anche Il grido, è un celebre dipinto di Edvard Munch (titolo originale in norvegese: Skrik).
Realizzato nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello, come per altre opere di Munch è stato dipinto in più versioni, quattro in totale; quella collocata alla Nasjonalgalleriet di Oslo ha dimensioni 83,5 x 66 centimetri. L'opera è un simbolo dell'angoscia e dello smarrimento che segnarono tutta la vita del pittore norvegese che cercò molto a lungo un'ispirazione adatta ad eseguire quest'opera.
La scena rappresenta un'esperienza vera della vita dell'artista: mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della città di Nordstrand (oggi quartiere di Oslo), il suo animo venne pervaso dal terrore e colse l'attimo così dipinse questo personaggio.
Così descrive la scena lo stesso Munch con alcune righe scritte sul suo diario mentre era malato a Nizza:
« Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue.
Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata.
Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco.
I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura. »
Dopo aver dipinto l'Urlo, Munch scrisse nel suo diario alcune pagine per spiegare la sua ispirazione e perché ha dipinto il quadro.
Per Munch, come per molti altri artisti (per esempio Vincent Van Gogh), l'arte è un mezzo con cui si possono esprimere le proprie emozioni ed espiare i propri dolori.
Munch e Van Gogh sono considerati precursori dell'Espressionismo per questo motivo.
Una delle quattro versioni, a pastello del 1895, l'unica ancora in una collezione privata, è stata venduta il 2 maggio 2012 all'asta da Sotheby's a New York alla cifra record di $ 119.922.500 (€ 91.033.826)
La versione ospitata al Museo Munch, ad Oslo, è stata oggetto di due furti messi a segno a circa dieci anni di distanza l'uno dall'altro.
La prima volta la tela è stata rubata il 12 febbraio del 1994 ed è stata ritrovata tre mesi dopo.
Durante il secondo furto, avvenuto invece il 22 agosto del 2004, assieme all'Urlo è stata sottratta anche la Madonna, dello stesso autore.
Il 31 agosto 2006 la polizia norvegese ha recuperato entrambi i dipinti. Nonostante fossero danneggiati dall'umidità.

Dove si accende la lampadina di un'idea ?


“Eureka!”, “Idea!”, “Elementare, Watson!”, queste alcune espressioni che hanno annunciato l'arrivo di un'intuizione, della soluzione di un problema arrivata fulminea, quasi inattesa.
Oggi i neuroscienziati hanno isolato la zona precisa del cervello che genera questo genere di processo mentale. Attraverso una serie di studi comportamentali, Mark Jung-Beeman ed Edward Bowden della Northwestern University e John Kounios della Drexel University, hanno verificato un aumento di attività neurale nel lobo temporale destro in prossimità dell'accendersi della lampadina che aiuta a risolvere i grattacapi impossibili.
La lampadina di Archimede. “Per centinaia di anni le persone hanno riferito una diversa sensazione tra l'intuizione e una soluzione più lineare di un problema”, spiega Jung-Beeman. Grazie ai loro studi, adesso è possibile distinguere esattamente quel che avviene durante questi momenti chiave.
Nel caso dell'intuizione, non si tratta di una mancanza di elaborazione razionale: piuttosto il collegamento delle conoscenze è fatto in modo nuovo. Archimede, galleggiando nell'acqua, ebbe l'intuizione che gli permise di formulare il principio fisico che porta il suo nome, per cui “un corpo immerso in un fluido riceve da questo una spinta dal basso verso l'alto uguale al peso del fluido da esso spostato”. Non fu un principio che gli venne dal nulla, ma il riconoscimento di collegamenti mai visti prima tra conoscenze che aveva già. Un collegamento, questo, che arriva senza mediazioni ragionate: semplicemente succede. Così il lampo di genio arriva improvviso, come se venisse da lontano.

Pink Floyd




We don’t need no education.
We don’t need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teacher, leave those kids alone.
Hey, Teacher, leave those kids alone!
All in all it’s just another brick in the wall.
All in all you’re just another brick in the wall.
We don’t need no education.
We don’t need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teachers, leave those kids alone.
Hey, Teacher, leave those kids alone!
All in all you’re just another brick in the wall.
All in all you’re just another brick in the wall

Ed ecco la traduzione in italiano.
Non abbiamo bisogno di educazione
Non abbiamo bisogno di essere sorvegliati né di oscuro sarcasmo in aula Professore, lascia in pace i ragazzi
Hey, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, è solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro
Non abbiamo bisogno di educazione non abbiamo bisogno di essere sorvegliati né di oscuro sarcasmo in classe Professori, lasciate in pace i ragazzi!
Ehi, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro.

