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giovedì 12 settembre 2013

Con la seconda primavera sboccia la nuova donna ovvero la menopausa non è una malattia



La vita della donna è un percorso lungo e scostante, segnato da grandi cambiamenti fisici e psicologici. Fra questi periodi, quello più “problematico” è certamente la menopausa.
La cosiddetta medicina ufficiale la riconosce come una malattia, trattandola con farmaci che spesso portano a conseguenze disastrose.
Purtroppo la menopausa è anche un periodo della vita ormai diventato oggetto di sfruttamento e speculazione. Talvolta farmaci che a un primo esame si presentano come benefici, rivelano in seguito risvolti drammatici e imprevedibili.
In senso olistico la menopausa è un “viaggio” che ogni donna vive in maniera diversa; avremo così la possibilità di trovare rimedi e mezzi personali per viverla con serenità e, soprattutto, per affrontarla con la consapevolezza che non si è di fronte al declino della femminilità, ma a una porta aperta verso un nuovo, entusiasmante essere donna. Fare, saper fare ed essere, e' il monito mentale che deve accompagnare i comportamenti e le emozioni dai 45 anni in poi. Riscoprire il bisogno di autorealizzazione personale sacrificato per figli, famiglia, ecc., e' il percorso nuovo finalmente percorribile senza il rischio di dover ancora produrre in senso ginecologico. Insomma, in menopausa e' tempo di fare i conti con la vita interiore, e' tempo di assumere coraggiosamente le gestione di cio' che c’e' e che vive dentro la nostra testa. Tutto dipende da come la donna accetta e vive questo momento.
La menopausa è una fase naturale della vita di una donna. Se è vero che con essa ha termine la vita fertile (nel senso della possibilità di procreare), è altrettanto vero che non cessa invece la fertilità del proprio esistere, delle proprie azioni e delle proprie funzioni intellettuali.
Ma come può, la donna, se per la società intera il climaterio è indice di decadenza vivere bene questo importante momento della sua vita?, come può la donna viverlo armonicamente?
Una via di scampo c’è ma, anziché essere in vendita in qualche negozio, è racchiusa in ognuna di noi. Basterebbe infatti che la donna provasse ad ascoltarsi intimamente, ad identificare le sue esigenze più intime e si potrebbe rendere conto che questo momento corrisponde a  quel preciso momento della vita in cui termina l’esperienza materna e inizia una nuova fase della vita, oggigiorno poco considerata. La donna, aiutata prima dal menarca e poi dalla menopausa, ha più possibilità dell’uomo di essere in sintonia con le stagioni della sua vita. Ma una società che ha come valori prioritari successo, relazioni superficiali, conoscenza razionale e sviluppo materiale non ha posto per ciò che insegna a trasformarsi intimamente, per ciò che nutre l’animo umano anziché le tasche, per ciò che è invisibile e poco dimostrabile come medaglia al mondo. Anche la menopausa, come molte altre caratteristiche femminili, viene in qualche modo additata, non considerata, fino ad essere ritenuta come qualcosa di negativo e invalidante, per essere, di conseguenza, soffocata.
Non a caso, con il termine climaterio il mondo scientifico identifica il periodo critico che la donna vive prima e dopo la menopausa, precisamente quel periodo che va da 6 anni prima a 6 anni dopo. Questo approccio mentale è la conferma di quanto quest’evento fisiologico sia divenuto un problema anziché una possibilità da sviluppare.
Ma siamo proprio sicuri che la menopausa, come le rughe e quant’altro caratterizzi il divenire anziano, sia uno dei segni involutivi che comunicano la perdita di qualcosa?
O invece corrisponde, nel piccolo, ad un atteggiamento comune rivolto alla parte lunare della vita, alla natura dell’emisfero destro, a ciò che, vivendo profondamente e silenziosamente, sostiene l’evoluzione interiore. Tutto ciò corrisponde, temporalmente, alla fase finale della vita, ossia a quel periodo in cui la donna, dopo molte esperienze, è riuscita a comprendere il senso dell’esistenza e a lasciare andare falsi miti, per riuscire a sperimentare la sua reale natura interiore. La menopausa è un periodo della vita caratterizzato da una serie di mutamenti importanti. Oggi però, ogni donna è in grado di mantenere il proprio stato di benessere. Talvolta poi, grazie a una nuova consapevolezza, anche di migliorarlo rispetto agli anni precedenti...
La menopausa non è una malattia ma crea malessere, incertezza, insicurezza, ansia e via dicendo. Il corpo nella menopausa è come un'orchestra in cui non tutti gli strumenti sono accordati e la musica è interamente rovinata. I sintomi della menopausa sono tutti segni di RESISTENZA al cambiamento in atto.
Ma cosa è chiamata ad abbandonare la donna matura che, grazie alla menopausa, è spinta a lasciarsi alle spalle il vecchio per acquisire il nuovo? Quali sono le argomentazioni già apprese e quali sono le nuove lezioni da imparare?
Ogni donna, che sia stata madre o figlia, ha potuto verificare come la donna adulta sia chiamata a sviluppare la capacità di lasciar andare, un lasciar andare più intimo, connesso con il saper vivere la vita e con il saper lasciar vivere in modo indipendente quanto è stato oggetto di cure instancabili: i propri figli. La capacità di generare una nuova relazione, una nuova forma di maternità, forse più interiore e più complicata da raggiungere, nella quale ogni donna possa sperimentare di non essere proprietaria dei propri figli e di non avere diritto ad un pagamento per l’amore donato costituiscono le conquiste da effettuare in questa nuova fase della vita. in definitiva è pronta per nutrire la propria saggezza, smettendo di fare da mamma a ciò che incontra.
Se la donna rifiuta di lasciare andare carichi e impegni collegati alla sua natura materna in una fase della vita in cui il corpo esprime il bisogno di tralasciare l’inutile attraverso l’alleggerimento corporeo e la minore densità ossea, l’intera struttura può mostrare sofferenze conseguenti a questo irrigidimento nel modello precedente.
Il soma esprime chiaramente la difficoltà della donna di abbandonarsi a questa nuova vita.

Cito una frase un po’ scherzosa che disse un mio docente e cioè:

CHIUDE LA FABBRICA e APRE LA SALA GIOCHI!

Proviamo a pensare questo  

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