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mercoledì 13 maggio 2015

Le origini della fiera


La fiera, dal Medioevo a oggi, è un incontro a cadenza regolare in cui gli operatori economici hanno l’occasione di incontrarsi e conoscersi. Per esibire e scambiare prodotti, soprattutto, ma anche per conoscere nuovi mercati e Paesi, per scambiare cultura e idee. Nell’Europa del X secolo, la fiera è stata al contempo sintomo e motore di una trasformazione economica nella quale merci, moneta e credito iniziavano a intessere un forte legame, con importanti ricadute sulla società.


In una fiera medievale accadeva di tutto, anche perché il pubblico era dei più vari. 
Le fiere, spiega Elisa Occhipinti, docente di Storia Medievale dell’Università degli Studi di Milano, «si affermarono con l’appoggio della Chiesa e avevano luogo originariamente nei pressi della cattedrale, poi fuori le mura». 
All’interno della fiera si assisteva a spettacoli e gare e l’affluenza era favorita anche dal fatto che spesso erano organizzate in occasione di feste religiose.
 «Spesso - prosegue la storica - si concedevano esenzioni dai pedaggi relativi al trasporto delle merci, la liberazione degli arrestati per debito e si autorizzava lo svolgimento di giochi altrove proibiti.»


Gli scambi su ampia scala fecero affluire moneta anche in zone periferiche e introdussero il concetto di credito con i suoi strumenti. In città cominciarono ad affluire merci estranee all’ambito urbano e le collettività che ospitavano le fiere (spesso proprio le città) godettero di un generale incremento del reddito e di alcuni privilegi. 
Lo Stato assoluto, infatti, aveva tutto l'interesse nel favorire lo svolgersi di questi appuntamenti stagionali (per esempio con l'esenzione dai dazi), perché attraverso l'aumento della ricchezza dei sudditi e l'unificazione territoriale il mercato consolidava il potere del sovrano


Il commercio e la Chiesa durante la fiera andavano a braccetto, tanto che i mercanti, molto mal visti nell'Alto Medioevo, iniziarono ad essere accettati «e spesso ospitati anche in luoghi precedentemente riservati ai pellegrini», racconta Occhipinti.
 Non solo, «durante le fiere erano spesso reperibili reliquie di santi, per lo più provenienti dall’area mediorientale, portate da ecclesiastici e in particolare da monaci», aggiunge la storica. 

 Tra il 1200 e il 1300 secolo le fiere più importanti furono quelle di Champagne e delle Fiandre meridionali.
 Erano quelli che oggi chiameremmo eventi internazionali: attiravano mercanti da tutta Europa, in particolare italiani e provenzali. 
Alberto Grohman, docente di Storia economica all’Università di Perugia, spiega che all’epoca «tutto il variegato mondo del commercio europeo s’incontrava in questi raduni, che sono stati definiti la “casa di cambio dell’intera Europa”» ("cambi" sono le attività bancarie, per esempio relative alle lettere di credito).

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 Nel 1400 questi due fulcri fieristici furono soppiantati da Ginevra e Lione, mentre un salto epocale, secondo lo storico, si è verificato «dopo la scoperta delle Americhe e l'importazione in Europa dei metalli preziosi dal nuovo continente, che portarono alla ribalta per circa un secolo le fiere spagnole di Medina del Campo e di Medina di Rio Seco, specializzate nel commercio di monete e di cambi». 

Nel 1600 fu Lipsia a ospitare le fiere più importanti, tanto che «per contenere i suoi commerci per ben tre volte dovette ampliare la sua cerchia muraria», afferma Grohman. 
Ma dal 1800 la fiera perse gradualmente la sua importanza. Il declino della fiera a livello internazionale ha contribuito all’affermarsi delle esposizioni universali, ci ha spiegato Grohman: «il sistema industriale rese molto più utile che in passato l'esposizione di novità produttive, di nuovi macchinari, di campioni di beni ottenibili grazie al modo di produzione industriale». 
In continuità con la fiera tradizionale, anche Expo è uno spazio dove gli operatori economici possono sondare il terreno del mercato esponendo i loro nuovi prodotti.
 Dalla sua prima volta, nel 1851 l'Expo è stata lo specchio dei suoi tempi e ha riflettuto da un lato le necessità commerciali e dall'altro i progressi tecnologici e scientifici delle varie epoche.


 Secondo Grohman l’esposizione universale consente ancora agli operatori economici di farsi un’idea dei bisogni del mercato, «comprendere fino a qual punto un prodotto può avere un mercato di larga scala e mettere a confronto prodotti ed economie molto distanti tra loro».
 Siamo lontani, però, dalle grandi esposizioni del 1800: «la diffusa informatizzazione e la velocità derivante dei collegamenti sta facendo calare la funzione e lo scopo delle grandi esposizioni universali, che spesso si sono settorializzate», conclude Grohman. Può darsi però che grandi temi come "Nutrire il pianeta - Energia per la vita" possano fare da calamita per nuove idee, e rivitalizzare il concetto di esposizione universale: vedremo se Expo Milano 2015 sarà stata capace di raccogliere l'eredità della fiera medievale.

 Fonte: focus.it

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