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mercoledì 4 marzo 2015

Il mistero delle Lampade di Dendera:gli antichi Egizi conoscevano il segreto dell’elettricità?


Le lampade di Dendera sono quello che si possono definire veri e propri OOPArt, e cioè uno o più oggetti storici, archeologici o paleontologici trovati in un contesto molto strano o totalmente estraneo rispetto al periodo storico degli oggetti stessi. 
Il termine fu coniato dal criptozoologo Ivan T. Sanderson e da allora è spesso usato da chi tenta di dare una spiegazione alle teorie storiche ufficiali. 

Le lampade di Dendera, sono oggetti simili appunto a delle lampade, ma raffigurate in un bassorilievo nel tempio di Hator a Dendera (Egitto), risalente alla IV dinastia e cioè oltre 4500 anni fa. Nella raffigurazione sono rappresentati alcuni sacerdoti intenti ad officiare un rito attorno a degli oggetti che dall’archeologia ufficiale sono stati definiti fiori di loto con al centro un serpente che nasce per rappresentare un antico mito egizio legato al dio Osiride.
 Ma come possiamo vedere nella foto questo disegno si presta a numerose interpretazioni.
 Teorie alternative propongono tutt’altra interpretazione per il bassorilievo, che è diventato famoso appunto come il disegno delle “Lampade di Dendera”, ma cosa ha portato a pensare a questo?

 I sostenitori della teoria alternativa credono che il gambo del fiore di loto potrebbe essere una sorta di cavo elettrico, quella specie di sostegno che dovrebbe essere una rappresentazione della colonna dorsale del dio Osiride sarebbe invece la prima raffigurazione di un isolatore elettrico, mentre quell’oggetto ondulato che si vede all’interno, sarebbe una sorta di filo di un metallo conduttore simile a quello che si trova oggi nelle moderne lampadine, con attorno un vetro. 

Qui di seguito il bassorilievo portato su carta che ci consente di osservare meglio i vari elementi.


Effettivamente se ci soffermiamo bene ad osservare il disegno nell’insieme, sembrano essere raffigurati due strumenti adibiti a qualche genere di funzione.
 Molte congetture sono state fatte sulla tecnologia degli antichi egizi, ma che avessero scoperto anche la corrente elettrica? Soffermiamoci sui particolari. 
Il supporto che come abbiamo detto sarebbe la rappresentazione della colonna dorsale del dio Osiride, somiglia molto agli isolatori elettrici che possiamo osservare tutti i giorni sopra le nostre teste nelle linee elettriche, e che servono ad isolare le colonne dai cavi dell’alta tensione, nella foto sotto vediamo il confronto e come potete ben notare sono molto simili.



Questo ,insieme al filo-serpente all’interno della presunta lampadina, è forse il particolare che da più nell’occhio, ma se volessimo veramente credere all’ipotesi della lampada, nel disegno si possono trovare altri particolari riconducibili ad un vero e proprio impianto elettrico con segnali di pericolo e schemi annessi.


1 Sacerdote 
2 Vapori ionizzati 
3 Scarico elettrico (serpente) 
4 Zoccolo della lampada (fiore di loto) 
5 Cavo (gambo del fiore di loto)
6 Dio dell’aria 
7 Isolatore 
8 Simbolo del pericolo [Thoth con i coltelli] 
9 Simbolo della corrente 
10 Simbolo della polarità inversa 
11 Strumento per la conservazione dell’energia (batteria?) 

 Alcuni studiosi convinti da questa ipotesi, fanno notare inoltre che il gambo di un fiore di loto non si sviluppa orizzontalmente lungo la terra come nel rilievo, ma nella maggior parte dei casi e delle rappresentazioni egizie il gambo del fiore di loto non è visibile affatto, poiché fiore acquatico e quindi sommerso.
 In più il fiore di loto non è mai stato rappresentato con quella specie di sfera di vetro, e che anche se il disegno rappresentasse il serpente che nasce dal loto non avrebbe avuto senso disegnare una cosa simile.

