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mercoledì 28 agosto 2013

Quando insegni a un bambino a cavalcare la morte, la società ha già perso un uomo e guadagnato un aguzzino



Le isole Faroer si trovano sulla rotta migratoria dei Globicephala melas, pacifici cetacei marini appartenenti alla famiglia del delfini che però, a causa del loro aspetto che ricorda un po' la balena, sono meglio conosciuti col nome di "balene pilota" o in lingua spagnola come "calderones".
Sono animali pacifici, socievoli, non temono l'uomo e si accostano volentieri alle barche; si muovono in branco e nel periodo estivo, durante la migrazioni, passano appunto in prossimità delle isole Faroer.

Ma qui è necessario fare un salto indietro nel tempo di ben 1200 anni; in pratica tornando a pochi secoli dopo Cristo.
Gli abitanti di queste isole per poter sopravvivere praticavano la caccia di questi cetacei, per far provvista di carne, grasso per ricavarene olio per le lucerne, pelle che serviva per realizzare diversi manufatti; persino lo stomaco di questi animali era utilizzato per fare boe di uso nautico.
I giovani di quel tempo segnavano il passaggio dall'adolescenza all'età adulta con  questa caccia.
Naturalmente al giorno d'oggi la sopravvivenza degli abitanti delle Faroer non dipende più da questi cetacei, bensì dall'allevamento delle pecore e dei bovini da latte, dalla fiorente industria della pesca, i cui prodotti vengono per la quasi totalità esportati, dalla coltivazione delle patate e naturalmente dal turismo internazionale, che aumenta di anno in anno, in quanto la gente è sempre più alla ricerca di luoghi incontaminati, verdi, tranquilli dove trascorrere i periodi di ferie.
Non si tratta quindi di un popolo in miseria; basta leggere le statistiche sul PIL interno e sul reddito annuo pro-capite o i dati sull'occupazione, per rendersene conto...
Se non che c'è un piccolo...ENORME particolare che le agenzie di viaggi, anche quelle del nostro Paese, e la promozione turistica danese omettono accuratamente di far notare, tutto ciò perché potrebbe alienare le simpatie di molti, col risultato di dirottare il turismo verso altre nazioni...e si sa che i soldi fanno gola...

Questa cruenta caccia un tempo esercitata per poter sopravvivere, oggi viene ancora praticata, con la motivazione che si tratta di una millenaria tradizione...quella del passaggio del giovane all'età adulta...
Ed eccone le modalità.
Nel periodo nel quale si verifica la migrazione di questi delfini c'è sempre qualcuno di guardia, che scruta il mare fino all'orizzonte. Appena i cetacei vengono avvistati, viene dato l’allarme e la popolazione si mette in moto per iniziare la caccia; alcuni escono in mare con le imbarcazioni, per accerchiare gli animali che vengono spinti verso piccole insenature individuate in precedenza e vicino ai paesi costieri, in acque basse, dove li attendono i loro assassini.

Secondo fonti ufficiali danesi, verrebbe poi fatto un taglio netto al collo per recidere il midollo spinale e le arterie per cui l’animale rimarrebbe paralizzato e perderebbe coscienza in pochi secondi. Agli stranieri è vietato assistere a questa caccia...tuttavia qualcuno è riuscito a documentare questi massacri, con fotografie e filmati, molti dei quali sono visibili in internet.
Secondo molte testimonianze di persone che hanno assistito a questa mattanza i delfini vengono uncinati per la coda, trascinati a riva e uccisi barbaramente a coltellate e colpi di machete, mentre si dibattono e terrorizzati urlano di dolore e il mare si tinge del loro sangue...

Non ci sono commenti ne parole  che possano descrivere l'indignazione e l'orrore per queste pratiche mostruose.
L'uomo 1200 anni fa era ai primordi della civiltà e forse si poteva anche capire.
Il rispetto per la vita non era un concetto riconosciuto.
Oggi invece  viene sventolato da tutti i governanti della terra come un vessillo di civiltà.
Ma evidentemente per ottenere credito e simpatia.
In pratica è sono solo ed esclusivamente parole  senza senso.


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