Xolotl, l'Anubi messicano


Anubi è un importantissimo Dio egiziano: rappresentato con la testa di cane nero, aveva la funzione di "psicopompo", ossia guidava le anime nell'Aldilà e in generale era amico degli esseri umani, aiutandoli in molte occasioni. Singolare è il fatto di ritrovare una divinità con le medesime caratteristiche presso le popolazioni mesoamericane precolombiane. Presso i Toltechi, i Maya e successivamente anche presso gli Atzechi, Xolotl rappresentava il Dio dei Lampi e aiutava i morti nel viaggio nell'Aldilà. Rappresentato scheletriforme con la testa di cane, era figlio della Dea della Terra Coatlicue ed era fratello del Dio-salvatore Quetzacoatl, a sua volta assai affine all'Horus egiziano. Anche Anubi ed Horus erano fratelli, sebbene solo da parte di padre (la madre del primo è la Dea Neftis e la madre del secondo, si sa, è la Dea Iside). Xolotl era una divinità benevola che protegge il Sole nel viaggio notturno, come hanno attestato recenti ritrovamenti che hanno smentito le precedenti teorie che lo vedevano sanguinario: si tratta come nel caso di Anubi di un amico dell'umanità ed è associato con il pianeta Venere al tramonto, il cosiddetto Vespero.

Attenzione agli esami .........

Quando hai finito me lo passi ?


Universi paralleli





Teoria di Everett: l'interpretazione dei "molti mondi"
Una fra le teorie, più quotate dai fisici contemporanei, che dà plausibilità all'esistenza d'una pluralità di universi è l'interpretazione a realtà parallele, appartenente alla disciplina della meccanica quantistica/meccanica ondulatoria, e denominata successivamente (da Bryce DeWitt) "a molti mondi"; che fu elaborata e proposta da Hugh Everett III a partire dagli ultimi anni '50.
Uno dei maggiori sostenitori della teoria è il fisico David Deutsch, dell'Università di Oxford, il quale nel suo noto saggio "
La trama della realtà" definisce genericamente la fisica quantistica (con evidente riferimento ad Everett): la fisica del multiverso. In linea di massima tale interpretazione nega che vi sia disuguaglianza tra le leggi dei processi basilari che regolano i fenomeni microscopici o elementari (come l'indeterminazione dei risultati sperimentali), indagati dalla quantomeccanica, e quelli macroscopici (o macro-cosmici) sistematizzati dalla scienza classico-relativistica.
Ciò, in ultima analisi, comporterebbe anche che non avvenga mai il cosiddetto collasso della funzione d'onda, evento implicito nella teoria "ortodossa" (della "Scuola di Copenaghen", ma non unicamente in essa): il quale riduce l'osservabile ad un solo rilevabile stato conclusivo fra quelli teoricamente previsti (e sommabili col principio della sovrapposizione quantistica); ciò riguarda sia l'evoluzione dei sistemi sperimentali che quelli producentesi spontaneamente in Natura (come il decadimento/trasformazione degli elementi atomici).
Ma per l'interpretazione everettiana, che predilige l'impianto deterministico della meccanica ondulatoria elaborata da Erwin Schrödinger, ognuno degli stati finali possibili (dei processi empirici considerati) si concretizza materialmente: tramite la continua diramazione dell'intera realtà/universo che li contiene, coerentemente con gli stati risultanti e secondo le probabilità con cui essi possono manifestarsi
Anche l'osservatore, necessario per la rilevazione dello stadio conclusivo del sistema, si ritrova suddiviso in più repliche di sé: una per ogni misurazione alternativa che l'evolversi quantistico consente.
Però in tal contesto, prescindendo dall'opera di preparazione degli eventuali esperimenti, egli resta spettatore dell'effetto rilevato, essendo gli sviluppi teoricamente considerati del tutto oggettivi, determinati dalle leggi della Natura e non dall'atto osservativo; come invece le concezioni vicine a quella "ortodossa" in varia misura suppongono, associando l'atto osservativo/misurativo all'immediato prodursi d'una riduzione (parziale cancellazione) dei risultati della dinamica empirica che guida la materia sotto esame, dinamica descrivibile dalla funzione d'onda quantistica(Ψ): l'elaborazione matematica delle sue fasi. In sunto: secondo il criterio everettiano lo sviluppo empirico dei sistemi quantici e l'osservatore che li indaga sperimentalmente, o che semplicemente risente delle loro proprietà infine rilevabili, non vanno ritenuti separabili ma vincolati in ogni fase determinante dell'evoluzione quantica, diretti dal complessivo meccanismo universale che regola tutti i processi naturali; che, in modo impercettibile, tende ad un'illimitata suddivisione/replicazione dell'intera realtà (in relative varianti), fin dal principio del tempo.
Attualmente l'impostazione su cui si basa la teoria a molti mondi (o delle realtà parallele) è, almeno in buona parte, apprezzata da autorevoli cosmologi, poiché v'intravvedono una peculiare capacità esplicativa riguardo agli istanti precedenti l'inizio del nostro universo e la sua causa, come ad esempio l'affini elaborazioni quantistiche di Stephen Hawking sulla "funzione d'onda d'universo".
Complessivamente la concezione di H.Everett, in un'ottica strettamente fisico-sperimentale, contempla un parametro innovativo e logicamente autoconsistente ma empiricamente controverso, e non usufruendo finora (inizio 2013) di prove o osservazioni specifiche a suo netto vantaggio, da una parte autorevole della comunità scientifico-accademica non è accettata.
Quindi resta nel novero dell'interpretazioni non più che ipotetiche, avanzate per comprendere quegli aspetti oscuri, e quelli per cui anche la sua esplicazione matematica è giudicata incompleta, ricorrenti nei fenomeni quantistici.
Comunque tutti gli esperimenti finora compiuti non l'hanno ancora confutata, perciò continua a rappresentare almeno una potenziale alternativa alla visione originaria impostata da Niels Bohr e seguita dalla Scuola di Copenaghen

