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sabato 12 gennaio 2013

Ramses III morì sgozzato

Il faraone Ramses III morì nel 1.156 a.C., all’età di circa 65 anni. 
Un manoscritto – il cosiddetto papiro giudiziario di Torino o papiro della congiura dell’harem, conservato al Museo Egizio di Torino – descrive la sua uccisione come una delle più atroci avvenute nell’Antico Egitto. Secondo il manoscritto, la morte del faraone sarebbe stata pianificata dalla concubina Tij – o Tiye – nella metà del XII secolo a.C. allo scopo di far salire al trono il figlio Pentawer.

 Uno studio recente sembra confermare quest’ipotesi, gettando luce su uno dei misteri della storia destinati, altrimenti, a rimanere insoluti.
 Il team di ricercatori – guidato dall’egittologo Zahi Hawass, da Carsten Pusch, esperto di genetica dell’Università di Tubinga e da Albert Zink, paleontologo dell’Accademia Europea di Bolzano – ha sottoposto la mummia del faraone ad analisi genetico-molecolari, a indagini radiologiche e a TAC: è stata quest’ultima a rivelare che a Ramses III fu tagliata la gola quand’era ancora vivo.
(Sandro Vannini/Corbis)

 “Solo grazie alla TAC si è potuta vedere la ferita alla gola, nascosta da una benda sul collo” del faraone, spiega l’archeologo egiziano Zahi Hawass.

 Il regno di Ramses III fu caratterizzato da continui conflitti e da un declino interno, che potrebbero aver indebolito la posizione del faraone e creato le condizioni per una congiura.
 La mummia di Ramses III fu rinvenuta, assieme a una cinquantina di altre mummie reali, nella tomba DB320 del nascondiglio di Deir el-Bahari, dove furono trasferite nel periodo del declino dell’Egitto per salvarle dai saccheggiatori.
(Bettmann/Corbis)

 Grazie alle immagini della TAC, i ricercatori hanno scoperto un amuleto all’interno della ferita, che rappresenta l’occhio di Horus. “Il taglio alla gola e l’amuleto provano chiaramente che il faraone è stato assassinato”, spiega Zink. “L’amuleto fu collocato nella ferita dopo la sua morte per favorire una guarigione totale nell’aldilà”.
L’amuleto trovato nella gola del faraone Ramses III rappresentava il cosiddetto occhio di Horus, che nell’Antico Egitto era considerato un simbolo di regalità, di protezione e di rigenerazione del corpo. 


Alcune prove individuate dai ricercatori supportano l’ipotesi della congiura dell’harem. 
Tra queste, le analisi del Dna di un’altra mummia, conosciuta con il nome di “Unknow Man E”. 

 Gli studiosi hanno ipotizzato che questo corpo, appartenente a un uomo di 18-20 anni, possa essere quello di Pentawer, figlio di Ramses III che, presumibilmente, aveva ordito insieme alla madre la congiura allo scopo di salire al trono al posto del padre.
 Il team di ricerca ha scoperto una corrispondenza del 50 per cento tra il materiale genetico del faraone e quello della mummia non identificata. “La mummia è quindi, con tutta probabilità, uno dei figli di Ramses III.
 Per esserne certi al cento per cento, bisognerebbe sequenziare il genoma della madre”, spiega Carsten Pusch, esperto di genetica molecolare all’Università di Tubinga. Ma la mummia di Tij, concubina di Ramses III, non è mai stata ritrovata.
 I ricercatori, conducendo dei test radiologici sulla mummia che potrebbe appartenere a Pentawer, hanno ipotizzato che si sia suicidato impiccandosi. 

 “A colpire la nostra attenzione è stato il fatto che il corpo fosse piuttosto gonfio. Inoltre, c’era una strana piegatura della pelle sul collo. Potrebbe essere il risultato di un suicidio per impiccagione. Inoltre, il corpo è rivestito solo con pelle di capra (elemento considerato impuro) e fu mummificato senza aver prima rimosso gli organi interni e il cervello”, spiegano gli scienziati.
 Un modo di essere seppellito non adatto a un principe, che suggerisce che potrebbe essere stato lui uno dei promotori della rivolta dell’harem che, attraverso il suicidio, sperava di evitare una pena maggiore nell’aldilà. 

 IL FATTO STORICO

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