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lunedì 4 novembre 2013

Secret Garden - Nocturne

Ubuntu


Un antropologo propose un gioco ad un gruppo di bambini africani: Mise un cesto pieno di frutta accanto a un albero e disse loro che il primo che vi arriva, vince i dolci frutti. 
Quando disse "partenza", i bambini si presero tutti per mano e corsero verso il cesto, poi si sedettero e gustarono la frutta tutti insieme. 

Quando l’antropologo chiese loro il perché corsero tutti insieme, quando solo uno poteva avere tutto per sé, i bambini risposero:

 ” Ubuntu … come può uno di noi essere felice se tutti gli altri sono tristi”? 

UBUNTU nella cultura Xhosa vuol dire: ” Io sono perché noi siamo ”.

Thailandia: Wang Boran, Il Santuario della verità


Un universo di simboli intagliati nel legno rappresentano l'equilibrio e l'armonia nel santuario della Verità, sulla baia di Pattaya.
 La tranquillità regna sovrana tra guglie, angeli, dei e animali, mentre decine di artisti, con calma, ogni giorno continuano a scolpire i 105 metri di altezza della struttura.
 Lavorano nel santuario da ventiquattro anni. Arrivano dal Laos, dal Vietnam, dalla Cambogia.


Il loro lavoro non finirà mai, spiegano, perché il tempio della Verità è stato concepito come un'opera d'arte senza fine: è un santuario che non smetterà mai di essere costruito. E non solo per ragioni filosofiche e religiose, ma anche per continuare a dare lavoro alla gente: è una costruzione superba ma, spiegano nel tempio "è stata creata non per arroganza, ma per la bontà che nasce dalla religione, dalla filosofia e dall'arte" .


Procedono con calma nei cento metri di lunghezza della struttura, si godono il tempo del loro compito: intagliare ogni centimetro ( il tempio è interamente costruito in legno ) disegnando con l'arte le verità religiose e filosofiche orientali.
 Questa era l'idea del miliardario Thail Khun Lek Viriyaphan che lo concepì: ogni punto deve essere lavorato. 
Una volontà che continua anche oggi che lui non c'è più: la sua famiglia infatti non ha mai smesso di chiamare generazioni di intagliatori non solo dalla Thailandia ma anche dai Paesi vicini.


 Una scala di legno lunga un centinaio di metri è aperta al centro del tempio, per arrivare a scolpire fin lassù in cima, sotto il tetto. Lavorano in ogni luogo: nell'alzata dei gradini, sulle guglie, sulle pareti, sulle colonne, sulle porte, all'interno e all'esterno.
 Ogni immagine intagliata è profondamente simbolica.
 All'interno del tempio, il genio degli artisti ha lavorato su sette elementi creatori - cielo, terra, Padre, Madre, luna, sole e stelle - all'esterno, invece, su quattro: la religione, la vita, la filosofia immortale, la pace.


Rappresentati, sulle guglie attraverso statue in legno: la prima con un fiore di loto, la seconda con le età della vita, la terza con un libro, la quarta con un piccione appollaiato sulla mano, simbolo di pace. Nel punto più alto, sulla guglia centrale, c'è il simbolo di Phra Sir Ariyamethai, il Buddha quinto dell'era Bhadhra. 
La scelta è tutta filosofico - religiosa: il tempio della verità vuole essere infatti un luogo dove la gente possa riunirsi per riconoscere i sette creatori e i quattro elementi che porteranno al mondo ideale. In un percorso sia individuale che collettivo.


Ma quali sono i passi da compiere per arrivare al mondo ideale?
 Innanzitutto la guerra tra il bene e il male, rappresentata con le storie di Mahabharta e Ramayana al fine, spiegano "di contribuire alla lotta contro i desideri personali e la lussuria". 
Ed ecco che il Santuario della Verità diventa tutto uno snodarsi di storie buddiste e di tradizioni indù.