Celestino v

Penultimo di dodici figli, nacque tra il 1209 e il 1215 da Angelo Angeleri e Maria Leone, contadini poveri, onesti e profondamente religiosi. È certo che nacque in Molise. La sua nascita è rivendicata da ben quattro comuni: Isernia e Sant'Angelo Limosano cui si sono aggiunti Sant'Angelo in Grotte, frazione del comune di Santa Maria del Molise, dopo il rinvenimento di un documento che parla della nascita di Celestino e Sant'Angelo d'Alife, nel casertano, dopo il rinvenimento di un affresco che lo ritrae. Nel 1231 decise di entrare nell’ordine benedettino ma ben presto, insoddisfatto della vita spirituale dell'ordine, si ritirò da eremita in una grotta nelle vicinanze del fiume Aventino, nei pressi di Palena. Nel 1238 andò a Roma a studiare dove, nel 1241, fu ordinato sacerdote. Lasciata Roma, quello stesso anno, si trasferì in Abruzzo sul monte Morrone, in una grotta presso la piccola chiesa di Santa Maria di Segezzano. Cinque anni dopo, abbandonò anche questa grotta per rifugiarsi in un luogo ancora più inaccessibile sui monti della Maiella, dove visse nella maniera più semplice che gli fosse possibile. Nonostante l’eremitaggio Pietro ebbe comunque la volontà e la capacità di costituire una Congregazione ecclesiastica riconosciuta da papa Gregorio X (1244) come ramo dei benedettini, denominata "dei frati di Pietro da Morrone", che in seguito avrebbe preso il nome di Celestini. Nel 1259 Pietro da Morrone riuscì , nonostante l’eremitaggio, ad ottenere i finanziamenti per costruire l'Abbazia morronese che sorse attorno all'antica chiesetta di S. Maria del Morrone, e attorno al 1265 fra' Pietro, sempre dal suo eremitaggio, riuscì a far costruire l'Eremo di Sant'Onofrio (patrono degli eremiti), dove si ritirò in preghiera ed eremitaggio. Nell'inverno del 1273, nonostante l’età avanzata ebbe la forza di recarsi a piedi a Lione, in Francia, dove stavano per iniziare i lavori del Concilio voluto da Gregorio X, per impedire che l'ordine monastico da lui stesso fondato fosse soppresso. La missione ebbe successo grazie alla fama di santità che accompagnava il monaco eremita .
 Fu proprio nell’eremo di Sant’Onofrio che nel luglio del 1294 fu informato dell'avvenuta elezione a Pontefice. La decisione venne presa nel Conclave di Perugia il 5 luglio del 1294 a due anni dalla morte di Papa Niccolò IV, avvenuta il 4 aprile 1292; in realtà il conclave, che in quel momento era composto da soli dodici porporati, si era riunito subito dopo e numerose erano state le riunioni dei padri cardinali nell'Urbe, ma il Sacro Collegio non era riuscito a far convergere i voti necessari su nessun candidato, per via dell’accesa rivalità tra gli Orsini e i Colonna. A complicare le cose sopravvenne un'epidemia di peste che indusse allo scioglimento del Conclave. Trascorse più di un anno prima che il Conclave potesse nuovamente riunirsi, perché non si riusciva a concordarne la sede. Finalmente fu trovata una soluzione sufficientemente condivisa, stabilendo la nuova sede nella città di Perugia: era il 18 ottobre 1293. I cardinali però, nonostante le laboriose trattative, non riuscivano a raggiungere un accordo tra i sostenitori dei Colonna e quelli degli Orsini. Intanto il permanere della sede vacante aumentava il malcontento popolare con conseguenti disordini e proteste.
 Una accelerazione ai lavori fu data in maniera brusca da Carlo II d’Angiò, re di Sicilia (della Sicilia continentale, con capitale Napoli) che intendeva sistemare il contenzioso apertosi con Giacomo II d’Aragona per le vicende successive ai vespri siciliani, del 31 marzo 1282. In vista di un trattato, Carlo d'Angiò aveva necessità dell'avallo pontificio , la qual cosa era impossibile, stante la situazione di stallo dei lavori del Conclave. Spinto da questa esigenza, Carlo II nel marzo del 1294 si recò, insieme al figlio Carlo Martello , a Perugia dove era riunito il Conclave, con lo scopo di sollecitare l'elezione del nuovo Pontefice. Il suo ingresso nella sala dove era riunito il Sacro Collegio provocò l’indignazione di tutti i cardinali e il re fu cacciato, soprattutto per l'intervento del cardinale Benedetto Caetani, ma il messaggio era arrivato forte e chiaro: non era più possibile tenere vacante la sede pontificia.
 Nel frattempo, Pietro da Morrone aveva predetto "gravi castighi" alla Chiesa se questa non avesse provveduto a scegliere subito il proprio pastore. La profezia fu recapitata al Cardinale Decano Latino Malabranca, che la presentò all'attenzione degli altri cardinali, proponendo, tra l’altro, di eleggere Pontefice proprio il monaco eremita. La sua figura ascetica, mistica e religiosissima, era nota e rispettata in tutte le corti europee anche se non era un porporato e, soprattutto, era abbastanza avanti con gli anni: un ottimo papa di transizione! Fu così che dopo ben 27 mesi, emerse dal Conclave, all'unanimità, il nome di Pietro Angeleri da Morrone; era il 5 luglio 1294. L'elezione unanime da parte del Sacro Collegio di un semplice frate eremita, completamente privo di esperienza di governo e totalmente estraneo alle problematiche della Santa Sede nacque certamente a scopo di tacitare l'opinione pubblica e le monarchie più potenti d'Europa, vista l'impossibilità di eleggere un porporato su cui tutti fossero d'accordo. È plausibile che i cardinali fossero pervenuti a questa soluzione pensando di poter gestire, ciascuno a modo suo, l’inesperienza e l’ingenuità del vecchio frate eremita sia per reggere la Chiesa in quel difficile momento, sia per vantaggi personali. La notizia dell'elezione gli fu recata nella grotta sui monti della Maiella, dove il frate risiedeva. Conscio della sua debolezza, il frate oppose subito un rifiutò, ma l’insistenza dei cardinali, specie del Caetani riuscì a convincerlo ad accettare la carica. Appena avuta la notizia dell'elezione del nuovo