Berlino,febbraio 1920.
Una donna in evidente stato confusionale viene ricoverata nell’ospedale cittadino.
E’ una ragazza dall’apparente età di vent’anni,e presenta chiari sintomi di un tentativo di suicidio.
Non è in grado nemmeno di ricordare la sua identità,e viene pertanto accolta e curata in ospedale.
Dopo qualche giorno inizia a ricordare,e racconta una storia che ha dell’incredibile.
Dice infatti di essere Anastasia Nikolaevna Romanova,quarta figlia dello zar Nicola II e della regina Alessandra,scampata all’eccidio di Ekaterinburg,dove hanno trovato la morte tutti i famigliari dello zar.Alla donna viene dato un certo credito,in quanto il regime bolscevico,che ha confermato l’esecuzione dello zar e della moglie,non ha mai citato tra le vittime le sorelle Romanov e lo zarevic Alessio.
La donna ricorda solamente qualcosa del suo passato.
Per i medici che la visitano,è l’effetto dello choc subito durante l’esecuzione,alla quale lei sembra essere scampata.Racconta di aver finto di essere morta,per poi essere caricata su un carro,dove,con l’aiuto di una famiglia di contadini è riuscita a scappare nascondendosi nelle campagne,per poi arrivare,dopo un lungo peregrinare,a Berlino.
Racconta però fatti che solo la vera principessa Anastasia poteva conoscere anche se rifiuta categoricamente di parlare in russo.
Inizia così una lunga e estenuante battaglia per il riconoscimento della sua identità,contestata soprattutto dagli ultimi Romanov,poco convinti dell’identità della donna.
La quale,peraltro,sembra affetta da seri problemi psichici.La battaglia legale prosegue per anni,senza che porti a nessuna novità di rilievo,soprattutto per la ferma ostilità dei Romanov,convinti che la donna miri solo all’ingente eredità dello zar.
Nel 1969 Ann Anderson,nome che la ragazza ha assunto in attesa del riconoscimento ufficiale della sua identità,si sposa con John Manahan e lo segue negli Stati Uniti,sempre continuando,ostinatamente,a rivendicare il diritto a portare il nome dei Romanov.
Nel 1984 Ann muore,senza che la sua causa abbia avuto alcun riconoscimento.
Nel frattempo,negli anni successivi,accadono fatti che chiariranno in maniera decisiva la vicenda.
Nel 1989 uno scienziato e storico russo, Gelij Rjabov,annuncia di aver ritrovato ad Ekaterinburg, i corpi di tutti i Romanov sterminati nel 1918,con l’eccezione dei corpi dello zarevic Alessio e di Anastasia.
Il che sembra rilanciare l’idea che Ann Anderson potesse,in effetti,essere la granduchessa Anastasia.
Nel 1994 però viene messo a confronto il Dna della Anderson con quello dei Romanov.
Il risultato è inequivocabile:Ann Anderson non aveva alcun carattere in comune con la famiglia reale russa.
La donna venne identificata,pur con molti dubbi,in Franziska Schwanzkowska,una donna di origini polacche,malata di mente e fuggita dalla Polonia.
Nonostante l’esito della prova del Dna,sono in molti coloro che ritengono Ann Anderson come la vera Anastasia Romanov.
Questa convinzione si basa su alcuni dati di fatto incontrovertibili:la donna era a conoscenza di particolari assolutamente segreti sulla corte,aveva un neo nello stesso punto in cui l’aveva Anastasia,aveva lo stesso difetto a un dito della mano.Ed era stata riconosciuta come la granduchessa da diversi esponenti della corte russa,scampati ai massacri della rivoluzione d’ottobre.
La morte di Ann ha però di fatto chiuso la vicenda,e a meno di sensazionali e improbabili colpi di scena,la morte di Anastasia Romanov è da imputare alla fucilazione di quel giorno ad Ekaterinburg.Il corpo della granduchessa,cremato,è,con quello di Alessio,l’unico mancante nella chiesa dei santi Pietro e Paolo di San Pietroburgo,dove riposano gli ultimi zar di Russia con la loro famiglia,oggi canonizzati dalla chiesa ortodossa russa.
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