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lunedì 13 aprile 2015

I Moken, gli ultimi nomadi del mare


I Moken (conosciuti anche come Moklen o Mawken, oppure Chow Lair) potrebbero presto scomparire. 
Vivono lungo le coste, fra il Myanmar e la Thailandia. 
Gli ultimi insediamenti di questa popolazione nomade, che vive in stretto contatto con il mare, si trovano nell’isola di Lampy e in altri piccoli atolli vicini, nonché in alcune aree protette a parco.
 Si sostengono attraverso il commerci e lo scambi di prodotti che il mare sa offrire. 

Sono stati censiti circa 2000 - 3000 individui, dopo lo tsunami del 2004, che ha devastato parte della costa.

I Moken per numerose generazioni hanno solcato i mari del sud est asiatico, alla ricerca di pesce, crostacei e coralli.
 Per gli antropologi questi popoli sono un enigma, non si sa con precisione da dove vengono e come si sono spostati nel corso dei secoli.
 Erano soliti vagabondare per il mare, e rimanere qualche tempo sulla terraferma solo nel periodo dei monsoni.
 Le classiche imbarcazioni costruite per solcare questi mari spesso turbolenti, sono costruite con legname prelevato dalla costa del continente o dalle isole.
 Un tempo, era il vento la forza motrice che consentiva di navigare, ora è il motore, con un albero lungo tradizionale all’estremità, sul quale si trova l’elica.
 Sulle imbarcazioni Thai il motore sostituisce in pieno l’utilizzo arcaico e avventuroso della vela.
 La tecnologia dunque ha avuto il sopravvento anche su questi popoli.






La religione Moken è animista e tipicamente in ogni villaggio è presente la "casa dello spirito tutelare" chiamata Rumah Dato, o Balai Dato (corte dello spirito tutelare). 
Queste costruzioni hanno al loro interno decorazioni simili a quelle della cultura Cinese e Thai che sono mostrate durante le feste degli spiriti oppure quando sono richieste da uno shamano.
 Nella loro religione non vi è traccia di influenze Islamiche o Buddhiste. 
Tipicamente le loro usanze sono del folklore e della religione Malay. I festival degli spititi si tengono il sesto e l'undicesimo mese dell'anno. 
Le cerimonie risultano abbastanza complesse e ancora non è noto il significato di molti termini utilizzati durante le stesse cerimonie. Parte del festival prende il nome di Hari Pahadak (giorno della protezione), e si balla e si beve ad oltranza.

 L’avvento del turismo ha stravolto gli stili di vita dei Moken, il nomadismo è stato abbandonato, sono cambiate le tecniche di pesca. 
Ultimamente per far fronte alla richiesta del turismo, cercano nei fondali coralli e conchiglie, che ripulite, vengono offerte a commercianti di souvenir, oppure pescano crostacei che rivendono poi nei ristoranti locali. 
Uno dei luoghi dove arrivano maggiormente i prodotti ricavati dal mare, è l’isola di Phuket in Thailandia.
 Il problema, ora, si sta evidenziando nei fondali marini dove i Moken sono soliti cacciare, essendo abili apneisti, raccolgono anche ricci e oloturie, e stanno mettendo in pericolo a causa del prelievo insostenibile le popolazioni di questi echinoidermi. 

Sconvolti dalla vita moderna, questi popoli sono anche decimati dalla malaria e dalle droghe (oppio ed eroina), che si procurano spesso barattando i loro prodotti con commercianti senza scrupoli. Come altri popoli tribali, hanno perso nel tempo la loro identità sociale e culturale. 
Sono molte le popolazioni indigene del mondo in pericolo, traviate ed esiliate in piccoli fazzoletti di territorio, ma per quanto ancora potranno resistere all’attacco dell’era moderna?







Fonte: www.biologiamarina.eu/

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