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mercoledì 12 marzo 2014

Sorgenia sarà salvata dallo stato?





In un articolo pubblicato domenica 2 marzo sul Corriere della Sera, Fabrizio Massaro e Sergio Rizzo mettono in ordine i sospetti e le accuse, circolate nei giorni scorsi su diversi giornali, secondo cui il governo di Matteo Renzi stia discutendo la possibilità di approvare una norma che salverebbe dalla crisi Sorgenia, un’azienda che produce energia elettrica.
Sorgenia è controllata dalla CIR, la holding di Carlo De Benedetti, editore di Repubblica e del Gruppo l’Espresso.
Secondo l’articolo del Corriere, Sorgenia è vicina al fallimento e avrebbe liquidità soltanto per altre tre settimane.
Oltre al fallimento e alla cessione, le sue possibilità di salvezza sono in mano al governo, che potrebbe approvare una norma con la quale lo stato pagherebbe per il salvataggio dell’azienda.
In realtà, non c’è ancora nulla di deciso e, pubblicamente, non risultano discussioni sul tema del capacity payment, il principio già presente in Italia e che, se modificato dal governo, darebbe molti soldi a Sorgenia e ad altre società.
Massaro e Rizzo sul Corriere inseriscono però questa storia in una trama che parte dal famoso scherzo telefonico a Fabrizio Barca – nel quale sembrava che l’ex ministro parlasse di pressione proprio da parte di De Benedetti per accettare un posto nel governo Renzi – arriva fino al Monte dei Paschi di Siena e coinvolge anche il ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi, considerata vicina a Silvio Berlusconi.
Secondo questa ricostruzione, Guidi sarebbe stata attaccata da Repubblica, il giornale di De Benedetti, proprio per spingerla alle dimissioni e far in modo che fosse un altro ministro a gestire la questione Sorgenia (che è di competenza primaria proprio del ministero per lo Sviluppo economico).
Si chiama in gergo tecnico capacity payment, ed è un salvagente formidabile per quanti oggi producono ancora energia elettrica con il gas: a causa del boom delle energie rinnovabili e della crisi economica che ha affossato i consumi di energia le loro centrali restano spente la maggior parte del tempo.
E i bilanci vanno a picco.
Ecco allora spuntare quella miracolosa formula inglese, che si può tradurre così: i proprietari degli impianti termoelettrici vengono pagati lo stesso anche se le turbine non girano, semplicemente perché potrebbero produrre.
Una specie di imposta sulla riserva di capacità produttiva che entrerebbe in azione quando ce ne fosse la necessità, in grado di dare un bel sollievo ai conti malandati di alcuni produttori.
Quella tassa esiste già, ma i produttori vogliono molto più dei 150 milioni del vecchio capacity payment.
Secondo Assoelettrica ed Energia concorrente, per tenerli a galla servono almeno 600 milioni l’anno fino al 2017.
L’hanno scritto in un dossier di una decina di pagine spedito nelle stanze che contano con la dicitura «Riservato».
Chi sta peggio di tutti è Sorgenia, gruppo che fa capo alla Cir di Carlo De Benedetti, editore di Repubblica e del gruppo L’Espresso. Si trova a un passo dall’avvitamento finanziario: fra tre settimane finirà i soldi in cassa.
Il debito sfiora quota 1,9 miliardi. A metà degli anni Duemila le banche le avevano concesso generosi finanziamenti per realizzare centrali a turbogas.
Ma allora il mercato tirava. Poi, in soli cinque anni, è cambiato tutto. Alla crisi economica e al boom delle rinnovabili si è aggiunto l’alto costo dei contratti di acquisto del gas a lungo termine, i cosiddetti take or pay.
Risultato: con una produzione ridotta al 20 per cento e un debito diventato insostenibile per almeno 600 milioni, nel solo terzo trimestre 2013 Sorgenia ha messo a bilancio una perdita di 434 milioni: cento in più di quanti De Benedetti ne abbia incassati da Silvio Berlusconi dopo la sentenza sul caso Mondadori.