Pontefice, Carlo II d'Angiò si affrettò a raggiungere il frate e lo accompagnò personalmente nella città di Aquila (L'Aquila), dove nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, che lo stesso Pietro aveva fatto costruire qualche anno prima, avvenne l’incoronazione, il 29 agosto 1294, del nuovo pontefice con il nome di Celestino V. Si racconta che Pietro compì il viaggio in sella ad un asino tenuto per le briglie dallo stesso Re e scortato dal corteo reale. Uno dei primi atti ufficiali di Celestino V fu l'emissione della Bolla del Perdono, con cui elargiva l'indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si fossero recati nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, nella città dell'Aquila, nel periodo che va dai vespri del 28 agosto ai vespri del 29 di ogni anno. Fu così istituita la Perdonanza, celebrazione religiosa che anticipò di sei anni il primo Giubileo del 1300, e che è ancora oggi tenuta nel capoluogo abruzzese . Il nuovo Pontefice si affidò, incondizionatamente, a Carlo II d'Angiò, nominandolo "maresciallo" del futuro Conclave. Ratificò immediatamente il trattato tra Carlo d'Angiò e Giacomo d'Aragona, mediante il quale fu stabilito che, alla morte di quest'ultimo, la Sicilia sarebbe ritornata agli angioini (cfr: Federico III e gli Aragonesi di Sicilia. La guerra dei 90 anni con Napoli). Il 18 settembre 1294, indisse il suo primo e unico Concistoro, nel quale nominò ben 13 nuovi cardinali, tra i quali nessuno romano ma vi abbondavano i francesi e i napoletani, chiaramente indicati dal re. Dietro ulteriore consiglio di Carlo d'Angiò, trasferì poi la sede della Curia da L'Aquila a Napoli fissando la sua residenza in Castel Nuovo, dove fu allestita una stanzetta, modestamente arredata, dove egli si ritirava a pregare e a meditare. Di fatto il Papa era sì protetto da Carlo, ma anche suo ostaggio, in quanto molte delle decisioni pontificie erano direttamente suggerite dal re angioino. Probabilmente, nel corso delle sue frequenti meditazioni, dovette pervenire, poco a poco, alla decisione di abbandonare il suo incarico. In ciò sostenuto forse anche dal cardinal Caetani, esperto di diritto canonico, il quale riteneva pienamente legittima una rinuncia al pontificato. Circa quattro mesi dopo la sua incoronazione, nonostante i numerosi tentativi per dissuaderlo avanzati da Carlo d'Angiò, il 13 dicembre 1294 Celestino V, nel corso di un Concistoro, diede lettura di una bolla, appositamente preparata per l'occasione, nella quale si contemplava la possibilità di un'abdicazione del Pontefice per gravi motivi. Dopo di che recitò la formula della rinuncia al Soglio Pontificio. La bolla pontificia, pare fosse stata compilata proprio dal cardinale Caetani, il quale, vista l'impossibilità di controllare il Papa come aveva auspicato e visto che Carlo d'Angiò lo aveva praticamente sequestrato, intravedeva in questo “abbandono” la possibilità di ascendere egli stesso al soglio pontificio con notevole anticipo sui tempi che egli aveva preventivato nel momento in cui aveva aderito all'elezione di Pietro da Morrone. Dopo appena undici giorni le dimissioni, il Conclave, riunito a Napoli in Castel Nuovo, elesse il nuovo papa nella persona del cardinale Benedetto Caetani, di Anagni. Aveva 64 anni ed assunse il nome di Bonifacio VIII. Caetani, temendo uno scisma da parte dei cardinali filo-francesi fedeli a Carlo e Celestino, ordinò subito che l’ex papa fosse messo sotto controllo, per evitare un rapimento da parte dei suoi nemici e la proclamazione di un antipapa. Celestino, informato della decisione del nuovo papa dai cardinali a lui fedeli, tentò la fuga verso oriente per raggiungere la sua cella sul Morrone e poi Vieste sul Gargano e da qui imbarcarsi per la Grecia, ma il 16 maggio 1295 fu catturato presso Santa Maria di Merino da Guglielmo Stendardo II, connestabile del regno di Napoli, figlio del celebre Guglielmo Stendardo detto "Uomo di Sangue" Catturato, fu condotto alla rocca di Fumone, in Ciociaria, territorio dei Caetani e ivi rinchiuso; qui il vecchio Pietro, quasi novantenne, morì il 19 maggio 1296 [7]. La versione ufficiale sostiene che Pietro sia morto dopo aver recitato, stanchissimo, l'ultima messa. La teoria secondo la quale Bonifacio ne avrebbe ordinato l'assassinio, secondo noi, è priva di fondamento, anche se, di fatto il Papa ne ordinò l'arresto che causò la morte. Considerato il carattere di Pietro, l’età e la stretta sorveglianza cui era soggetto non ce ne sarebbe stato motivo. Il "foro" che si vede nel cranio potrebbe essere la conseguenza di un ascesso di sangue[8]. Bonifacio portò il lutto per la morte del predecessore e celebrò una messa pubblica in suffragio per la sua anima dando inizio, poco dopo, al processo di canonizzazione. Fu sepolto nei pressi di Ferentino, nella chiesa di Sant'Antonio sita nell'abbazia celestina che dipendeva dalla casa madre di Santo Spirito del Morrone. Nel febbraio 1317, le spoglie furono traslate a L'Aquila, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove era stato incoronato Papa. Sulla data e sulle modalità di traslazione delle spoglie vi sono tuttavia diverse versioni. Il 5 maggio 1313, fu canonizzato da papa Clemente V, a seguito di sollecitazione da parte del re di Francia Filippo il Bello e per acclamazione popolare, accelerando moltissimo l'iter avviato da Bonifacio. Le tribolazioni di Pietro da Morrone riprendono nel XX secolo. Il 18 aprile 1988 la salma di Celestino V fu rubata e venne ritrovata, dopo due giorni, nel cimitero di Rocca Passa, nel comune di Amatrice. Non si sono mai scoperti né i mandanti né gli esecutori. In seguito al terremoto dell'Aquila del 2009, il crollo della volta della basilica ha provocato il seppellimento della teca con le spoglie, recuperate poi dai Vigili del Fuoco, dalla Protezione Civile e dalla Guardia di Finanza. 

