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mercoledì 17 febbraio 2016

Storia curiosa: che ci fanno il dio egizio Anubi e le scritte celtiche in un'antica grotta dell' America del nord ?


Situata in Oklahoma, nei pressi di Tulsa, la Grotta di Anubi si compone di cinque grotte apparentemente insignificanti, ma che a causa del loro contenuto sono diventate oggetto di sconcerto da parte dei ricercatori. 
 Le cavità, infatti, contengono delle insolite sculture che raffigurano il dio egizio Anubi, nel suo tipico aspetto di sciacallo e un’enigmatica scultura di un grande toro.
 Ad alimentare il mistero, a poca distanza dalla grotta, nel 2010 è stata trovata rinvenuta una roccia arenaria lungo il fiume Arkansas, la quale raffigura una grande scultura di un toro, sullo stile delle immagini geroglifiche del bue Api, considerato divino dagli antichi egizi, molto simile a quello raffigurato nella Grotta di Anubi.
 Come è possibile che icone dell’antica cultura egizia siano potute arrivare in Nord America in epoca precolombiana?
 In realtà, l’iconografia presenta all’interno della grotta è ancora più complessa, in quanto all’interno di essa sono stati trovati esempi di ‘Ogham‘, un’antica lingua celtica usata in Irlanda e Scozia intorno al 350 d.C.


La scoperta della Grotta di Anubi risale al 1968, quando un giornale locale dell’Oklahoma riportò la notizia di una misteriosa grotta ricoperta di figure e segni.
 Dieci anni dopo, un gruppo di ricerca guidato da Gloria Farley, si recò sul posto trovando quelle che si rivelarono essere cinque grotte.
 La prima grotta aveva tre pareti completamente ricoperte di scritte e petroglifi.
 La figura più rilevante era l’immagine canina con le orecchie a punta, con una corona sul capo e con una specie di frusta sulla schiena, molto simile al flagello regale dell’antico Egitto. 
Inoltre, fu rilevata la presenza di scritte in caratteri Ogham e scritte in numidico.
 La Farley identificò la figura dello sciacallo con il flagello sulla schiena con Anubi, termine greco che indica il dio egizio Anpu. Frequentatore di necropoli e di caverne, egli era ritenuto abitatore del mondo sotterraneo, e quindi dio dei morti ai quali assicurava vitto e buona sepoltura.
Come spiega Edicolaweb, Anubi è generalmente raffigurato come uno sciacallo nero dalla folta coda, o come un uomo dalla pelle nera con la testa di sciacallo. 
Lo sciacallo è solitamente in posizione sdraiata, accosciato con la testa levata. 
 La raffigurazione di Anubi nella grotta dell’Oklahoma è molto simile ad un’immagine dipinta su un papiro del Nuovo Regno, databile al periodo 1580-1090 a.C., ed oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. 
 Esso appare in un quadro che raffigura il corso del sole e cammina al di sotto del trono cubico di Râ-Harakte. 
Tale forma di Dio solare raffigura un uomo dalla testa di falco, sovrastata dal disco solare e dall’ureo, il serpente sacro. Talvolta, infatti, si assimila Anubi al dio sole.


Phil Leonard, esperto della Grotta di Anubi, in un’intervista rilasciata ad History Channel ha spiegato che le incisioni trovate nella grotta potrebbero essere state eseguite da antichi adoratori di Mitra e che la grotta sia stata progettata come un indicatore per gli equinozi. 
 Le Grotte di Anubi rappresentano le testimonianze meglio conservate dell’antico culto di Mitra, che ha attraversato tempo e distanze, dall’Impero Persiano fino a quello Romano.

 Il dio Sole Mitra era venerato in India prima del 2000 a.C.. Successivamente, il culto si diffuse in Persia e in Asia Minore, fino a diventare un dio ellenistico e romano, che fu adorato nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C. 
Non è chiaro quanto vi sia in comune fra questi tre culti. 
 Le origini del culto mitraico nell’Impero Romano non sono del tutto chiare e sarebbero state influenzate significativamente dalla scoperta della precessione degli equinozi da parte di Ipparco di Nicea. 
Mitra sarebbe la potenza celeste capace di causare il fenomeno. In ogni tempio romano dedicato a Mitra il posto d’onore era dedicato alla rappresentazione di Mitra nell’atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un giovane energico, indossante un cappello frigio, una corta tunica che s’allarga sull’orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle.
 Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all’indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada. 
 Un serpente ed un cane sembrano bere dalla ferita del toro, dalla quale a volte sono rappresentate delle gocce di sangue che stillano; uno scorpione, invece, cerca di ferire i testicoli del toro. 

 Questi animali sono proprio quelli che danno nome alle costellazioni che si trovavano sull’equatore celeste, nei pressi della costellazione del Toro, quando durante l’equinozio di primavera il sole era nella costellazione del toro, periodo denominato Era del Toro.

 Quando il mitraismo finalmente si diffuse tra i popoli celtici dell’Europa Occidentale e in Gran Bretagna, l’enfasi posta sulla raffigurazione di Mitra che uccide il toro fu molto grande. È interessante notare che la scultura del toro sulle rive del fiume Arkansas sembra riprodurre anche il sanguinamento, il ché da ulteriore credito alla teoria di Mitra. 
 Certamente rimangono molte domande senza risposta.
 Ammesso che i popoli celtici si siano spinti fino in Nord America, perché costoro hanno ritenuto necessario raffigurare il dio Anubi assieme al dio Mitra? 
Sembra la raffigurazione di una sorta di passaggio di consegne tra divinità.
 Inoltre, come esattamente l’antico popolo celtico ha raggiunto l’Oklahoma? 
Certamente, questa scoperta rafforza l’idea che i vichinghi, abili navigatori, abbiano raggiunto l’America del Nord secoli prima di Colombo. 

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it

La statua equestre di Marco Aurelio


La statua di Marco Aurelio è l'unica statua equestre giunta integra fino ai giorni nostri; all'epoca del posizionamento (la statua venne eretta nel 176 d.C.) le statue equestri erano numerosissime, ma in seguito vennero distrutte dai cristiani.
 La statua di Marco Aurelio è giunta fino a noi perché all'epoca, secondo la tradizione, venne identificata con l'immagine di Costantino, imperatore convertitosi al cristianesimo, e per questo risparmiata. 
 E' tuttora sconosciuto dove fosse situata la statua in precedenza, tuttavia, visto che si tratta di una statua celebrativa, è possibile che la statua fosse o nel Foro Romano o sulla piazza con il tempio dinastico che circondava la colonna Antonina (l'attuale piazza Colonna). 
 Secondo le fonti la statua sarebbe stata collocata al Laterano almeno dalla fine dell'VIII secolo d.C. ma nel 1538 il monumento è stato posto nella piazza del Campidoglio per ordine di papa Paolo III, poiché sul colle dal 1143 era stata posta l'autorità cittadina; in seguito nel 1539 venne affidato a Michelangelo in compito di risistemare la statua che venne posta al centro della piazza diventando il perno dei complesso architettonico.


Nel gennaio del 1981 la statua venne rimossa dal basamento e portata presso l'Istituto Centrale per il Restauro di Roma, dove fu oggetto di un restauro conservativo molto lungo. 
 Nel 1990 il monumento è stato riportato in Campidoglio ed è stato collocato all'interno del cortile dei Musei Capitolini in un ambiente protetto.
 Il monumento attualmente visibile sul basamento michelangiolesco è una perfetta copia della statua di bronzo. 

 Fonte: archeoroma.com
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