Fonte POST

La leggenda del Serpente Piumato


Quetzalcoatl, il dio serpente, signore della creazione, del sapere e del vento, era il re della città degli dei. 
Era totalmente puro, innocente e buono. 
Nessun compito era troppo umile per lui.
 Spazzava persino i sentieri degli dei della pioggia, così che essi potessero venire a portare acqua alla terra. 
 L’astuto fratello di Quetzalcoatl, Tezcatlipoca, il dio dei guerrieri, del cielo notturno e del fulmine, era infuriato per la sua assoluta bontà. Così decise, con alcuni amici, di fargli un brutto scherzo, trasformandolo in un furfante in cerca di piaceri. “ Gli daremo un volto ed un corpo umani !” sogghignò. Mostrarono a Quetzalcoatl il suo nuovo aspetto umano in uno specchio fumoso.
 Appena Quetzalcoatl vide il suo nuovo volto, si sentì posseduto da tutti i desideri materiali che affliggono il genere umano. Allora Quetzalcoatl gridò inorridito “ Non sono più adatto ad essere un re! Non posso comparire davanti al mio popolo in questo modo! 
” Il dio chiamò a sè Xolotl, il coyote. Questi era legato a Quetzalcoatl come fosse la sua stessa ombra, gli fece un manto di piume verdi, rosse e bianche prese dall’uccello quetzal.
 Gli fece anche una maschera di turchesi, una parrucca e una barba di piume blu e rosse.
 Poi gli dipinse le labbra di rosso, colorò la fronte di giallo e fece in modo che i suoi denti sembrassero quelli di un serpente.


Quetzalcoatl assunse così le sembianze del leggendario serpente piumato.
 Ma Tezcatlipoca aveva pensato a uno scherzo da fare al fratello. Gli diede del vino, dicendo che era una pozione per curare la sua malattia.
 Quetzalcoatl, che non aveva mai bevuto alcolici, si ubriacò.
 Mentre era stordito, Tezcatlipoca lo convinse a fare l’amore con sua sorella, Quetzalpetatl. 
Quando ritornò in sé, Quetzalcoatl si vergognò amaramente di quel che aveva fatto.
 “ Questo è un giorno funesto! ” disse, e decise di morire. Quetzalcoatl ordinò ai suoi servitori di fare una cassa di pietra, poi vi si stese e rimase lì dentro per quattro giorni. Infine si rialzò e disse ai suoi servitori di riempire la cassa con tutti i suoi tesori più preziosi e di sigillarla.
 Detto questo il dio si recò sulla riva del mare e lì indossò il manto di piume di quetzal e la maschera di turchesi. 
Poi si diede fuoco, e di lui non rimase più niente, a parte le ceneri sulla spiaggia. 
Da queste ceneri sorsero degli uccelli favolosi che salirono al cielo, i quetzal, appunto. 
 Quando morì Quetzalcoatl il sole non sorse per quattro giorni, poiché il dio era sceso nella terra dei morti con Xolotl per vedere il padre, Mictlantecuhtli. 
Quetzalcoatl disse a suo padre che era venuto a prendere le preziose ossa che custodiva per popolare la Terra, e il signore dei morti acconsentì. 
Quetzalcoatl e Xolotl presero le ossa preziose e ritornarono nella terra dei vivi.
 Quetzalcoatl spruzzò il suo sangue sulle ossa e diede loro la vita. Le ossa divennero il primo popolo, i Toltechi.
 Il dio insegnò al genere umano molte cose importanti. Egli trovò il mais, che era custodito dalle formiche, e insegnò agli uomini a coltivarlo.
 Insegnò agli uomini come lucidare la giada, come fare tessuti e creare mosaici. Ma soprattutto insegnò loro come misurare il tempo e capire le stelle, e stabilì il corso dell’anno e delle stagioni.
 Alla fine giunse il giorno in cui il serpente piumato dovette lasciare che gli uomini se la cavassero da soli. 
Quando quel giorno sorse, apparve nel cielo la stella Quetzalcoatl, ovvero il pianeta Venere. 
Per questo il dio è chiamato Signore dell’Alba. 
Alcuni dicono che Quetzalcoatl andò verso est su una zattera di serpenti, ma un giorno tornerà.

