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giovedì 29 marzo 2018

Maria Sibylla Merian, la scienza in rosa


La banconota da 500 marchi della Repubblica Federale Tedesca, la vecchia Germania Ovest, raffigurava il volto di una donna con al suo fianco la sagoma di un insetto, una vespa. 
Sull’altro lato, una pianta di dente di leone con, appoggiati sulle sue foglie, una falena della specie Dicallomera fascelina e il suo bruco.




Agli italiani il volto della donna di cui sopra forse dirà poco, ma per il popolo tedesco Maria Sibylla Merian, questo il suo nome, rappresenta una straordinaria storia di coraggio, emancipazione femminile e talento in campo sia scientifico sia artistico.


Merian nasce nel 1647 a Francoforte, ai tempi capitale dell’editoria, crocevia di traffici commerciali e città dal grande fermento culturale. 
È figlia di un noto incisore, Matthäus Merian il vecchio, che muore quando lei ha solo tre anni.
 La madre si risposa con un pittore floreale.

 Per tutta la vita Maria Sibylla è a stretto contatto con ambienti artistici: impara svariate tecniche di disegno, pittura e incisione, raggiungendo sin da giovanissima risultati eccellenti, e ha modo di confrontarsi con i fratellastri, anche loro artisti, e con diversi insegnanti.

Al talento artistico si affianca un grande interesse per la natura e per lo studio degli insetti.
 Si dice che da bambina rubi un tulipano (ai tempi una rarità) soltanto per poterlo disegnare. 
A soli 18 anni si sposa con un pittore (non poteva essere altrimenti), Johann Andreas Graff, e con lui si trasferisce a Norimberga.
 Dal matrimonio nasceranno due figlie.




Dopo un libro dedicato ai fiori e pubblicato in tre parti, Maria comincia a lavorare a un testo interamente dedicato alle farfalle. L’opera completa, “La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori”, è rivoluzionaria: gli animali non vengono più raffigurati in modo astratto, ma per la prima volta essi appaiono nel loro ambiente naturale. 
Come mai prima nella storia dell’illustrazione zoologica, ci si trova di fronte a immagini create solo dopo un’osservazione prolungata e scientificamente accurata dei soggetti. 
Nondimeno, per molte specie si inquadra tutto il ciclo vitale, il che non è banale: ai tempi, molti bruchi e farfalle della stessa specie vengono considerati entità separate. 
In ogni tavola del libro si possono invece vedere uova, bruchi e insetti adulti appartenenti allo stesso animale.
 E infine, è ammirevole il coraggio della scelta degli insetti come soggetto: si superano le diffuse superstizioni che raffiguravano questi animali come creature demoniache.

 La vita di Maria è movimentata. 
Dopo aver aderito a una setta labadista, un gruppo di protestanti che praticano un ascetismo estremo ispirato ai primi cristiani, si trasferisce in Olanda.
 Questa scelta la porta alla separazione dal marito.
 Dopo pochi anni, però, l’artista-scienziata abbandona la comunità e si trasferisce ad Amsterdam, porto di mare e centro di scambi commerciali. 
Merian vede le incredibili specie animali e vegetali provenienti dalle esotiche colonie olandesi, e decide di risparmiare per organizzare un viaggio in Suriname, dove potrà osservare da vicino quelle meraviglie. 

L’incredibile e inedita spedizione tutta al femminile (ad accompagnarla c’è la seconda figlia Dorothea) è un evento mai visto prima nella storia della scienza. 
Dopo due anni e non pochi problemi di salute, Merian ritorna in Olanda con un’incredibile collezione di fiori, insetti e altri reperti naturali che interesseranno persino lo zar Pietro il Grande. 

Da questa spedizione nasce il suo capolavoro, “La metamorfosi degli insetti del Suriname”, un gioiello composto da 60 incisioni colorate dedicate alle meraviglie naturali del paese sudamericano.


Da una di queste, raffigurante un grosso ragno intento a catturare un uccellino, nascerà il termine “migale”, ancora adesso utilizzato. 

Maria muore ad Amsterdam nel 1717, universalmente riconosciuta come una delle più grandi scienziate del suo tempo.

 FONTE: RIVISTANATURA.COM

Oman, in primavera il Sultanato si tinge di rosa


“Una rondine non fa primavera”- recita un vecchio detto popolare ma, a quanto pare, una rosa potrebbe invece annunciare l’arrivo ufficiale della bella stagione. 
Basta volare nel Sultanato dell’Oman per averne conferma. 
Ebbene sì questo Paese, situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica, è ricco di sorprese. 
Sebbene in molti associno il suo nome principalmente al deserto, il Rub’al-Khali noto anche come “quarto vuoto”, la sua tavolozza di colori è in grado di stupire con effetti e paesaggi davvero speciali.  L’affascinante natura del Sultanato, nel periodo compreso tra marzo e maggio, grazie alla fioritura della rosa damascena si tinge di soavi sfumature pastello che vanno dal rosa intenso al pastello. 
Basta uscire fuori dai soliti schemi e raggiungere l’area del Jabal Al Akhdar, massiccio della catena dei Monti Hajar (il cui nome arabo significa “montagna verde”), per ammirare uno spettacolo decisamente suggestivo per occhi e olfatto.
 



 E’ proprio qui che escursionisti e appassionati di trekking, approfittando del fresco clima montano, possono dedicarsi a mille e una attività. 
Non solo adrenalina. 
A dilettare gli animi più romantici è la raccolta delle rose e la distillazione domestica dell’attar, ovvero l’acqua di rose tipica dell’Oman.
 La sua versatilità la vede impiegata tanto nella realizzazione di essenze e profumi quanto in cucina per aromatizzare dolci e caffè. Non solo, è anche uno degli elisir di bellezza con cui trattare la pelle così come un ottimo rimedio omeopatico per curare emicrania e disturbi di stomaco.




Un tour a tema floreale permette di vivere una vera e propria full immersion a tu per tu con questo magico fiore. 
A quota 2000 m sul livello del mare si trova una struttura sui generis, l’Alila Jabal Akhdar ovvero il primo hotel di montagna a cinque stelle dell’Oman. 
Al suo interno, oltre a degustare un rinfrescante spritz aromatizzato all’acqua di rose e fiori di sambuco, è possibile rilassare mente e corpo sperimentando il trattamento “Milk and Roses bath” che, come lascia intendere il nome, altro non è che un bagno a base di olio essenziale di rosa, attar, olio di cocco e infuso al latte. 

 Fonte: lastampa.it
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