Sul frontone, la saggezza che sconfigge l'ignoranza; nelle sculture del lato frontale, l'amore dei genitori verso i figli "che è più grande di un oceano". E poi ancora: statue che raccontano episodi della Krishnavatar, l'ottava reincarnazione di Vishnu e la Bhagavatgita, una delle più celebri testi di induismo. 
Altre sculture ancora rappresentano il sole (l'onore e lo status sociale), Marte (il coraggio e l'industria), Mercurio (la dolcezza), Giove (la saggezza), Venere (la ricchezza), Saturno (l'infelicità e la sofferenza). E poi i quattro elementi. Tutto per meditare sulle grandi questioni del cielo e della terra e sui diversi percorsi filosofici e religiosi che portano ad esse.

Perché le piante vivono più a lungo degli animali



Abete rosso le cui radici hanno 9.550 anni, trovato in Svezia

Con circa 200 anni di vita media, la balena artica è forse l’animale più longevo al mondo, eppure la durata della sua esistenza impallidisce di fronte a quella di molte piante, che sopravvivono tranquillamente per secoli, se non millenni.
Come mai?
Il merito è di una popolazione di cellule staminali presenti nelle radici, meno sensibili ai danni che si accumulano nel Dna durante la divisione cellulare, che fornirebbero alle piante una maggiore resistenza all’invecchiamento.
Stando a uno nuovo studio dell’Università di Ghent, pubblicato sulle pagine della rivista Science Express, a regolare il funzionamento di queste cellule sarebbe una proteina, il fattore di trascrizione Erf115.
La crescita e lo sviluppo degli organismi (piante o animali che siano) dipende dalla continua produzione di nuove cellule, che vanno a sostituire quelle danneggiate.
È di questo si occupano le cellule staminali (chiamatemeristematiche nelle piante), strutture “indifferenziate” che mantengono la capacità di trasformarsi in altri tipi di cellule “specializzate” in caso di bisogno.
In tutte le cellule però, anche nelle staminali quindi, ogni nuovo ciclo di divisione cellulare porta all’accumulo di piccoli errori di copiatura nel materiale genetico, che a lungo andare ne compromettono il funzionamento.
Col tempo dunque le staminali perdono la loro capacità di sostituire le cellule malfunzionanti dell’organismo, causandone l’invecchiamento.
Accanto alle cellule meristematiche normali, nelle radici delle piante sono presenti anche dei nuclei di cellule staminali che si dividono più raramente (circa 3-10 volte meno delle altre), definite quindi quiescenti.
Subendo meno cicli di divisionecellulare, queste cellule risultano meno sensibili all’accumulo di danni all’interno del loro Dna.
“Le cellule staminali quiescenti mantengono una copia intatta del Dna, che può essere utilizzata per rimpiazzare le cellule danneggiate in caso di bisogno”, spiegaLieven De Veylder, ricercatore dell’università olandese che ha coordinato il nuovo studio.
“Anche negli animali è presente un meccanismo simile, ma quello delle piante è più ottimizzato.
È per questo che molte specie vegetali possono vivere per centinaia di anni, mentre per gli animali è molto raro”. La scoperta del team di Veylder è dunque che la transizione tra cellule staminalinormali e quiescenti è regolata da questo fattore di trascrizione.
Quando la pianta ha bisogno di rimpiazzare le cellule meristematiche, all’interno delle staminali quiescenti si attiva Erf115, dando il via alla produzione di un ormone, laphytosulfokine, che a sua volta attiva la divisione cellulare. Secondo i ricercatori, le piante riescono in questo modo a rispondere ai periodi di stress generando cellule staminali in maniera mirata, e mantenendo al contempo un serbatoio di cellule staminali “giovani” (che hanno subito meno divisioni e quindi un minor accumulo di danni al Dna) che garantiscono loro una maggiore longevità.

