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mercoledì 16 ottobre 2013

Semi intestinalmente modificati

Una rara pianta che difficilmente riesce a riprodursi viene aiutata da un uccello, il casuario australiano. I semi digeriti dal pennuto attecchiscono molto più facilmente .

Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero, per fare l'albero ci vuole il seme e per fare il seme ci vuole… il casuario australiano (Casuarius casuarius). Questa famosa canzone, con una piccola variante, spiega bene il ruolo dei tanti legami presenti in natura. Lo strano intruso del ritornello è un uccello non volatore originario dell'Australia e della Nuova Guinea. I ricercatori dell'università di Melbourne hanno infatti scoperto che grazie al casuario i semi di un raro albero dell'Oceania, il Ryparosa javanica, germogliano meglio se prima attraversano il suo tubo digerente.
 I semi, incontrando i succhi gastrici dello stomaco del casuario, perdono in durezza e crescono più velocemente, una volta espulsi nel terreno con le feci, ovviamente. «Per anni abbiamo provato a far germinare i semi della Ryparosa, -spiega Ian Woodrow, uno degli autori dello studio- ma la percentuale dei successi, nonostante varie tecniche adottate, era molto bassa».
 Ora i ricercatori hanno scoperto che il 90% dei semi digeriti dall'uccello diventano piantine mentre, senza questo trattamento naturale, solo il 4% di loro raggiungono questo stadio.


I casuari sono tra i più grandi uccelli del mondo, arrivano a misurare 170 cm e a pesare 60 kg. A causa delle ali appena abbozzate non possono volare ma in compenso, grazie alle robuste gambe, raggiungono velocità superiori ai 50 km all'ora. 
La caratteristica più evidente del casuario è la protuberanza che ha sulla testa, chiamata “casco”, composta da una sostanza simile alla gomma, elastica e resistente.
 I bargigli, pieghe della pelle del collo, sono un'altra buffa particolarità: sono parti nude, senza penne, con colori sgargianti che vanno dal rosso al blu, dal giallo al porpora e possono cambiare tonalità a secondo del suo umore. 
A causa della continua riduzione della foresta, sia il casuario che la Ryparosa non hanno di fronte a loro un futuro molto roseo. 

«Capire l'interazione che esiste tra la dieta dell'animale e la germogliazione della pianta- afferma Woodrow - ci permetterà di salvaguardare entrambi e di aiutare, con l'uso dei semi “trattati”, i programmi di rimboschimento».

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