 Al di là di queste vicende rimane tuttavia l'atto di coraggio di Celestino, che rifiutò di servire la "chiesa politica", anche perché la figura di umile e sprovveduto frate di provincia che ci viene tramandata non corrisponde a realtà: Pietro da Morrone fondò un proprio ordine, guidò monasteri, fece costruire abbazie. Il motivo vero della rinuncia è dunque riconducibile alla sua limpida condotta morale, alla volontà di non essere un servo del potere politico e al riconoscere, egli stesso, la sua incapacità di opporsi a tale organizzazione. Forse è questa la ragione per la quale questo papa viene ancora oggi ricordato con ammirazione e a titolo d'esempio.

Ci sarebbe ben altro da cambiare nell'università

Sig. profumo perchè non adeguiamo anche altre cose al metodo anglosassone???
Un esempio a caso
Nei paesi anglosassoni quando viene istituita una nuova tassa il governo dice CHIARAMENTE a cosa serve da i dati degli introiti.....attua il progetto ....da i dati dei costi




 ROMA - Soltanto un mese e mezzo prima.
La decisione è stata come una doccia gelata per gli studenti che si stanno diplomando, e che vorrebbero accedere a uno dei corsi di laurea a numero chiuso.
I test di selezione, infatti, sono stati quasi tutti anticipati secondo un calendario che prevede già nell’ultima settimana di luglio quelle prove che ormai tradizionalmente si svolgevano ogni anno a settembre.
Il nuovo calendario è stato reso noto da una circolare pubblicata giovedì sul sito del ministero dell’Istruzione.
LE DATE Per essere ammessi alla facoltà di Medicina e a Odontoiatria, i test si terranno il 23 luglio.
Per immatricolarsi a Veterinaria, il 24.
Architettura è in calendario il 25, e soltanto le professioni sanitarie conserveranno il vecchio trattamento, con i test previsti il 3 settembre.
I quiz di Medicina in lingua inglese si terranno il 15 aprile.
Proprio ad aprile, nel 2014, si svolgeranno i test di accesso all’università. La nuova circolare ha suscitato polemiche a valanga.
L’Udu, l’Unione degli universitari parla di «blitz del ministro». Infuocata la reazione degli studenti, registrata in tempo reale sul web.
In un sondaggio a caldo del portale Skuola.net quattro ragazzi su cinque non sono d'accordo per il poco tempo che avranno a disposizione tra il termine degli esami di maturità e la nuova prova.
LA REAZIONE
Gli esami di maturità, infatti, potrebbero protrarsi anche fino a metà luglio, concedendo una settimana di tempo al test d’ingresso in facoltà.
La Rete degli studenti e l'Udu, Unione degli universitari, fin dall’inizio annunciano già la mobilitazione via web: «Il calendario pubblicato dal ministero è scandaloso - protestano le due associazioni.
Questa non è altro che l'ennesima dimostrazione della volontà di rendere l'accesso all'università un percorso ad ostacoli». Immediata la replica dal ministero.
L’anticipazione dei test è stata voluta proprio per dare una possibilità in più agli studenti.
I VANTAGGI E il ministero enumera tutti i presunti vantaggi della decisione: l’anticipo consentirebbe un avvio più regolare dell'anno accademico, anche alla luce dello scorrimento delle graduatorie, permetterebbe agli studenti che non passano la selezione di poter scegliere con attenzione un eventuale altro corso di studi.
E, a chi supera i test, maggior tempo per organizzarsi in caso di spostamento dalla regione di residenza.
Diversa la spiegazione dell’anticipo dei test in lingua inglese per Medicina: si terranno a metà aprile, spiegano al ministero, per poter essere competitivi a livello internazionale, consentendo agli studenti stranieri di partecipare in numero e qualità superiore che in passato.
PROFUMO SI DIFENDE «Le graduatorie di definizione dei vincitori non sono mai immediate e, fino a ieri, un numero di prescelti iniziava le lezioni a dicembre perdendo due mesi.
Un'abitudine malsana.
E poi era necessario togliere spazio a corsi privati costosi e oggettivamente non più tollerabili.
Infine è giusto adeguare questo Paese agli standard anglosassoni, al timing europeo».
Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, intervistato da Repubblica, spiega così la decisione di anticipare a luglio i test d'ingresso per le facoltà di Medicina, Veterinaria e Architettura.
«Dal 2014 tutti i test saranno spostati a metà aprile, è quello il periodo in cui nel resto d'Europa si sceglie chi entra nelle scuole superiori», afferma Profumo.
«Per l'esame in inglese abbiamo stretto un accordo con l'università di Cambridge e da quest'anno abbiamo sedici postazioni all'estero da dove uno studente, italiano o straniero, potrà fare il test di accesso per sei università italiane. Dobbiamo portare giovani stranieri intelligenti in Italia e riportare ai nostri atenei i migliori ragazzi italiani».
«Abbiamo bisogno di ragazzi forti», prosegue il ministro.
«La preparazione che gli studenti si costruiranno per la Maturità sarà utile, per chi aspira a entrare nelle università a numero chiuso, anche per i test. Sono prove di cultura generale, basate su nozioni che i ragazzi devono aver già acquisito».

da Leggo.it

Il cigno reale


Il Cigno Reale, conosciuto anche come Cigno Bianco, è un uccello appartenente alla famiglia delle Anatidae. Da sempre simbolo indiscusso di grazie ed eleganza, il cigno è caratterizzato da un candido piumaggio completamente bianco, solo il becco si presenta colorato di rosso con una piccola macchia bruna più evidente nel sesso maschile. Pur suggerendo grazia e leggerezza, il Cigno Reale non è poi così piccolo in dimensioni: esso raggiunge infatti i 150 cm di lunghezza con un’apertura alare di ben 275 cm negli esemplari maschi.

Quest’uccello acquatico mostra abitudini prettamente stanziali rimanendo per tutta la vita legato sempre allo stesso luogo e habitat, tuttavia le popolazioni diffuse alle latitudini più a Nord si spostano spesso in grandi colonie presso regioni più calde. La specie si nutre principalmente di piccoli crostacei, pesci di piccole e medie dimensioni, insetti e girini.

Le coppie di Cigno Reale predispongono un accogliente nido in un luogo ben riparato nei pressi della riva dei laghi e dei fiumi in cui vive. La femmina depone dalle 5 alle 7 uova che verranno covate anche grazie all’ausilio del maschio. Le uova si schiuderanno solo dopo 38 giorni di cova ed i piccolini che verranno alla luce saranno accuditi con particolare attenzione dal papà. Al compimento del 5° mese di vita i genitori si mostreranno poi particolarmente aggressivi con i propri figli,quest’atteggiamento, lungi dall’essere una mera manifestazione d’intolleranza, vuole semplicemente essere un invito all’autonomia ed all’indipendenza.

Il sadismo totalmente gratuito verso gli animali che sembra inestirpabile.

