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venerdì 18 gennaio 2013

Il tesoro della regina Hethepheres


Le più grandi scoperte archeologiche sono state, nel passato, anche frutto del caso o, se vogliamo, della fortuna.
 Basti pensare alla scoperta più importante di sempre, come la tomba di Tutankamon, al ritrovamento della venere di Milo o del busto di Nefertiti. 

Non fa eccezione quella della tomba di Hetepheres, regina d’Egitto della IV dinastia, moglie di Snefru (o Snofru) e madre del più enigmatico faraone della millenaria storia d’Egitto, Cheope.
 Una tomba ben visibile, conosciuta da almeno tre millenni, eppure inspiegabilmente trascurata; una tomba che sorge ad est della grande piramide, e che è conosciuta dall’antichità, assieme alle altre che la affiancano, come la tomba della regina. 

 Ed era una regina, Hetepheres. Moglie di Snofru, secondo Manetho o Manetone, il fondatore della IV dinastia, quella che diede all’umanità la testimonianza più preziosa dell’ingegno e della cultura egiziana, costituita anche dalle grandi piramidi e dalla Sfinge, e da quel poco che è sopravvissuto alle spogliazioni dei ladri di tombe, alle quali non si è sottratta, parzialmente, anche la tomba della grande regina. 

Figlia, con molte probabilità, di Huny, ultimo faraone della dinastia precedente, visse accanto a Snofru, faraone la cui fama era nell’antichità molto vasta. E' l’uomo che costruì due piramidi di oltre 90 metri di altezza a Dahsur, località vicino a Saqqara, famosa per la presenza della piramide a gradoni di re Zoser, progettata e costruita dal Leonardo d’Egitto, Imhotep.
 Ed è anche il faraone ricordato per aver riportato due grandi vittorie sui popoli vicini, una in Nubia e l’altra in Libia, vittorie che fruttarono un colossale bottino in uomini e bestiame.

Alcuni monili delle regina

 Hetepheres visse quindi in un momento storico straordinario, in cui il livello della civiltà egizia cresceva esponenzialmente; eppure di lei si conosce ben poco, per una serie di motivi. 
Il più importante dei quali è l’abituale ritrosia dei biografi egizi a focalizzare l’attenzione oltre la figura del faraone; inoltre, cosa più importante, il grandissimo lasso di tempo passato dalla morte della regina ad oggi.
 Non dimentichiamo, infatti, che la stessa cronologia dei re egizi ha richiesto uno sforzo sovrumano per essere ricostruita, partendo spesso dalla lista di Manetho o dalla Pietra di Palermo, a loro volta incompiute o meglio, giunte a noi in forma incompleta. 
Solo il lavoro paziente degli archeologi, la loro passione e la loro competenza ha permesso di far luce su un periodo altrimenti condannato all’oblio.

Basti pensare, per esempio, che della vita di Cheope, il costruttore della grande piramide, conosciamo poco e nulla; in realtà non conosciamo nemmeno il suo aspetto, visto che a noi è arrivata solo una minuscola statuetta che forse lo raffigura.
Una donna, Hetepheres, che sicuramente ebbe influenza a corte e sulle decisioni del marito, e che alla sua morte venne sepolta con tutti gli onori nella piana di Giza, dove sarebbero sorte, di li a poco, le tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.

Il suo nome sarebbe rimasto con ogni probabilità menzionato solo come regina consorte se il caso, come già detto all’inizio, non avesse deciso di aiutare un anonimo fotografo, Mohamadien Ibrahim, che lavorava, quel 2 febbraio 1925 per l’equipe del professor George Andrew Reisner, archeologo dell’Università di Harvard davanti alla tomba della regina.

 Mentre montava il cavalletto per effettuare delle riprese, urtò accidentalmente contro la parete di una piccola buca. Si chinò per vedere se il cavalletto aveva dei danni e vide uno strato di intonaco affiorare a pelo dalla buca.
 Incuriosito, decise di scavare nella piccola fossa, e vide che lo strato era posto a protezione di un’apertura; lasciò tutto com’era e corse a chiamare Alan Rowe che era assistente di George Reisner 

G700 x, come venne denominato il ritrovamento, era in realtà l’anticamera della tomba della regina Hetepheres; era stato risigillato, perché, come scopriranno in seguito gli archeologi di Reisner, in un remoto passato i soliti ladri di tombe erano penetrati all’interno. E l’effrazione era avvenuta durante il regno di Snefru, che aveva fatto sistemare e risigillare la tomba.