San Marino – La repubblica del Titano



Alla fine del III secolo l’imperatore Diocleziano scatenò contro il cristianesimo l’ultima persecuzione.
Secondo la tradizione, uno scalpellino dalmata, detto Marino, si rifugiò sul monte Titano.
Qui eresse una prima rocca e fondò, il 3 settembre del 301, una libera comunità destinata a durare sino a oggi: la più piccola e al tempo stesso la più antica repubblica del mondo.



La fondazione dell’insediamento nel IV secolo da parte di San Marino è senz’altro una leggenda, ma è tuttavia documentato che già nel 754 esisteva sul monte una rocca.
Nel 1243 furono eletti per la prima volta a capo della comunità due Capitani Reggenti.
A presidio della libertà della repubblica furono costruite nel medioevo tre distinte fortificazioni, che fanno da caposaldo alla cerchia di mura e sono il simbolo stesso del piccolo ma orgoglioso Stato arroccato sul monte Titano.
Esse figurano anche nello stemma della repubblica, appoggiate sopra una banda con la scritta Libertas (libertà).



Con il suo nucleo altomedievale, risalente al X o XI secolo, la rocca, o Guaita, è la parte più antica del complesso.
Nel punto più alto del monte si erge la torre Cesta, mentre l’isolata torre Montale, a pianta pentagonale, è la più piccola delle tre fortificazioni, collegate l’una all’altra da cammini di ronda e mura.
San Marino ha potuto mantenere nei secoli l’indipendenza in parte grazie alla sua posizione in cima a un monte di difficile accesso e alla saldezza delle sue fortificazioni, ma molto anche per l’intelligenza e l’abilità diplomatica dei suoi capi politici, che sono talvolta ricorsi all’aiuto esterno, ma senza mai asservirsi ad altre potenze.
Contro gli attacchi dei Malatesta riminesi, per esempio, San Marino si appoggiò ai Montefeltro, signori di Urbino.
E quando nel 1739 il cardinale Giulio Alberini cercò di espugnare l’antica repubblica, intervenne un decreto del papa per salvaguardarne l’autonomia.
Dal punto di vista tipologico, le fortificazioni di San Marino riprendono uno schema assai diffuso nel medioevo italiano: un castello posto nel punto più alto di una cresta collinare, da cui si diparte una cortina muraria che abbraccia l’abitato e che è, nei punti critici, rinforzata da solide torri.



Ciò che gli conferisce un impatto unico e straordinario è la splendida posizione in cui l’insieme è sorto, sulla cima di un monte che strapiomba per 700 m verso la pianura.
Questa situazione da “sentinella della Romagna”, che ne fa una fortificazione difficilissima da assalire, soprattutto se difesa con vigore, ha garantito nei secoli la sovranità della repubblica.
LA PIU’ PICCOLA E ANTICA REPUBBLICA D’EUROPA – Da secoli San Marino possiede la stessa costituzione parlamentare: il suo testo risale infatti al XVII secolo.
Il Gran Consiglio, composto da 60 delegati, viene tuttavia eletto direttamente dal popolo nella sua interezza e non più, come nel medioevo, dal assemblea dei capifamiglia.
Il parlamento nomina due Capitani Reggenti, che restano in carica sei mesi e possono essere rieletti solo dopo un periodo di tre anni.
Ancora oggi San Marino è uno Stato neutrale e, secondo un’antica tradizione, dà sempre rifugio ai perseguitati politici.
Giuseppe Garibaldi, patriota e rivoluzionario italiano minacciato nel 1849 da tre eserciti nemici, trovò qui protezione con i suoi compagni.
Il piccolo Stato (61 km quadrato e 25 000 abitanti) è membro delle Nazioni Unite nonché firmatario di un’unione doganale con l’Unione Europea e di una monetaria con i Paesi dell’Euro, pur non facendone  parte.I suoi francobolli sono assai apprezzati fra i collezionisti di tutto il mondo



Il nucleo originario della rocca Guaita, edificata sul luogo di un’antica torre d’guardia, è anteriore al 1253 e si distingue per la particolare posizione strategica.
Che la rese imprendibile nel corso dei secoli.



