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lunedì 4 marzo 2013

Egiziani in Australia

Stupefacenti geroglifici si trovano in Australia, sulle rocce nella foresta del Parco Nazionale della Hunter Valley, cento chilometri a nord di Sydney. Secondo il ricercatore Paul White essi sono d’origine egizia e risalgono a 4500 anni fa.
Sulle rocce sono incisi almeno duecentocinquanta geroglifici di tipo egizio, in parte corrosi dal tempo.
Non somigliano ai graffiti d’animali fatti dagli aborigeni.

All’estremità della grotta si vede l’antico dio egizio Anubis, il giudice dei morti. I disegni appaiono molto antichi, nello stile arcaico e poco conosciuto delle prime Dinastie.
Gli egittologi sono abituati a leggere i geroglifici d’epoche più recenti, ma lo stile antico contiene forme primitive.
Questo spiega i dubbi dei ricercatori, di fronte ad immagini bizzarre, che da molti sono tacciate d’essere volgari falsi.
L’anziano egittologo Ray Johnson, che aveva tradotto testi molto antichi per il museo delle antichità del Cairo, sarebbe riuscito a tradurre le due pareti della grotta.
Ne è emersa una saga tragica di antichi esploratori, naufragati in una terra sconosciuta, e la morte prematura del loro capo di stirpe regale, ‘il Signore Djes–eb’.Un gruppo di tre cartigli incorniciati registra il nome di Djedefre o Ra’Djedef, Re dell’Alto e Basso Nilo della IV Dinastia (2528–2520 a.C.), fratello di Khafra e figlio di Khufu. Ciò daterebbe la spedizione subito dopo il regno di Khufu, conosciuto in greco come Cheope, il Faraone della prima delle tre grandi piramidi.
Djes–eb poteva essere uno dei figli del Faraone Ra’Djedef, che regnò per otto anni dopo Khufu.
Se l’iscrizione fosse autentica, potrebbe risalire al 2500 a.C. e sarebbe stata scritta su ordine d’un capitano di nave o simile, poiché il glifo angolare sulla parete reca il titolo d’un alto ufficiale o d’un sacerdote.
Lo scrivano parla a nome di Sua Altezza il Principe, “da questo posto sventurato in cui siamo giunti con la nostra nave”.
IEgizianli  icnap Auostra lidaella spedizione è il figlio del Faraone, ‘il Signore Djes–eb’, venuto a soffrire lontano da casa. I geroglifici parlano del viaggio e della sua tragica fine. “Siamo andati per colline e deserti, nel vento e sotto la pioggia, senza trovare laghi.
È stato ucciso mentre trasportava alto il vessillo del Dio Falco in terra straniera, attraverso le montagne, il deserto e l’acqua.
Egli, che è morto prima, qui è stato lasciato a riposare.
Possa avere la vita eterna.
Non si alzerà mai più in piedi presso le acque del Sacro Stagno di Mer, il cui nome significa ‘amore’”.

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