PETA INDIA: VIETARE IL JALLIKATTU, LA "FESTA" CON I TORI TORTURATI L'INDAGINE: ANIMALI PICCHIATI ANCHE DALLA POLIZIA (VIDEO)



L'associazione animalista Peta ha chiesto il divieto immediato del Jallikattu, una sorta di corrida tipica del Tamil Nadu, nel sud-est dell'India, e ha preparato un rapporto che, secondo il gruppo, mette a nudo la crudeltà di questo "sport".
I tori che partecipano al Jallikattu vengono sottoposti a crudeltà estreme, nonostante il regolamento vieti pratiche che causano sofferenze. "I risultati di questa ricerca mostrano chiaramente che la crudeltà è insita nel Jallikattu e che l'obiettivo della disciplina è quello di terrorizzare deliberatamente i tori", ha detto Bhuvaneshwari Gupta, coordinatore della campagna dell'associazione con sede in India.
Lo scorso anno, Peta aveva organizzato una manifestazione a Londra per chiedere il divieto assoluto di questa disciplina, considerata la versione indiana di quello che accade ogni anno nella città spagnola di Pamplona. Il gruppo animalista ha aggiunto che la propria indagine nel Tamil Nadu è stata autorizzata dal Consiglio sul benessere animale dell'India.
Gli investigatori di Peta hanno assistito al Jallikattu nelle città di Avaniapuram, Palamedu e Alanganallur, nel Madurai, il 14, il 15 e il 16 gennaio scorsi e hanno raccolto prove video e fotografiche del fatto che i tori sono deliberatamente umiliati, tormentati, mutilati, accoltellati, picchiati, inseguiti e lasciati senza cibo e acqua.
Ogni anno, anche decine di esseri umani vengono feriti durante il Jallikattu. Questo crudele "sport", come abbiamo scritto in questo nostro articolo, si pratica durante la celebrazione del Pongal.
La posizione di Peta è chiara: il Jallikattu va vietato in ottemperanza alla legge sulla prevenzione della crudeltà verso gli animali del 1960, che vieta di causare sofferenze nei confronti degli animali.
E quindi proibisce di picchiare, prendere a calci, torturare gli animali e trattarli in modo da sottoporli al dolore o a sofferenze inutili.
Anche i poliziotti in uniforme - secondo Peta - sono stati visti colpire tori spaventati, anziché fermare le azioni crudeli degli organizzatori.


C'è in atto una petizione  se v'interessa è qui sotto

http://action.petaindia.com/ea-action/action?ea.client.id=111&ea.campaign.id=13194&utm_campaign=0113%20bull%20dies%20during%20jallikattu%20bLOG&utm_source=PETA%20Text&utm_medium=promo

potete firmarla

Basta alla violenza sulle donne





“Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca. In verità e forza.”

Johann Wolfgang von Goethe

Il pesce trombetta

Il pesce trombetta (Aulostomus maculatus) ha sviluppato una tecnica di camuffamento sopraffina e non è sempre facile individuarlo, anche se può raggiungere gli 80 centimetri di lunghezza. Per passare inosservato spesso rimane fermo immobile come un bastone finito sul fondo del mare, assecondando con il corpo il movimento delle onde; o si nasconde dietro a grossi pesci nel tentativo di recuperare qualche piccola preda, che risucchia velocemente nella cavità orale.

