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domenica 21 ottobre 2012

Lettera di Claretta Petacci a Mussolini


Quella che segue è una della lettere del carteggio fra Claretta Petacci e Benito Mussolini conservato per 60 anni nei faldoni dell’Archivio centrale dello Stato e che solo ora viene reso liberamente accessibile agli studiosi. La lettera è senza data ma risale al gennaio 1944, considerati i riferimenti al processo di Verona, in cui erano imputati coloro che avevano votato a favore dell’ordine del giorno Grandi il 25 luglio 1943; vennero tutti conmdannati a morte, anche il genero di Mussolini Galeazzo Ciano. La lettera contiene duri attacchi al re Vittorio Emanuele III, al maresciallo Pietro Badoglio e a Edda Ciano Mussolini, figlia del Duce e moglie di Galeazzo Ciano.
Ben, ti mando un buongiorno, con una tenerezza speciale, sen­to tutta la pena, la tua ansia nel seguire questo processo che vaglia i tra­ditori. Io ti comprendo ma devi essere forte. Il destino dei grandi è forse quel­lo di essere traditi. È triste. Cesare da suo figlio… Napoleone da tutti, dalla stessa moglie Maria Luisa e Giuseppina… Tu da tuo genero e dai tuoi ministri. Oggi è il sangue e solo il sangue che può lavare l’onta. Oggi è la forza, e solo la tua forza, dura, violenta, crudele che potrà seppellire la vergogna. Non si può né si deve dimenti­ca­re che uno dei primi respon­sabili della tua tragedia, oltre che quel vecchio incartapecori­to e invigliacchito del sabaudo, e di quel massone venduto lercio di Badoglio, è stato Ciano uno dei maggio­ri istigatori – vile sudicio interessato e falso. E così non devi né puoi dimenticare che la sua degna compagna, per certo tua figlia, è stata degna compagna delle trame di suo marito. Come ha dimenticato di es­sere una Mussolini mentre si affilavano le armi contro il suo stesso padre così non può vanta­re oggi legami di sangue. È facile fa­re la figlia ravveduta o pentita. Quando si è tradito una volta il proprio sangue, si può tradirlo anche due. E se adesso che suo marito è alle soglie della meritata punizione, lei se ne frega e viene da te, fedele figlia devota e pentita, è indegna, così come sarebbe indegna nel chiederti pietà per lui. Poiché nel primo caso rinne­gando il marito del quale ha segui­to la sporca e vile politica partecipan­dovi vivamente – rinnega il suo stesso esse­re di moglie fedele. E se lo rigetta da sé – ora dopo averlo ella stessa aiutato nel tradimen­to contro suo padre – è infamia. Così com’è infamia e viltà se tenta salvarlo dal giusto ca­stigo. Se cominci a punire e colpire così possia­mo essere veramente sicuri di avere soddi­sfazione contro i vigliacchi e i traditori e di ricostruire sui cocci sporchi di melma. Via Ben! è inutile tergiversare oggi chi ha mancato deve pagare. Se il tribunale nasce sotto auspici di debolezza e di acquiescenza, è inutile crearlo ed è inutile fare processi. Il popolo non vuole né può più essere preso in giro. Ho il diritto di dirti queste cose per quello che ho sofferto e ho il dovere perché ti amo, ti amo come uomo e soprat­tutto come capo. Ricordati, o oggi o mai più.

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