Pianetablunews

La bottiglia più costosa del mondo


Chambord Liquore Royale de France è un liquore di lampone nero racchiuso in una bottiglia che si ispira ad un antico simbolo medievale che rappresentava l’autorità cristiana, avrete certamente già notato la croce che sormonta il tappo di questa esclusiva bottiglia
Quella che vedete in foto però è una bottiglia molto particolare realizzata in collaborazione con Donald Edge allo scopro di trasformarla nella più preziosa al mondo, ergo la più costosa. La bottiglia di Chambord che porta la firma di Donald Edge è stata decorata con oro e pietre preziose: 1.100 tra diamanti, brillanti e smeraldi, ad arricchire ulteriormente questo gioiello da tavola anche un certo numero di preziose perle. Un totale di 18 carati di pietre che si legano armoniosamente con le rifiniture in oro.
Questa bottiglia ha un valore di oltre 2 milioni di dollari ed è attualmente in lista per entrare a far parte dei Guinness World Records.

Olii essenziali e loro utilizzo. costano poco, sono sicuri, e perché no confezionati bene si possono regalare

È possibile fare da soli gli olii essenziali (per essere precisi degli oleoliti) utilizzando erbe e fiori del giardino e dell’orto, avendo come base (olio portante) un olio vegetale, sia questo olio extravergine di oliva o di mandorle o di germe di grano
Utilizziamo per comodità l’olio di oliva disponibile in ogni cucina e, come unità di misura ci serviremo di una tazza da 250 ml.
Per l’utilizzo sulla pelle è più indicato l’olio di mandorle.
Per quanto riguarda le erbe possiamo utilizzare a seconda delle stagioni lavanda, violetta, menta, melissa, rosmarino, origano, salvia, timo, rosa, ecc, purché biologiche e prive di pesticidi.
Si possono utilizzare singolarmente oppure se ne possono abbinare diversi tra loro, ad esempio rosa e lavanda.
La raccolta delle parti aeree di erbe e fiori va fatta al mattino e prima della fioritura.
Ricordate di eliminare (non uccidere!) eventuali animaletti, poi lavare e asciugare con carta assorbente.

Partiamo con il metodo a freddo:

250 ml di olio vegetale
1 tazza da 250 ml di foglie, erbe o fiori freschi

Preparazione.
Mettete in un busta di plastica le foglie e i fiori, chiudetela e schiacciante lievemente, ad esempio con un pestello di legno o un mattarello.
Questa operazione serve a provocare l’uscita dell’olio dalle parti aeree della pianta.
Subito dopo mettetele in un grande vaso di vetro dalla bocca larga e con un tappo di sughero insieme all’olio vegetale a cui le piante officinali cederanno via via il loro aroma.
Riponetelo in un luogo tiepido ma non a diretto contatto con i raggi del sole, per un periodo variabile dalle 24 alle 48 ore.
Filtrate poi con l’aiuto di una garza di cotone.
Per conservare il vostro olio essenziale utilizzate una bottiglietta di vetro scuro con il tappo contagocce

Come Utilizzarlo - Sapone liquido 
   

Il sapone può essere fatto in casa anche liquido, molto comodo soprattutto per lavarci le mani e il corpo.
Possiamo realizzarne facilmente uno a partire dal nostro sapone di Marsiglia classico.
Ecco cosa ci serve:
50 g di sapone di Marsiglia
1 L e mezzo di acqua di rubinetto
50 gocce di un olio essenziale a scelta
1 cucchiaio di un olio profumato idratante come quello alle mandorle dolci (oppure di mais o di riso)
Per fare il nostro sapone liquido dobbiamo grattugiare il panetto di Marsiglia e mettere le scaglie a sciogliersi in una pentola con 1 litro d’acqua.
Quando l’acqua arriva a bollore occorre spegnere il fuoco e aspettare che il sapone si sciolga completamente, quindi si lascia riposare fino al giorno dopo, coprendo la pentola con un panno.
A questo punto il sapone sarà diventato una massa gelatinosa che andrà resa fluida, ma non con il calore.
Come si può notare, questa ricetta del sapone fatto in casa è praticamente a freddo (con un buon risparmio energetico). Con il frullatore ad immersione non ci resta che sciogliere il sapone aggiungendo un po’ dell’acqua  se fosse necessario. Una volta ottenuta la fluidità desiderata, potremo aggiungere l’olio di mandorle e le gocce di olio essenziale e infine versare nei flaconi erogatori. 
Usate quelli già usati precedentemente ben lavati
Et voila, pronto per l’uso!