Mangiare un'insalatina fatta da noi ...è impagabile

Aspetti pratici per l’orto fai da te


 Nel caso si volessero coltivare piante a partire dai semi, la semina non deve essere effettuata direttamente in vaso.
È importante avere a disposizione un semenzaio, ovvero un apposito contenitore largo e poco profondo da collocare in un luogo riparato dagli agenti atmosferici dove le temperature rimangano costantemente tiepide.
Non è strettamente necessario acquistare un nuovo semenzaio: possono essere infatti impiegati, per la germinazione dei semi, contenitori di recupero come ad esempio le vaschette in plastica delle uova.
È sufficiente collocare un po’ di terriccio in ogni comparto per ottenere piccoli semenzai a costo zero, e qui piantare i semi.
Una volta che la piantina avrà raggiunto il grado di sviluppo idoneo, basta prelevare il piccolo panetto di terra che la contiene e trasferirlo direttamente all’interno del vaso.
Anche per quanto riguarda i vasi esistono delle alternative decisamente economiche all’acquisto di contenitori nuovi.
Come, ad esempio le cassette in legno o in plastica destinate a contenere la frutta, che si possono recuperare facilmente presso i negozi di fruttivendolo ed i mercati ortofrutticoli. In questo caso, è sufficiente stendere sul fondo del contenitore un telo di plastica nel quale avremo eseguito dei fori per permettere il drenaggio dell’acqua.
Decisamente più capienti sono i cosiddetti garden box, ovvero appositi contenitori di forma rettangolare che tipicamente presentano lati di lunghezza superiore al metro per almeno una cinquantina di centimetri di profondità. Questi garden box possono essere acquistati presso i negozi specializzati in attrezzature per il giardinaggio, ma nulla toglie – se si ha la passione per il fai da te – di costruirseli a casa propria. È sufficiente avere a disposizione quattro assi di legno delle dimensioni desiderate, e quattro segmenti di legno di sezione quadrata.
Questi segmenti devono essere collocati all’interno del vaso, in corrispondenza dei quattro angoli; ad essi vanno fissate le assi con viti o chiodi. Il contenitore va rivestito internamente di un telo di plastica forato, da fissare alle pareti, ed il gioco è fatto: ecco un garden box “artigianale” pronto all’uso.
Varietà di piante da coltivare nell’orto in casa Se non si ha molta dimestichezza con la coltivazione delle piante, nel nostro nascente orto casalingo è sempre meglio iniziare a fare pratica con le varietà aromatiche. Si possono ad esempio coltivare basilico, rosmarino, prezzemolo, salvia o borragine, da collocare in vasi di ridotte dimensioni.
È molto semplice dedicarsi anche alla coltivazione delle insalate da taglio, che richiedono vasi non troppo grandi: sono sufficienti contenitori profondi solo una spanna o poco più per far crescere con successo lattuga, rucola o scarola. Le insalate presentano tempi di sviluppo piuttosto rapidi, pertanto già dopo alcune settimane è possibile raccogliere e portare in tavola i primi frutti del proprio orto casalingo.
Per quanto riguarda altre specie orticole, sono necessari contenitori di dimensioni superiori (profondità minima di 40-50 centimetri) per avviare la coltivazione di pomodori, pomodorini e zucchine, che in estate garantiscono raccolti abbondanti e continuativi. Una volta presa la mano con queste specie orticole, è possibile procedere con la coltivazione di ortaggi un po’ più “impegnativi”, ma che possono regalare grandi soddisfazioni.
Come, ad esempio, le melanzane, il cavolfiore oppure i fagiolini. Negli orti in casa è possibile dedicarsi anche alla coltivazione di specie arboree di piccole dimensioni: se il clima lo consente, si può optare ad esempio per piccoli alberelli di limone.