La Cesta è anteriore al 1320 e venne successivamente modificata per adattarla alle nuove esigenze dell’architettura militare.
Nella torre Cesta è allestito un Museo delle Armi, con una vasta collezione di armi e armature che spazia dal medioevo al XX secolo.
Una curiosità per uno Stato che, grazie alla sua posizione e alla decisione dei suoi abitanti, non è mai stato trascinato in guerra.



La torre duecentesca Montale ha la particolarità di essere priva della cinta muraria.
La sua costruzione venne probabilmente decisa per contrastare le mura espansionistiche dei Malatesta
Le tre fortificazioni principali, collegate da sentieri pedonali si innalzano dai resti delle mura concentriche medievali e sono visitabili compiendo una esaltante passeggiata lungo via della Rocca.

Animali... più li conosci più li ami Umani ....esattamente il contrario



Ha vegliato il compagno morto, o la compagna, per una settimana senza mai abbandonarlo.
Non è un cane ma un vituperato colombo di città.
E’ accaduto nei giorni scorsi a Savona quando, sul tetto di un magazzino di un cortile del centro città, un colombo si è accasciato ed è morto; un altro volatile – il compagno o la compagna - è subito sceso e gli si è affiancato dolcemente senza più abbandonarlo, giorno e notte, avvicinato a sua volta da altri colombi che forse gli portavano cibo.
Al fatto hanno assistito diverse persone, i cui terrazzi e finestre sporgono sul cortile, che si sono turbati ed impietositi, anche molti che normalmente sono ostili a questi animali, ed hanno avvertito i volontari della Protezione Animali.
L’assistenza del superstite al compagno morto è andata avanti per una settimana, amorevolmente osservato e protetto dai volontari dell’ENPA e dagli abitanti dirimpettai che, alla fine, non potendo più sopportare lo strazio di questa veglia funebre, hanno chiesto ai volontari di rimuovere il corpo dell’animale.
Un episodio che all’ENPA sperano faccia riflettere gli indifferenti, gli ostili ed i nemici prevenuti degli animali, sempre meno ma sempre presenti e “rumorosi” quando si tratta di perseguitare specie ingiustamente considerate nocive e dannose e quindi, per giustificarne l’uccisione, ritenute incapaci di sentimenti e sensibilità sorprendenti.
Questa specie è monogama si occupano entrami della prole alternandosi anche nella cova e nutrendo i piccoli

MITICI ......se non ci fossero bisognerebbe inventarli

Monete rare italiane


Le monete rare italiane possono raggiungere importanti quotazioni sul mercato dei collezionisti di numismatica. 
Sempre che, ovviamente, siano tenute in condizioni ottimali, senza graffi, sbavature o meglio ancora in “fior di conio”, ovvero perfette come appena prodotte. 
Ci sono poi altri tipi di monete rare che possono interessare i collezionisti, le aste e diventare piccoli tesori anche per investimenti a lungo termine. 
È il caso delle cosiddette “proof”, ovvero delle monete di prova che i collezionisti italiani definiscono monete “a fondo specchio” poiché quando si tratta di monete prodotte per prova, spesso non vengono stampate in tutti i particolari. 

Le prove di moneta, nate nel Seicento dalla Zecca Reale Inglese durante il regno di Carlo II sono in tiratura limitatissima ed hanno spesso dei particolari pregiati o sono prodotti su materia prima  come l’argento.
 In Italia un esempio importante è rappresentato alla 500 lire in argento di prova del 1957, la cosiddetta “3 caravelle” poiché appunto su un lato vi erano riprodotte le caravelle di Cristoforo Colombo. 
Già la moneta tradizionale tenuta in ottimo stato vale circa 100 euro. Nel caso in cui, tuttavia, ci si imbattesse nella versione di prova, caratterizzata dalla stampa con le bandiere che sventolano a sinistra, allora il prezzo schizza fino a 10 o addirittura 15mila euro per una “fior di conio” Basti pensare che le versioni dichiaratamente di prova della 500 lire con le tre caravelle furono stampate in appena 1004 esemplari.


