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lunedì 30 maggio 2016

Il giardino di Emily Dickinson torna a fiorire


Emily Dickinson è oggi ritenuta una delle più importanti figure letterarie dell’Ottocento americano. Ma non fu così in vita: compose, infatti, 1775 poesie vedendone pubblicate solo sette. 
Di lei s’è saputo – a poco a poco e non e da molto – che è anche riconosciuta come una provetta botanica. 
La conferma arriva dall’Università del Massachusetts, in Usa; dove un team di archeologi ha riportato in vita l’antico orto e il giardino nel quale la poetessa amava trascorrere le giornate. 
Meglio sarebbe a dire le nottate. La Dickinson infatti soffrì per tutta la vita di un problema oculare che la costringeva a dedicarsi al giardinaggio durante le ore notturne.

 Gli scienziati hanno già creato un appezzamento ortivo che riproduce in tutto e per tutto quello dei Dickinson, e presto (ri)sorgerà anche il frutteto e la famosa serra della tenuta, abbattuta nel 1916.
 Gli esperti hanno compiuto degli scavi per risalire agli antichi confini della dimora agreste dei Dickinson e ora si apprestano alla sfida più avvincente: trovare in qualche anfratto delle sementi appartenute alla poetessa, confidando sul presupposto che molti semi sono in grado di conservarsi per secoli, mantenendo il loro potere di germinazione. 

Come sappiamo dell’atavica passione di Emily Dickinson per le piante? 
Basta leggere le sue opere.
 Per seicento volte sono menzionati nomi di piante e almeno un’ottantina di varietà differenti. 
Amava raccontare di rose, tarassachi, trifogli, orchidee e pratoline. Nelle lettere non dimenticava di porre un fiore essiccato. E i suoi erbari erano delle autentiche opere d’arte.








Ecco un suo scritto: 
“Dio fece una piccola genziana,
 che tentò di essere una rosa. 
E fallì e l’estate tutta intera rise. 
Ma appena prima delle nevi,
 là si levò una purpurea creatura
 che incantò tutta la collina.
 E l’estate nascose la sua fronte 
e lo scherno fu zittito. 
Il gelo era la sua condizione, 
l’indaco non giunge
finché il nord non lo invoca 
Creatore, io fiorirò?”. 

Serve aggiungere altro?

 Fonte www.rivistanatura.com
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