Si tratta di una pianta che predilige climi non troppo freddi pertanto, se si vive in zone dove gli inverni sono rigidi, è necessario avere a disposizione uno spazio al coperto (ad esempio, in serra fredda o nel vano delle scale) dove collocare il vaso durante i mesi invernali. Irrigazione ed esposizione dell’orto di casa
Ogni specie vegetale ha le sue richieste in termini di illuminazione e di fabbisogni idrici. Pertanto, le specie che hanno bisogno di molta luce devono essere collocate nei punti più esposti del terrazzo, mentre le altre possono essere schermate ad esempio con tende o appositi teli parasole. Per quanto riguarda le esigenze idriche delle piante, anche in questo caso è bene informarsi sulle corrette modalità di irrigazione.
È importante, indipendentemente dai fabbisogni della pianta, che l’irrigazione non determini la formazione di ristagni idrici. La presenza di acqua stagnante sul fondo del contenitore può infatti determinare l’asfissia dell’apparato radicale, la formazione di marciumi e, nei casi peggiori, addirittura la morte delle piante.
Per questo, è bene che le irrigazioni soprattutto dei vasi foderati in plastica siano frequenti, ma mai eccessivamente abbondanti: meglio dar da bere un po’ più spesso che fornire tanta acqua in una volta sola.
Le sementi si trovano facilmente anche nei supermercati e le bustine hanno tutte le indicazioni per i mesi di semina e di raccolto

Da non dimenticare che i semenzai vanno coperti se sono all'esterno con un telo di plastica forato e bagnati a pioggia con spruzzo leggero 


Alcuni consigli per le vostre piante


Per gli afidi
Ottimo è acquistare delle coccinelle oppure acqua e sapone e spruzzare periodicamente va bene anche aglio macerato in acqua

Un po di dolce ......di questi tempi non guasta

Maritozzi ai pinoli e uvetta   Soffici e dolci panini perfetti per una colazione nutriente e gustosa o per un tè pomeridiano.
Ottimi farciti con panna montata o con creme e marmellate.

Ingredienti per i maritozzi ai pinoli e uvetta (dosi per 6 persone)
• 100 g farina
• 3 uova
• 100 g burro ammorbidito
• 15 g lievito di birra
• 100 g zucchero
• 30 g pinoli
• 40 g uvetta sultanina
• buccia grattugiata di 1 limone non trattato
• 300 ml latte
• 1 pizzico di sale

Preparazione
Ammollare l’uvetta in un poco d’acqua.
Mescolare il burro e lo zucchero con una frusta elettrica.
Quando il composto sarà cremoso, unire il sale, le uova (uno alla volta), la buccia di limone, la farina setacciata (meno un cucchiaio) ed il lievito sciolto nel latte intiepidito.
Lavorare l’impasto su un ripiano e poi farlo lievitare coperto per 3-4 ore in luogo tiepido.
Trascorso il tempo, unire all’impasto l’uvetta scolata ed infarinata ed i pinoli. Creare le pagnotte e farle lievitare ancora per altre 2 ore.
Cuocere i maritozzi nel forno già caldo per 20 minuti circa  

 Nocelle al cioccolato Ingredienti:
*250g di nocciole tostate.
*250g di cioccolato fondente.
*Pirottini per pasticcini.

Preparazione:
Fondere il cioccolato a bagno maria.
Gettare nel cioccolato fuso le nocciole e mescolare affinché si ricoprano di tutta la cioccolata.
Raccoglierne a 4 a 4, formando dei quadrifogli, oppure delle palline, se volete più cioccolato, e posizionarle nei pirottini.
Metterle in frigo a raffreddarle.

anima ...soffio...vento

Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni, perché c’e’ un’unica creatura che può fermarti, e quella creatura sei tu. Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni. Non smettere mai di cercare, tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa.
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