Una bella leggenda proviene dalla Birmania dove esisteva, prima d’essere distrutto, un tempio sotterraneo denominato “Tempio dei Gatti”; al suo interno dimoravano cento gatti, tutti bianchi…
I monaci Khmer avevano costruito questo tempio, situato nella zona di Lao Tsun, agli inizi del XVIII secolo. In seguito, i monaci Kittah lo dedicarono alla venerazione della statua in oro di una bellissima dea dai meravigliosi occhi di zaffiro, denominata Tsun–Kyan–Kse. Il suo compito era quello di prendersi cura della trasmigrazione delle anime.
La statua della dea era sempre accudita da un monaco molto venerato e rispettato di nome Mun-Ha, che amava meditare lungamente davanti alla statua e che aveva come sua unica compagnia, un gatto bianco a lui fedelissimo di nome Sinh.
In una terribile notte, dei briganti uccisero il religioso (che stava meditando dinnanzi alla dea), per portar via la statua d’oro e zaffiri. Nell’istante in cui sopravvenne la morte di Mun-Ha, l’amato gatto s’accucciò sulla sua testa e il suo pelo bianco si tramutò in un manto dorato come quello della statua. Gli occhi si colorarono con lo stesso blu dello zaffiro; le zampe, la coda e il musetto si tinsero di un bruno vellutato, come il colore della terra su cui la statua poggiava. Soltanto le parti a contatto con il monaco rimasero bianche, in ricordo della sua purezza.
Il mattino successivo, tutti i gatti bianchi del tempio avevano subìto la stessa trasformazione del gatto Sinh e da allora non solo vennero tutelati, ma anche considerati sacri. Qualche tempo dopo, tutta la regione venne invasa dalle popolazioni indù che uccisero molti religiosi e occuparono la gran parte dei templi.
Auguste Pavie e suo marito, il maggiore Russel Gordon,118 presero le difese dei monaci Kittah aiutandoli a fuggire in Tibet. Fu proprio in quell’occasione che videro, per la prima volta, il Gatto sacro di Birmania venendo a conoscenza della sua storia. Nel 1919, quando i due fecero ritorno in Francia portarono con sè due gatti sacri, un maschio e una femmina, che avevano ricevuto in dono. Purtroppo durante il lungo viaggio il maschio morì, ma fortunatamente la gattina era rimasta incinta e, grazie ancora alla dea Bastet, la razza fu salva.
Una credenza birmana vuole che quando muore un sant’uomo, il suo spirito si incarni in un gatto e che, solo alla morte dell’animale, lo spirito possa salire al cielo.
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