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lunedì 4 maggio 2015

Consumi e sprechi delle megalopoli del mondo


Le megalopoli del mondo rendono conto del 9 per cento del consumo di elettricità globale, del 10 per cento del consumo di carburante e del 13 per cento della produzione di rifiuti solidi. 

Sono questi alcuni dei principali risultati di un ampio studio, pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences" a firma di Christopher A. Kennedy dell'Università di Toronto, in Canada, e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale che comprende anche la Fondazione Enel. 
La ricerca, la prima in assoluto di questo tipo, ha valutato il flusso di energia e di materiali delle 27 città del mondo che nel 2010 superavano i 10 milioni di abitanti. 
 L'urbanizzazione è uno dei fenomeni sociali più evidenti dell'ultimo secolo. Secondo le stime, dal 1900 al 2011 la popolazione urbana è cresciuta da 220 milioni di persone, pari al 13 per cento della popolazione di allora, a 3 miliardi e 530 milioni, pari al 52 per cento del totale.
 Il culmine della crescita delle città è rappresentato dalle megalopoli, definite come le aree metropolitane con più di 10 milioni di abitanti. 
Il primo dato evidente è che il numero delle megalopoli cresce costantemente: erano otto nel 1970 e 27 nel 2010 (per complessivi 460 milioni di abitanti, pari al 6,7 per cento della popolazione mondiale) e saranno 37 entro il 2020.


Pierluigi Bruno: MEGALOPOLI 

 Questa crescita delle città ha posto alcune delle sfide di sostenibilità ambientale più ardue, tanto da stimolare nuove discipline scientifiche dedicate espressamente allo studio dei flussi di energia e di materiali che coinvolgono le città, e che consentono di calcolare le emissioni di gas serra dalle città e l'efficienza delle risorse urbane.
 Kennedy e colleghi hanno analizzato le statistiche riguardanti l'uso di elettricità; il consumo di carburanti per il traffico veicolare, per il riscaldamento degli edifici e per il funzionamento degli impianti industriali; il consumo d'acqua, la produzione di rifiuti, il consumo di cemento e di acciaio. 
 Complessivamente, i flussi di materia ed energia variano notevolmente tra le diverse megalopoli, con differenze enormi tra la città più sprecona e quella più parsimoniosa in ciascuna categoria: New York, cui spettano diversi primati negativi secondo lo studio, ha un consumo pro capite di energia 28 volte più elevato di quello della città indiana di Kolkata, un consumo d'acqua pro capite 23 volte più elevato di Giacarta, capitale dell'Indonesia, una produzione di rifiuti solidi 19 volte maggiore di Dacca, capitale del Bangladesh.


Abitanti di Dacca, capitale del Bangladesh, alla ricerca di materiali recuperabili in una discarica. La città è il fanalino di coda tra le 27 megalopoli considerate per consumo di risorse, ma ha anche bassissimi indici di sviluppo economico e sociale (© Carlos Cazalis/Carlos Cazalis/Corbis)

 Un'analisi più approfondita mostra che queste sperequazioni sono il frutto delle dinamiche complesse che hanno caratterizzato l'intensa urbanizzazione sul pianeta. 
Nel mondo ricco, le megalopoli, come New York o Los Angeles, sono anche città con alti indici di produttività, in cui lo sviluppo economico e sociale è arrivato a un livello elevato con un grosso consumo di energia e di materiali.
 In questi contesti, attualmente il problema principale è rendere più sostenibile l'impiego delle risorse per mitigare gli effetti ambientali. Nei paesi in via di sviluppo, e in particolare nel Sud Est Asiatico, invece, una larga fascia della popolazione non ha un accesso a un livello minimo di risorse quali l'acqua potabile, l'elettricità, o di servizi quali una rete fognaria o una rimozione organizzata dei rifiuti.
 La priorità in questi casi è arrivare a uno standard di vivibilità in tutti i quartieri della megalopoli, anche se non mancano anche qui problemi di sostenibilità dell'impiego delle risorse: si calcola per esempio che in città come Buenos Aires o San Paolo, circa il 70 per cento dell'acqua potabile vada sprecato.

 Fonte: lescienze.it

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