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mercoledì 21 ottobre 2015

Cina: una “città volante” appare tra le nuvole


Migliaia di persone in Cina sono rimaste incredule nello scorgere in cielo quella che sembrava a tutti gli effetti una leggendaria città volante.
 I residenti di Jiangxi e Foshan hanno visto quello che pensavano essere torreggianti grattacieli apparire dalle nuvole. 
 Le foto hanno fatto il giro dei social, e subito è scattata la convinzione che nel cielo si fosse creato un portale per un universo parallelo. 
Tuttavia, gli esperti hanno capito bene che in realtà quella che appare come una metropoli di un altro mondo, è in realtà una particolarissima illusione ottica. 
Il fenomeno è conosciuto con il nome Fata Morgana. 
Si tratta di un raro miraggio "superiore" che distorce gli oggetti distanti, e può essere visto su terra o mare. 
 Il nome prende spunto dalla mitologia celtica, secondo la quale tale fata Morgana induceva visioni di fantastici castelli in aria o in terra per attirare i marinai e condurli alla morte.

 

Il miraggio è frutto della rifrazione della luce e di come viene interpretata dal nostro cervello. 
Quando il sole riscalda l'atmosfera sopra la terra o gli oceani, crea un gradiente di temperatura. L'aria vicina alla superficie è relativamente fresca e sopra questa, ci sono strati di aria più calda. Quando la luce colpisce il confine tra due strati di differenti temperature - e quindi con diverse densità - si piega e viaggia con un angolo diverso. 
Il nostro cervello presuppone che la luce viaggi lungo un percorso rettilineo. Di conseguenza quando essa si piega, pensiamo che l'oggetto si trovi dove sarebbe se il percorso della luce fosse dritto. 

Questo semplice disegno realizzato dal sito Fisicisenzapalestra.com può esservi di grande aiuto per capire l'effetto della curva della luce sul nostro cervello.


Nel caso della città volante della Cina, la luce riflessa dai grattacieli è piegata verso il basso mentre attraversa l'aria più fredda e più densa. 
Poiché, come detto sopra, il nostro cervello posiziona l'oggetto come se la luce viaggiasse in un percorso rettilineo, i grattacieli distanti appaiono più alto di quello che sono. 

 La Fata Morgana è una forma di miraggio molto rara, che in passato ha ispirato numerosissime leggende (come ad esempio la mitica Olandese Volante). 
Il nome in italiano con cui viene definito il fenomeno è in uso a livello mondiale, in quanto si tratta di un miraggio tipico dello Stretto di Messina.

 La leggenda più conosciuta sul miraggio della Fata Morgana riguarda proprio l'Italia, in particolar modo la Calabria. 
Si narra che il Re barbaro, durante le invasioni dei barbari, venne ingannato proprio dalla leggendaria fata Morgana. 
Mentre si trovava in Calabria, questa donna bellissima lo indusse a vedere che la costa siciliana si trovasse solo a pochi metri di distanza. 
Così, credendo di poterla raggiungere a nuoto, il Re si tuffò in acqua affogando per la stanchezza. 

 http://www.diregiovani.it

Sigirya: il palazzo scavato nella roccia



Sbuca fuori dalla giungla, proprio nel centro dello Sri Lanka, “il leone di montagna”: Sigiriya è ciò che resta di un vulcano spento. Questa torre di magma indurito si erge dalla base per 600 metri, e le testimonianze archeologiche dimostrano che comunità umane hanno vissuto qui per circa 10.000 anni. 
Ma la ragione per cui il leone di montagna, traduzione del nome locale, attira più turisti di qualsiasi altro sito nello Sri Lanka, è legata ad una storia, o forse una leggenda, che racconta di un antico principe, che costruì qui il suo palazzo, dopo aver ucciso il padre e spodestato il fratello.



Il principe Kassapa visse alla fine del V secolo, ma la sua storia probabilmente è stata distorta nel corso degli ultimi 1.500 anni, così quello che si racconta oggi ha il sapore della leggenda: come un cattivo di uno dei racconti di Edgar Allan Poe, Kassapa murò vivo il padre, lasciandolo morire per la mancanza d’aria, poi orchestrò un colpo di stato per rubare il trono al fratello Moggallana, che era l’erede legittimo.
 Moggallana riuscì a sfuggire alla morte rifugiandosi in India, e Kassapa, stabilì la sua corte a Sigiriya. 
 Durante il suo regno, Kassapa realizzò progetti architettonici e artistici sontuosi, ma alla fine pagò per i suoi delitti, perché il fratello tornò con un esercito e lo sconfisse. 

Ci sono versioni divergenti su come Kassapa sia morto, ma tutte sono sanguinose. 
Una di queste racconta che lo stesso Kassapa si sia suicidato, dopo aver perso una battaglia, facendosi cadere sulla sua spada per la vergogna; in un’altra versione una delle sue concubine lo pugnala a morte.


Prima dell’arrivo di Kassapa, la torre di pietra rossastra ospitava da almeno 700 anni un monastero buddista, ma quando il nuovo re vi trasferì la sua corte, questo rifugio spirituale divenne la sede del potere secolare.
 Il principe trasformò la montagna in un palazzo-fortezza, e coloro che desideravano incontrarlo dovevano salire centinaia di scalini in pietra. 
Lungo il percorso, i visitatori del V secolo, potevano ammirare una notevole serie di affreschi, raffiguranti belle donne ingioiellate, vestite con parei verdi e arancioni.
 A volte chiamate Damigelle di Sigiriya o Fanciulle delle nuvole, queste figure, per lo più in topless, sono state realmente dipinte nel V secolo, probabilmente durante il regno di Kassapa. 
Una volta si pensava che ritraessero le concubine reali, ma le immagini quasi certamente rappresentano delle Apsaras, spiriti celesti che appartengono alla tradizione indù e buddista in tutto il Sud e Sud-Est asiatico.
 Come le loro sorelle spirituali di Angkor Wat in Cambogia, o delle grotte di Ajanta in India, le apsaras di Sigiriya indossano copricapi decorati e vantano grandi seni e fianchi snelli. 
Purtroppo, delle centinaia di affreschi che decoravano le stanze e i corridoi del palazzo all’epoca del principe, poco più di venti sono sopravvissuti nei secoli.


Una massiccia parete della montagna era stata resa a specchio: gli studiosi ritengono che la superficie fosse stata rivestita con “un intonaco speciale a base di calce fine, albume d’uovo, miele, poi lucidato con cera d’api.” 
In quel punto i visitatori avevano già superato le cime degli alberi, e doveva essere uno spettacolo impressionante vedere la propria immagine, riflessa insieme ai lussureggianti panorami della giungla dietro le spalle. 

 A poco più di metà strada verso la vetta, prima della salita finale, un grande spiazzo sporge dalla montagna. Kassapa aveva fatto progetti ambiziosi per questo terrazzamento: un leone gigante che guarda dall’alto la giungla; la scala che porta alla cima sarebbe dovuta passare attraverso la sua bocca, aperta in uno sbadiglio. L’opera fu iniziata, ma mai completata, probabilmente per la morte cruenta di Kassapa. 
L’unica prova del progetto sono le zampe di leone, che resistono ancora oggi. 
 Un complesso di edifici reali sorgeva in cima al vulcano, ma oggi sono rimaste solo le fondamenta. Tuttavia, la vista che si gode dalla cima del Leone di montagna non è meno spettacolare di quello che deve esserci stato tanti secoli fa.


Fonte: vanillamagazine.it
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