 Un’altra cosa che ha fatto molto discutere è il fatto della presenza del dio Toth con i coltelli in mano, che gli egizi erano soliti usare come simbolo di un grande pericolo.
 Un semplice fiore di loto che pericolo poteva mai generare? Ma le coincidenze non sono finite qui. 

Poco tempo dopo la scoperta del tempio di Dendera (avvenuta nel 1857), lo scienziato inglese sir William Crookes costruì una lampada in grado di emettere raggi x chiamata “tubo di Crookes” nel quale possiamo vedere molte similitudini con la lampada di Dendera in quessto schema:


Un cavo che parte dall’estremità del tubo di Crookes arriva fino all’isolatore ad alto voltaggio; nell’antico Egitto il presunto isolatore veniva rappresentato con un simbolo chiamato ZED. Stesso oggetto che possiamo ritrovare all’interno della piramide di Giza, da sempre presunto catalizzatore di energia, e schematizzato in molte altre rappresentazioni sparse qua e là per tutto l’Egitto. 

Nella foto di seguito possiamo osservare lo ZED all’interno della piramide.


All’interno del tubo di Crookes la luce viene diffusa tramite una serpentina luminosa che ritroviamo, guarda caso, anche nel bassorilievo di Dendera. 
Sappiamo che gli antichi Egizi chiamavano il serpente nato dal loto con il nome “SEREF”, che significa “illuminare”, solo un caso? Forse il mito del serpente nato dal fiore di loto può essere ricondotto in senso figurato alla luce che nasce da una lampadina… 
Ma quindi gli egizi avevano veramente scoperto l’uso della corrente elettrica 4000 anni prima di Benjamin Franklin? 
Su questo sono stati fatti molti studi e scoperte. 
Si sa che il fenomeno dell’elettricità fu studiato anche dagli antichi greci e dai babilonesi, e che quindi questi antichi popoli erano per lo meno a conoscenza della possibilità di sfruttare questo elemento naturale. 
Se ci siano veramente riusciti resta ancora un mistero o una semplice ipotesi, ma come tutti sappiamo il grande antico popolo egizio era capace di cose sorprendenti…

 Fonte: informazioneconsapevole.

Cinereous Mourner, l'uccello che in Amazzonia imita un bruco velenoso per difendersi dai predatori


La maggior parte dei volatili giovani si affida ai propri genitori per la protezione. Ma i piccoli del Cinereous Mourner hanno sviluppato una tattica di sopravvivenza speciale per evitare di diventare vittima dei predatori. 
Si tratta di imitare in tutto e per tutto nell’aspetto un bruco velenoso. 

Questi uccelli da giovanissimi sono ricoperti di penne acuminate che li rendono simili ad enormi bruchi velenosi e che allontanano i predatori, mettendoli in guardia con i loro colori vivaci.
 Queste caratteristiche li rendono simili ad una preda velenosa da evitare e scoraggiano i nemici dall’avvicinarsi. 
Si tratta di una strategia per ridurre le probabilità di predazione nei nidi. 

La somiglianza morfologica di questi uccelli con dei bruchi velenosi ha colpito davvero molto gli esperti, dato che le punte bianche delle piume sono molto simili alla peluria dei bruchi stessi. Il Cinereous Mourner avrebbe sviluppato questo vantaggio evolutivo molto affascinante per compensare il tempo relativamente lungo che i pulcini trascorrono nel nido prima di avventurarsi nel mondo da soli. 
Si tratta di un periodo di 20 giorni in cui sono particolarmente vulnerabili ai predatori in assenza dei genitori nel nido. 

 Questa strategia è conosciuta come mimetismo di Batesian ed è presente in molte altre specie, secondo gli esperti, in particolare in alcune farfalle.






Grazie a questo stratagemma il pulcino diverrà adulto:

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