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martedì 6 novembre 2012

Tintagel - Il castello di re Artù

Intorno al leggendario personaggio di Artù si sono aggrovigliate, nei secoli, decine di leggende. Secondo una di esse, largamente diffusa, la madre di Artù, Igraine, sarebbe stata sorella di Viviana, Signora del Lago e dell’isola Sacra di Avalon, la mitica sede dei druidi, nonché ultima roccaforte celtica della Britannia. Igraine era sposata a Gorlois, duca di Cornovaglia, ma Artù era figlio non del legittimo marito bensi di Uther Pendragon, un condottiero nel cui sangue si univano due stirpi regali, quella delle genti britanniche legate all’antica tradizione celtica e quella dei devoti a Roma. Deus ex machina di questo tradimento destinato a sconvolgere la storia dell’isola fu il mago Merlino, che operò un sortilegio sulla duchessa.

Nel 1136 il cronista inglese Golfredo di Monmouth, nella sua Historia regnum Britanniae, cita la fortezza di Tintagel come la tradizionale residenza di re Artù. Al di là delle leggende, tuttavia, ciò che concretamente esiste sono le rovine di un monastero celtico risalente agli inizi del VI secolo e i resti delle mura di un complesso fatto costruire a picco delle burrascose scogliere, intorno al 1145, dal conte Reginaldo di Cornovaglia, figlio illegittimo di Enrico I. Al XII secolo risalgono i resti della cinta fortificata dalla parte della terraferma; questa era collegata alla parte insuare da una lingua di terra destinata a scomparire per l’erosione. Nella parte insulare si costruirono il dongione, una capella e la Great Hall, senza dubbio la parte più imponente del castello. Nel XIII secolo, Richard conte di Cornovaglia in grandi il complesso fino ad avere tre cinte fortificate: quella che protegge l’isola, collegata alla terraferma da un ponte levatoio e difesa da un corpo di guardia, e le due cinte che delimitavano un castello inferiore (Lower Ward) e un castello superiore (Upper Ward) – ciascuno dotato di un apparato difensivo e di un corpo di guardia autonomo. Con Edoardo, principe di Galles e figlio di Edoardo III, conosciuto come il Principe Nero, furono introdotte nuove modifiche. Comincio, però, allora la decadenza della fortezza trasformata fino al XVI secolo in prigione. In seguito fu definitivamente abbandonata con l’affondamento del castello inferiore, provocato dall’azione continua dell’erosione marina. Riscoperta nei primi decenni del Novecento Tintagel è stata l’oggetto di una campagna di scavi che hanno permesso di ristabilire la datazione e la storia.
L’intera vita del sovrano è intessuta di miti, storie leggendarie, sortilegi. Ancor giovane, Artù conquistò il diritto di sedere sul trono della Britannia strappando dalla viva roccia la magica spada Excalibur: evento avvenuto nel 516 d. C., secondo la tradizione. Durante il suo regno Artù, capo delle forze della Britannia celtica, avrebbe conquistato ben dodici vittorie, delle quali l’ultima soltanto, quella di Mount Badon, è forse storicamente provabile. Secondo l’immaginazione dei suoi biografi, Artù conquistò mezzo mondo cristiano, dalla Scozia all’Irlanda, Islanda, Danimarca, Norvegia, fino alla Gallia e alla Spagna. E avrebbe preso anche Roma se, giunto alle porte della città eterna, non fosse stato informato che la sua partia era in rivolta e che Morded, suo nipote, aveva sedotto la sua sposa, Ginevra. Rientrò allora precipitosamente in patria con Galvano, suo ambasciatore, che fu ucciso durante lo sbarco. I due fedifraghi fuggirono, Ginevra nascondendosi in un convento, Mordred rifugiandosi presso la baia di Camban, in Cornovaglia, dove avvenne lo scontro finale. Artù, ferito a morte, consegno la spada Excalibur a sir Belvedere, con l’ordine di gettarla nell’acqua. Apparve allora un piccolo vascello con molte dame e una regina, che portarono l’eroe sull’isola di Avalon, dove si dice che egli ancora attenda, insieme alla sorella Morgana, di ritornare tra i suoi e guidarli alla vittoria.



Le rovine di quella che è diventata una grande attrazione turistica si ergono su uno sperone roccioso proteso nel mare, battuto dalle onde e dalle frequenti tempeste. Probabilmente le leggende sorte intorno a questo luogo sono state originate dallo stretto rapporto del luogo con le manifestazioni primigenie della natura, che qui si esprimono sotto forma di tempeste o di nebbie avvolgenti magicamente ogni cosa. O, forse, si tratta veramente di un luogo fuori dal tempo, dove per motivi inesplicabili si apre una porta su un altro mondo….

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