A marzo del 1925 le speranze di Reisner e della sua equipe divennero certezze: una tomba probabilmente inviolata della IV dinastia stava per rivelare i suoi misteri dopo 3000 anni.

 A venticinque metri sotto terra giaceva il sarcofago della regina: gli archeologi stabilirono che si trattava di Hetepheres, ma ricevettero una prima cocente delusione, perché all’interno dello stesso non c’era il corpo mortale della donna 
 Dopo la naturale delusione, tuttavia, gli studiosi si resero conto immediatamente della portata del ritrovamento: all’interno c’era il tesoro più importante di sempre, fatto non di oggetti preziosi, o almeno non soltanto di quelli, ma di oggetti d’uso comune, di offerte agli dei, che permisero di gettare uno sguardo inedito su usi e costumi di 30 secoli addietro.

 Come racconta Reisner, l’emozione fu davvero enorme:

“Questa tomba intatta ha rappresentato per la prima volta nella storia degli scavi egizi, un’occasione di studio della sepoltura di grande personaggi, di un periodo antecedente 1500 anni le tombe reali del nuovo regno. (…)Osservando dentro da una piccola apertura, abbiamo visto un bel sarcofago di alabastro regolarmente coperto. Il sarcofago era decorato con parecchi strati di oro intarsiati e sul pavimento c’era la massa confusa di mobili e oggetti d’oro.„ 

 Una descrizione che ricorda quella emozionante , lapidaria, fatta da Carter qualche anno dopo davanti ad una scena per certi versi simile, un muro d’intonaco che copriva da secoli la tomba di un oscuro faraone, Tutankamon: “Vedo cose meravigliose” 

Ma, al momento, la scoperta dell’equipe di Reisner avevano una valenza ed una portata straordinaria. Dopo aver dovuto sopportare i rischi di stabilità del sito, con un crollo che mise in pericolo la vita degli archeologi, gli stessi si trovarono di fronte al rischio di deterioramento dei reperti. 
Se per i manufatti d’oro il pericolo era inesistente, con i reperti in legno e in altri materiali il rischio concreto era quello di vedere svanire in un attimo secoli di storia.
Con pazienza certosina, gli archeologi restituirono alla storia un letto con baldacchino intarsiato d’oro, piatti, oggetti d’oro, uno scrigno in cui riporre i gioielli che sarebbero serviti alla regina Hetepheres per affrontare il suo viaggio nell’aldilà e renderla bella, una lettiga per il suo trasporto…. un tesoro senza precedenti e sopratutto inestimabile dal punto di vista storico. 

 Quello che tuttavia incuriosì di più gli archeologi fu lo stato di confusione che regnava all’interno, così come appariva inesplicabile la mancanza del corpo della regina. Quello che tuttavia incuriosì di più gli archeologi fu lo stato di confusione che regnava all’interno, così come appariva inesplicabile la mancanza del corpo della regina. 

Reisner ipotizzò che alla morte di Hetepheres la stessa fosse stata sepolta nella tomba, ma dopo un tentativo di furto, il marito avesse deciso di trasportare il corpo in un posto più sicuro. Lo stesso Reisner ipotizzò dell’altro, come la misteriosa sparizione del corpo durante il trasporto alla tomba effettiva, ma sono solo teorie.

 Quello che accadde non lo sapremo mai, a meno di ritrovamenti particolari, come biografie su papiro o altro. Quello che davvero conta è la mole di reperti ritrovati, che ancora oggi risultano essere i più importanti attribuibili alla IV dinastia.
 La tomba di Hetepheres continua a mantenere i suoi segreti, vecchi di millenni, così come il buio avvolge la figura di questa regina, diventata famosa, come Tutankhamon, solo per il ritrovamento degli arredi della sua tomba.        

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