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giovedì 12 dicembre 2013

Mike Oldfield - Tubular bells

Donne-sacerdotesse nelle prime comunità cristiane?



La riapertura di alcune catacombe romane ha riacceso, tra gli studiosi, il dibattito sul sacerdozio femminile nelle prime comunità cristiane.
Alcuni affreschi delle Catacombe di Priscilla mostrano dei gruppi di donne che, per alcuni studiosi, sembrano svolgere dei riti religiosi, fungendo da sacerdotesse.
Cinque anni di restauri hanno permesso di rivelare maggiori particolari sugli affreschi di queste catacombe, che sembrano dar credito alla "voce" che anche le donne fossero ammesse al sacerdozio attivo tra i primi cristiani.
Il Vaticano ha respinto questa tesi bollandola come una leggenda. Le Catacombe di Priscilla sono state scoperte nel XVI secolo e sono note per la presenza della più antica immagine conosciuta di Madonna con Bambino, risalente al 230-240 d.C..
Il percorso delle gallerie, scavate nel tufo, è di circa 13 chilometri, le sepolture - databili ad un periodo compreso tra il II e il IV secolo d.C. - sono disposte su più livelli.
A destare la curiosità degli studiosi sono state, in particolare, due camere, oggetto di dibattito per molto tempo.
In una di queste, il Cubiculum della Velata, compare l'immagine di una donna con le braccia aperte come se stesse celebrando una messa.
La figura indossa quello che alcuni studiosi ritengono essere gli indumenti propri dei sacerdoti. In una seconda stanza, la cosiddetta Cappella Greca, un gruppo di donne sono sedute ad un tavolo, tengono le braccia aperte e celebrano quello che sembra essere un banchetto

Le organizzazioni fautrici del sacerdozio femminile, come la Conferenza per l'Ordinazione delle Donne e l'Associazione Cattolica Romana delle Donne Sacerdoti, sostengono che queste scene sono la prova dell'esistenza, tra i primi cristiani, di una forma di sacerdozio femminile. Fabrizio Bisconti, della Commissione Archeologica Vaticana, ha, invece, affermato che l'affresco della donna con le braccia spalancate rappresenta una donna deceduta arrivata in paradiso, mentre le donne sedute a tavola stanno semplicemente prendendo parte ad un banchetto funebre.
Sulle tombe comuni, nelle catacombe, le iscrizioni erano in greco o in latino.
Nel caso non vi fossero epigrafi, i parenti del defunto deponevano degli oggetti che potessero facilitare la sua identificazione.
Nel primo piano delle Catacombe di Priscilla erano sepolti i martiri e, pertanto, solo qui si trovano delle piccole stanze dette "cubicula", tombe di famiglie benestanti.
Negli affreschi sono spesso raffigurate scene bibliche tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento. 
Le Catacombe di Priscilla si formarono da tre nuclei che, in origine, erano indipendenti e separati tra loro: un arenario, il criptoportico di una villa e l'ipogeo degli Acilii Glabrioni. E' uno dei più estesi ed antichi complessi sepolcrali cristiani di Roma ed al suo interno trovarono sepoltura anche alcuni papi.
Le catacombe sono indicate anche come Cimitero di Priscilla a San Silvestro, in riferimento alla basilica ivi costruita nel IV secolo per onorare la sepoltura dei martiri Felice e Filippo e di papa Silvestro.
Le catacombe devono il loro nome ad una nobile donna romana, appartenente all'influente e ricca famiglia degli Acilii Glabriones. Nell'ipogeo di quest'antica gens vi è un'iscrizione che menziona una "Priscilla Clarissima", con "Manius Acilius Verus Clarissimus", un appellativo, quest'ultimo, ricorrente nelle famiglie di rango senatorio.
 La galleria dà accesso ad una grande camera che, in origine, era servita probabilmente come riserva d'acqua ma che venne utilizzata anch'essa a scopo funerario.
Attraverso uno stretto corridoio laterale si accede ad un ambiente di IV secolo d.C., dove sono conservati ancora i sarcofagi in marmo delle sepolture degli Acilii.

