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venerdì 28 giugno 2013

Come si nutrivano i 10.000 costruttori della piramide


Una nuova ricerca ha ricostruito il sistema alimentare dei costruttori delle famose piramidi di Giza in Egitto, le cui “città” sono state scoperte proprio vicino alle piramidi.
 La città dei costruttori si trova circa 400 metri a sud della Sfinge, e venne utilizzata per la piramide del faraone Micerino, la terza e ultima piramide nella piana.
 Il luogo è conosciuto anche con il suo nome arabo, Heit el-Ghurab, ed è talvolta chiamato “la città perduta dei costruttori di piramidi”.

Finora, i ricercatori hanno scoperto un cimitero, una possibile area di macellazione e mucchi di ossa di animali. 
 Sulla base dei reperti ossei di animali, gli archeologi stimano che ogni giorno venivano mediamente macellate circa 2 tonnellate di carne bovina, ovina e caprina per alimentare i costruttori della piramide. Questa dieta ricca di carne, insieme alla disponibilità di cure mediche (gli scheletri di alcuni lavoratori mostrano ossa cicatrizzate), sarebbero state un richiamo ulteriore per lavorare alle piramidi. “Ci si prendeva cura delle persone, ed erano tutte ben nutrite quando erano lì a lavorare, così ci sarebbe stata un’attrattiva”, ha detto Richard Redding, direttore di ricerca presso l’Ancient Egypt Research Associates (AERA), un gruppo che studia il sito da circa 25 anni. “Probabilmente avevano una dieta migliore rispetto al loro villaggio”. 
 Alla città dei costruttori, probabilmente occupata per 35 anni, i ricercatori hanno identificato circa 25.000 ossa di pecore e capre, 8.000 di bovini e 1.000 di maiale.
Richard Redding (AERA Inc.) 

 Per lavorare alla piramide, i costruttori avrebbero avuto bisogno di almeno 45-50 grammi di proteine ​​al giorno, ipotizza Redding. Secondo una sua stima, metà di queste proteine sarebbe probabilmente venuta da pesce, fagioli, lenticchie e altre fonti non a base di carne, mentre l’altra metà sarebbe venuta da pecore, capre e bovini. Latte e formaggi non erano probabilmente consumati a causa di problemi di trasporto e della bassa resa di latte del bestiame in quel periodo.
 Combinando queste esigenze ed altre fonti proteiche con le ossa, Redding ha stimato in circa 11 bovini e 37 ovini o caprini il consumo giornaliero del sito, oltre ai rifornimenti di grano, birra e altri prodotti. 
Per mantenere certi livelli di allevamento, sarebbe stata necessaria un’area – comprendente terre e insediamenti – di circa 1.205 km², cioè il 5% del delta del Nilo. 
Gli allevatori sarebbero dovuti essere 3.650, e incluse le famiglie, 18.980, meno del 2% della popolazione egizia dell’epoca. 
 È inoltre emerso che i capisquadra, che alloggiavano in un’area chiamata “gallerie”, preferivano la carne bovina, considerata la più pregiata carne in Egitto. Non a caso, appare molto più spesso nelle scene tombali rispetto a pecore o capre, mentre i suini non compaiono mai.

I ricercatori ritengono che non tutti i lavoratori vivessero lì: altri erano accampati proprio accanto alle piramidi. 
“Pensiamo che, probabilmente, nella città dei costruttori vi abitasse una grande parte della forza lavoro, i lavoratori più qualificati, mentre c’erano accampamenti temporanei intorno alle piramidi dove venivano alloggiati i lavoratori temporanei”. 
 Gli studi futuri cercheranno i resti delle città operaie di Cheope e di Chefren, gli altri due faraoni che costruirono le piramidi di Giza. Una zona di discarica, indagata negli anni ’50, potrebbe contenerli; dei sigilli lì ritrovati portano i nomi dei governanti.
 “Quando Micerino arrivò, egli stabilì il suo regno, fece livellare tutta la zona e i detriti furono gettati in una grande discarica. Quella discarica dietro la collina potrebbe essere ciò che rimane dei siti di costruzione di Cheope e Chefren”, ha dichiarato Redding, che spera di iniziare nuovi scavi nel prossimo anno o due. 

LiveScience

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