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mercoledì 14 novembre 2012

Omero tra mito e storia

Omero (gr. Ὅμηρος) è il nome con cui è tradizionalmente identificato il poeta greco autore dell'Iliade e dell'Odissea — i due massimi poemi epici della letteratura greca antica.
Nell'antichità gli erano state attribuite anche altre opere: il poemetto giocoso Batracomiomachia, gli Inni omerici, il poemetto Margite e vari poemi del Ciclo epico
(o mè oròn) "colui che non vede" (la tradizione infatti lo vuole cieco; la cecità ha nell'antichità connotazione sacrale e spesso era simbolo di doti profetiche e di profonda saggezza; molti aedi erano ciechi,
("omerèin") "incontrarsi"; vi erano infatti delle piccole riunioni, definibili anche assemblee, nei gruppi di"Omerìdi" che narravano quei canti che in seguito sarebbero stati i costituenti dei poemi più famosi dell'età greca arcaica.
La biografia tradizionale di Omero, tratta dalle fonti antiche, è fantasiosa. I tentativi di costruire una biografia di quello che si è sempre ritenuto il primo poeta greco è vaga Alcune delle genealogie mitiche di Omero tramandate da queste biografie sostenevano che fosse figlio della ninfa Creteide, altre lo volevano discendente di Orfeo, il mitico poeta della Tracia che rendeva mansuete le belve con il suo canto.
Una parte notevolmente importante nella tradizione biografica di Omero verteva intorno alla questione della sua patria. Nell'antichità ben sette città si contendevano il diritto di aver dato i natali a Omero: prime tra tutte Chio, Smirne e Colofone, poi Atene, Argo, Rodi e Salamina.
La maggioranza di queste città si trova nell'Asia minore, e precisamente nella Ionia. In effetti, la lingua di base dell'Iliade è il dialetto ionico: in conclusione, nessuno dei dati forniteci dalla tradizione biografica antica ci consente affermazioni anche solo possibili per stabilire la reale esistenza storica di Omero.
Anche per queste ragioni, oltre che sulla base di considerazioni approfondite sulla probabile composizione orale dei poemi, la critica ha ormai da tempo quasi generalmente concluso che non sia mai esistito un distinto autore di nome Omero a cui ricondurre nella loro integrità i due poemi maggiori della letteratura greca.
L'Iliade e l'Odissea vennero fissate per scritto nella Ionia di Asia, intorno all'VIII secolo a.C.: la scrittura venne introdotta nel 750 a.C. circa; si è supposto che trent'anni dopo, nel 720 a.C., gli aedi (cantori professionisti) potessero già utilizzarla.
È probabile che più aedi abbiano cominciato ad usare la scrittura per fissare testi che affidavano completamente alla memoria; la scrittura era null'altro che un nuovo mezzo per agevolare il proprio lavoro, sia per poter lavorare più facilmente sui testi, sia per non dover affidare tutto alla memoria.
È probabile che inizialmente ci fossero un grandissimo numero di episodi e sezioni rapsodiche legati al Ciclo Troiano; vari autori, nell'epoca dell'auralità (cioè intorno al 750 a.C. circa) operarono una cernita, scegliendo da questa ingente mole di racconti

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