Svetonio, nella sua "Vita di Domiziano" narra che durante il suo principato Domiziano condannò a morte un gran numero di senatori, tra i quali figura Manlio Acilio Glabrione, accusati di voler introdurre "cose nuove".
Un'accusa estremamente generica che, insieme a quella di ateismo e di giudaismo, era assai frequente nei confronti dei cristiani.
Manlio Acilio Glabrione fu console nel 91 d.C. con Traiano, futuro imperatore.
La basilica dedicata a papa Silvestro, che risulta tra i pontefici sepolti nelle Catacombe di Priscilla e che fa parte del complesso monumentale delle Catacombe, si compone di due ambienti, uno dedicato al culto e l'altro utilizzato, durante il restauro del complesso cimiteriale che ha coinvolto, in parte, anche la basilica, come deposito del materiale scultoreo.
Quest'ultimo contiene 700 frammenti di sarcofagi provenienti dalla necropoli che, in epoca tardo imperiale, si estendeva in questo tratto della via Salaria Nova.
Il restauro delle Catacombe è stato curato dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. 

Tratto da Le nebbie nel tempo

La Camel Trophy


Assieme alla mitica Parigi – Dakar il Camel Trophy ha rappresentato nell’immaginario comune l’avventura a 360°. 
 Si è svolto dal 1980 al 2000 in territori aspri e impervi mettendo a dura prova uomini e mezzi. Le Land Rover Defender e Discovery color sabbia (chiamato sandglow), sono state protagoniste di un'avventura nei luoghi più impervi del Mondo alla quale molti hanno sognato di poter partecipare.
 Come confermato da moltissimi adesivi gialli che capeggiavano sulle carrozzerie di molti fuoristrada e automobili.
 Il Camel Trophy ha segnato un'epoca con i suoi percorsi in fuoristrada negli angoli più remoti e inospitali del globo.
 La foresta Amazzonica, Papua Nuova Guinea, Borneo, Australia ecc. 
Regalando sensazioni forti a quanti vi anno preso parte superando una dura selezione. Non so se la fine di questa competizione è stata decretata dalle severe norme antifumo.
 Era una manifestazione molto seguita, un cult del periodo è stato pure l’orologio Camel nella classica confezione in metallo giallo.


La prima edizione del Camel Trophy si svolse nel 1980 con la Transamazzonica, nel 1981 la manifestazione viene svolta a Sumatra. 
Curioso è il fatto che in queste prime due edizioni vi anno partecipato solo equipaggi Tedeschi. 
Nel 1982 la competizione diventa Internazionale.
 Oltre agli equipaggi Tedeschi vi partecipano Olandesi, Italiani e Americani a bordo della Range Rover dall’inconfondibile color giallo sabbia. 
In questa edizione svoltasi in Papua Nuova Guinea l’equipaggio Italiano risultò il vincitore.
 L’edizione del1983 si disputò in Zaire, vi parteciparono sette equipaggi di altrettante Nazioni. 
 Il percorso da Kinshasa a Kinsangani era lungo 1600 km, furono utilizzate per la competizione le Lend Rover 88 III serie. L’equipaggio Olandese si aggiudicò la corsa.
 Nel 1984 il Camel Trophy ritorna in Brasile, la gara si svolge da Santarèm a Manaus. 
 Gli equipaggi partecipanti salgono a 12. Il team Italiano si aggiudicò questa edizione.
 L’edizione del 1985 viene disputata in Borneo, partenza da Samarinda ed arrivo a Balikpapan.
 Sedici gli equipaggi che vi partecipano con le Lend Rover 90 su di un percorso durissimo, furo impiegati gli elicotteri per spostare i mezzi arenati.
 L’equipaggio Tedesco vinse la competizione.
 Nel 1986 la manifestazione si sposta in Australia su di un percorso lungo 3218 km, percorsi in soli 13 giorni. Si partiva da Cooktown per arrivare a Darwinsu.
 Vinse l’equipaggio Francese, al secondo posto arrivarono gli Italiani.


