venerdì 18 gennaio 2013
Ai confini del mondo conosciuto
Uno dei primi,grandi viaggiatori dell’antichità fu un uomo originario di Marsiglia,mercante e geografo,vissuto a cavallo fra il 380 e il 310 Avanti Cristo.
Il suo nome era Pitea.
Un uomo che ebbe dalla sua,oltre ad una insaziabile voglia di conoscere,la fortuna di aver ricevuto un’educazione che gli aveva permesso di imparare le lingue,cosa che aveva messo a profitto viaggiando e conoscendo genti e culture.
Se è vero che non abbiamo dati diretti sulla sua vita,ne conosciamo per fortuna le gesta e soprattutto i viaggi che fece,che descrisse in un’opera purtroppo perduta,l’Oceano,una summa fondamentale di cognizioni geografiche e d esplorazioni,anche se,e va detto per dovere di cronaca,i grandi dell’antichità come Polibio e Stradone,altro grande navigatore,dubitarono dell’effettivo svolgimento dei suoi viaggi.
Che oggi la critica storica considera avvenuti realmente,visto che Pitea raccontò,con molti particolari,il sole di mezzanotte,l’uso della stella polare per determinare la latitudine e soprattutto una descrizione molto fedele della circumnavigazione della Gran Bretagna,da lui stimata al 2% in meno della sua effettiva superficie.
Probabilmente il viaggio più importante,quello che lo portò fino ai confini del mondo conosciuto,avvenne sotto il patrocinio di Alessandro il Macedone,un altro uomo dalla fame insaziabile di voglia di avventura e conoscienza.
Pitea si spinse molto lontano dalla Gran Bretagna,affrontando un mare denso di insidie e di pericoli;siamo nel 350 circa Avanti Cristo,la navigazione avviene con imbarcazioni non di certo strutturate per affrontare l’oceano e le sue insidie.
Avventuratosi in una zona assolutamente sconosciuta.
Pitea descrisse il mare ghiacciato,la terra quasi completamente avvolta dalle nebbie,con il sole visibile per non più di tre-quattro ore al giorno;descrisse gli usi e costumi dei popoli che vivevano in quelle zone ,abili nel produrre grano e miele.
Chiamò quella terra Thule (forse le Faroer,forse l’Islanda o le Shetland) . L’importanza dei suoi viaggi è capitale,anche se,come ripeto,ne abbiamo un resoconto purtroppo di seconda mano;difatti il suo manoscritto originale,Oceano,andò perduto come la stragrande maggioranza delle conoscenze dell’umanità,nell’incendio che devastò la biblioteca di Alessandria.
Influenzarono quasi tutti i grandi storiografi del passato,oltre ai viaggiatori dei secoli successivi.
Stradone,per esempio,pur non credendo alla veridicità dei fatti,spesso citò il grande navigatore e le sue scoperte,ammettendone implicitamente la rilevanza.
Un altro grande del passato,Eratostene,astronomo fra i più validi,consultò e usò i suoi libri proprio presso la Biblioteca di Alessandria,ricavandone dati a sufficienza per misurare,con buona approssimazione,la circonferenza della terra.
Pitea grazie ai babilonesi,imparò ad usare lo gnomone e a consultare le stelle per orientarsi;e quando osservò lo spettacolare fenomeno del sole a mezzanotte,dimostrò,senza ombra di dubbio,che i suoi viaggi erano stati reali,non di certo un parto della fantasia.Plinio e Diodoro Siculo,osservatori del passato,lasciarono scritto che senza Pitea non avrebbero mai conosciuto una parte di mondo che molti antichi descrivevano solo con la fantasia,popolati di mostri e pericoli spaventosi.Un grande viaggiatore e un grande osservatore,che spalancò una porta sull’ignoto.
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