Ci sono numerose curiosità che possono fare la fortuna dei collezionisti. Esempio le 100 lire “Minerva prova” sono piuttosto rare e arrivano fino alla quotazione di 500 euro.
 Le 50 lire “vulcano”, invece, possono valere 50-60 euro, sempre nella versione di prova (quelle del 1954 sono più rare e valgono fino a 300 euro se sono ben conservate). 
Anche le 10 lire di prova possono arrivare a valere molte volte in più rispetto al valore originario mentre le 200 lire proof valgono piuttosto poco anche se sono considerate molto interessanti dai collezionisti.

 Fonte : http://www.fanpage.it

Roma :Parco Savello, il giardino degli aranci

Il giardino degli aranci è un luogo romantico senza tempo ne spazio, varcato il cancello si lasciano alle spalle le preoccupazioni, gli impegni che scandiscono inesorabili le nostre giornate. 
Una volta entrato puoi liberare la mente, passeggiando per il parco oppure godendoti uno dei panorami più belli della Capitale.


Parco Savello, più noto come Giardino degli Aranci, è un piccolo terrazzo sull' Aventino che affaccia sul Tevere.
 Da questo angolo, tra i più amati e frequentati della città, si gode una delle viste più belle di Roma. 
Il parco si estende nell'area dell'antico fortilizio eretto dalla famiglia dei Savelli tra il 1285 e il 1287 presso la chiesa di Santa Sabina sull'Aventino, su un preesistente castello fatto costruire dai Crescenzi nel X secolo. 
L'attuale giardino fu realizzato nel 1932 da Raffaele de Vico, dopo che già agli inizi degli anni Venti del '900, con la nuova definizione urbanistica dell'Aventino, era stato previsto di destinare a parco pubblico l'area che i padri Domenicani della vicina chiesa tenevano a orto.


Il Parco Savello si estende nell'area dell'antico fortilizio eretto dalla famiglia dei Savelli tra il 1285 e il 1287 presso la chiesa di Santa Sabina sull'Aventino, su un preesistente castello fatto costruire dai Crescenzi nel X secolo.
 L'attuale giardino fu realizzato nel 1932 da Raffaele de Vico, dopo che già agli inizi degli anni Venti del '900, con la nuova definizione urbanistica dell'Aventino, era stato previsto di destinare a parco pubblico l'area che i padri Domenicani della vicina chiesa tenevano a orto, in modo da offrire libero accesso alla vista da quel versante del colle, unendola con quella allora occupata dal Lazzaretto Comunale, corrispondente a parte dell'attuale Giardino di S. Alessio, per creare un nuovo belvedere da affiancare a quelli del Pincio e del Gianicolo.


Il giardino, piantato ad aranci, con riferimento all'arancio presso cui predicava S. Domenico, fondatore dell'ordine, conservato nel vicino chiostro di S. Sabina e visibile tramite un foro aperto nel muro del portico della chiesa, ha ricevuto da de Vico un'impostazione rigidamente simmetrica, con un viale mediano in asse con il belvedere, che si apre in due slarghi: in quello di destra era in origine collocata la fontana realizzata da Giacomo della Porta per Piazza Montanara, e dal 1973 trasferita a piazza S. Simeone ai Coronari. 
L'ingresso principale, in Piazza S. Pietro d'Illiria, fu arricchito nel 1937 dal portale proveniente da Villa Balestra sulla via Flaminia.

Mi scuso per l'immagine di stamattina



Stamattina ho postato un'immagine per darvi il buon giorno .....il sito me l'ha fatta prendere per poi trasformarla in pubblicità facendomi rischiare anche la chiusura del blog.
Trovo la cosa a dir poco disdicevole.
Tutte le immagini che sono caricate in rete sono pubbliche era più serio mettere il Copyright o impedirne la pubblicazione.
Dico all'amministratore di questo sito che se vuole avere visibilità che la paghi non usare questi escamotage puerili e lesivi per gli altri
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