Dopo vent’anni di avventure nelle zone più estreme e impervie della terra, il Camel Trophy non si è più corso lasciando un vuoto negli amanti dell’avventura.
 Molti appassionati di questo tipo di avventure si sono riuniti in un club: Camel Trophy Owners Club, che annualmente stila una serie di manifestazioni e raduni

Malato di Sla contro governo, i soldi per i disabili passati ai clandestini: “Mi lascerò morire, soldi a tutti, tranne a noi”



“Abbiamo politici che trovano i soldi per tutto,
Non per i disabili gravissimi”.
È l’accusa di Salvatore Usala, segretario del Comitato 16 novembre Onlus, che riunisce i malati di Sla.
L’uomo da questa mattina, insieme ad altri che soffrono lo stesso male, sta protestando davanti al ministero dell’Economia ed è pronto, come ultimo grido di protesta, a lasciarsi morire contro l’emendamento vergogna che stanzia “per la non autosufficienza, 200 milioni”, una cifra definita “un’elemosina”.
Ai clandestini intanto sono stati ‘riservati’ 300milioni, per i soli prossimi quattro mesi.


Ecco, mentre ai clandestini si regalano soldi – 45€ al giorno – gli italiani malati di Sla e i disabili più in generale devono pregare in ginocchio i farabutti al governo per qualcosa che spetterebbe loro di diritto.
E poi muoiono di sfinimento. A questo siamo arrivati.Invece di destinare quasi 300 milioni di euro all’accoglienza dei clandestini – che poi protestano e mettono a ferro e fuoco i centri che li mantengono perché non abbastanza lussuosi – perché questi non vengono destinati ai disabili italiani?
Perché non lasciamo la scelta ai contribuenti: clandestini o disabili? Questa è democrazia.
Sarebbe democrazia.
Intorno alle due Usala ha staccato le batterie del respiratore che lo tiene in vita, perché, incredibilmente, nessuno dopo tre ore di attesa l’ha ancora ricevuto.
All’uomo “restano poco meno di quattro ore di autonomia respiratoria”.
Una decina di persone stanno manifestando davanti al ministero. Minacciano di seguire tutti l’esempio di Usala se non saranno ricevuti da un rappresentanti del ministero o dell’esecutivo.
“Non andremo a casa fino a quando non otterremo quello che vogliamo”, 
Hanno assicurato i malati.
Ricordiamo la morte di Raffaele Pennacchio,  medico 55enne malato di Sla e membro del direttivo del Comitato 16 novembre onlus, morto alcune un mese fa, in albergo, a Roma, dopo l’incontro con il governo e il presidio sotto il ministero dell’Economia.
“Era stanco e provato per i due giorni di partecipazione alla nostra protesta per il diritto all’assistenza domiciliare ai disabili gravi”, racconta Mariangela Lamanna, vicepresidente della onlus.
“Raffaele si è battuto per accendere i riflettori sull’assistenza domiciliare ai disabili gravi e gravissimi che hanno diritto a restare a casa con dignità e a cure amorevoli.
Chi meglio di un familiare può assistere un congiunto malato grave?”
Uno l’hanno già ammazzato.
Ora, il governo vuole un altro morto.

Scala dei Turchi


Il nome evoca miti e leggende passate. 
Narra di pirati Saraceni che ormeggiando le loro navi in acque limpide e tranquille, si inerpicavano per i suoi candidi gradoni. Con vesti sgargianti correvano, razziavano e con ricchi bottini, sempre dai dolci pendii, scappavano.
 Come allora anche adesso l’incanto lascia senza fiato chi giunge in questo tratto di costa siciliana. 
 Tra Agrigento ed Eraclea, anche loro dal favoloso passato greco, in località Realmonte si trova protesa sul mare l’incredibile Scala dei Turchi.


Le parole non sono sufficienti; descrivere l’incanto impalpabile della sua visione, profumi di acque pure e piante aromatiche, la dolce sensazione di stendersi con la schiena sulle pannose rocce.
 No, non basta dirlo, bisogna andare e vedere; scoprire per credere e rimanere folgorati di come il mare, il vento, le piogge e la natura intera di ere geologiche hanno restituito tale meraviglia.
 L’impalpabile materiale con cui è fatta viene chiamata Marna, roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa avente un caratteristico colore bianco puro.