Le saponette
Un buon motivo per farci il sapone da noi, è che sappiamo cosa contiene.
Un buon sapone è infatti totalmente atossico, con sostanze che fanno bene alla nostra pelle, che la nutrono e non la seccano come i normali saponi industriali che troviamo in commercio.
Per il sapone fatto in casa senza soda, adatto, quindi, all’igiene del corpo, ci servono poche cose:
Glicerina
Coloranti alimentari
Oli essenziali (limone, lavanda, bergamotto, rosa eccetera)
Stampi in silicone di varie forme.
Si prende la glicerina, un materiale bianco-trasparente che troverete in forma solida, e la si fa sciogliere a bagnomaria un po’ come si fa per la cera delle candele fai da te.
Una volta liquida la si cola negli stampi – che potremo scegliere anche in forme molto graziose, specialmente se abbiamo in mente di regalarle – e si aggiungono poche gocce di coloranti e di oli essenziali.
Quando le saponette saranno pronte, quindi solide, si staccheranno facilmente dagli stampi e saranno pronte per essere usate

Le candele profumate



Cera per candele
Olio essenziale di limone, di cannella e di mandorla ecc
Colori a oli
Spago, 
Porta-stoppini di metallo anche utilizzati da candele vecchie 
Stampi
Pentola e ciotole
Bastoncino di legno.
Per fare le tue candele profumate hai bisogno innanzitutto di una confezione di cera spezzettata, ma puoi anche usare i resti di vecchie candele.
Prepara anche dei barattoli di vetro o contenitori varie misure. 
Delle boccette di olio essenziale.
Metti la cera in una ciotola e sistema quest'ultima dentro un'ampia pentola riempita a metà con l'acqua.
Porta il tutto sul fornello a fuoco medio.
Per facilitare lo scioglimento della cera, mescola periodicamente con un bastoncino di legno.
Quando il contenuto ha raggiunto una consistenza liquida, spegni la fiamma, estrai delicatamente la ciotola e ripartisci la cera nei contenitori. 
Sistema i contenitori nell'acqua calda e aggiungi rispettivamente dieci gocce di olio essenziale a tuo piacere.
Unisci un po' di colore a olio  a seconda del colore che preferisci mescola per bene.
Prepara delle formine originali, per l'occasione puoi servirti di quello che trovi in casa, ad esempio, sono perfette le tazzine da tè, i bicchieri, i piccoli e grandi barattoli di vetro,
Prepara adesso gli stoppini.
Prendi dei pezzi di spago da cucina e infila ognuno in un porta-stoppino di metallo, quindi lega all'altra estremità di ogni spago uno spiedino di legno che appoggerai sul bordo del contenitore.
Infine sistema gli stoppini al centro degli stampi.
Versa lentamente due dita di cera nelle formine, cercando di far rimanere ben tesi e in posizione centrale gli stoppini.
Lascia solidificare per pochi minuti, dopodiché riempi completamente gli stampi.
Metti le candele ad asciugare in un luogo fresco della casa, oppure, puoi velocizzare l'operazione immergendole in un contenitore riempito parzialmente con dell'acqua fredda.
Passato il tempo necessario, estrai delicatamente le candela, battendo con la mano sulla superficie delle formine. Per rendere più agevole l'estrazione delle candele, puoi ungere gli stampi con una goccia di olio essenziale profumato.
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