Tale scogliera dal singolare aspetto si erge in mezzo tra due immacolate spiagge di sabbia fine e per accedervi bisogna procedere lungo il litorale, inerpicarsi in una salita somigliante ad una grande scalinata naturale di pietra calcarea. 
Una volta raggiunta la sommità della scogliera, il paesaggio visibile abbraccia la costa agrigentina fino a Capo Russello, tutti luoghi di Montalbano memoria. 
Galoppa la fantasia in questo luogo al tramonto. Come in una fiaba sembra di star seduti su di una gigantesca torta nuziale che il migliore pasticcere del reame ha inondato di panna montata in onore dei due fidanzati “u zitu e a zita”; ma invidiosa una strega del mare lancia un sortilegio ai due innamorati, trasformandoli per sempre nei due scogli che affiorano dal mare di fronte. Una cosa sfuggi a quell’essere malvagio. Così facendo immortalò per l’eternità all’amore la Scala. 

www.blogsicilia.eu

Le divergenze di pensiero, l'uno soggiogato a dogmi, l'altro libero



La differenza tra un religioso e uno spirituale è che il primo crede nell'inferno, il secondo c'è già stato.
Un religioso crede di essere nato nel peccato come essere impuro e imperfetto e che debba essere redento e quindi salvato.
Uno spirituale sa di essere nato assolutamente puro e perfetto e che deve solo ritrovare quella perfezione dimenticata e sepolta in lui.

(James Twyman) 

Ricordiamo ai lettori un articolo passato forse in sordina della nota testata russa PRAVDA.



Un team di antropologi ha trovato una sepoltura misteriosa nella giungla vicino alla città di Kigali Ruanda (Africa Centrale).
I resti appartengono a creature gigantesche poco somiglianti agli esseri umani.
Il responsabile del gruppo di ricerca ritiene che tali scheletri potrebbero essere di visitatori provenienti da un altro pianeta, che si è autodistrutto a causa di una catastrofe.
Secondo gli scienziati, sono stati sepolti almeno 5000 anni fa.
In un primo momento, i ricercatori pensavano di essersi imbattuti in resti di antichi insediamenti, ma nessuna traccia di vita umana è stata trovata nelle vicinanze.
Le 40 fosse comuni erano suddivise in circa 200 corpi, tutti perfettamente conservatoìi.
Le creature erano alte circa 7 metri. e le loro teste erano sproporzionatamente grandi.
Gli antropologi ritengono che le creature erano membri di un atterraggio alieno, e che siano morti a causa di un virus terrestre. Tuttavia non è stata trovata nessuna traccia di atterraggi sul suolo nel pressi degli scavi.
Questo tipo di scoperta non è unica nel suo genere.
Nell’estate del 1937 un gruppo di scienziati cinesi guidati dal professor Chi Putei visitarono le grotte del Monte Bayan-Kara-Ula. All’interno vi trovarono scheletri con teste troppo grandi e corpi gracili. Inoltre, le pareti della grotta erano state dipinte con rappresentazioni del sole che sorge e della la luna e delle stelle.
Gli esperti sono stati censurati, non hanno potuto divulgare la notizia della scoperta della grotta di Bayan-Kara-Ula per due decenni.

Dall’interpretazione delle pitture è stato ricostruito che circa 12 mila anni fa alcuni oggetti volanti si siano schiantati su quelle montagne.
Gli archeologi cinesi trovarono un riferimento dei popoli che vivevano nelle grotte di Bayan-Kara-Ula.
Inoltre, un cadavere di uno “straniero” è stato trovato da speleologi turchi e una mummia dell’era glaciale riposavano in un sarcofago fatto di materiale cristallino.
L’altezza della creatura maschile non superava il metro e 20 centimetri, la sua pelle era di colore verde chiaro, e aveva grandi ali trasparenti sui suoi fianchi.
Secondo i ricercatori, nonostante l’aspetto insolito, la creatura sembrava più una persona piuttosto che un animale. Solo i suoi occhi erano molto diversi da una forma umana , tre volte più grandi di quelli di un essere umano, ed a forma di rettile. 

http://english.pravda.ru
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