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giovedì 28 febbraio 2013

Coca - Per la gloria del vescovo

Nel 1453 re Giovanni II di Castiglia concesse al vescovo Alonso de Fonseca il permesso di costruire un castello. De Fonseca, impegno tutto se stesso e profuse tutto il suo patrimonio nel ‘Castillo’, dando vita a una delle più belle opere fortificate della Spagna. Il castello fu eretto in un punto strategico dell’altopiano casigliano e doveva quindi essere ben fortificato. Venne innalzata una triplice cinta muraria rinforzata da solide torri e protetta da un profondo fossato esterno. Ma Alonso de Fonseca non si accontentò di costruire un raffinato strumento di difesa: realizzò contemporaneamente una sontuosa opera d’arte. Usando le parole di un contemporaneo: “pretendeva che tutto ciò che utilizzava fosse di straordinaria qualità e assoluta perfezione artistica”. Coca è una fortificazione ‘concentrica’: presenta un alto torrione centrale, circondato da un cortile, il ‘patio de Armas’ , racchiuso da una cinta muraria, a sua volta attorniata da un altro spazio libero, delimitato dalla cinta più esterna. Le fortificazioni più interne dominano, cioè sovrastano in altezza, quelle più esterne, cosi da avere la possibilità di colpirle, in caso di conquista da parte dei nemici. Secondo i criteri dell’epoca, era una fortificazione formidabile, anche se destinata a diventare obsoleta di lì a pochi anni, con la comparsa della polvere da sparo sui campi di battaglia. Per posizione e fasto può essere paragonata a una contemporanea realizzazione italiana: il castello di Torrechiara in Emilia, costruito da un condottiero invece che da un vescovo, ma nato con le stesse premesse di Coca. La sua caratteristica più evidente è l’insistita decorazione dei coronamenti, con le profonde scanalature e i merli fantasiosi, che danno a quest’opera massiccia, tutta in mattoni, un aspetto, un aspetto da fiaba. Anche il cortile interno era elaboratamene decorato con piastrelle che componevano figure geometriche colorate di rosso e azzurro. E’ evidente in tutto il complesso, benché eretto per un vescovo cristiano, l’influenza o l’opera diretta di maestranze musulmane, tanto da fare di Coca una delle maggiori opere ‘mudéjar’, cioè arabocristiane, di tutta la Spagna. Il Castillo è fatto pressoché totalmente di mattoni (ladrillos): argilla e legna da ardere erano largamente disponibili sul posto, al contrario delle pietre. Solo per qualche colonna e alcune decorazioni vennero venero usate pietre calcaree. L’arte delle costruzioni in mattoni si era sviluppata nei califfati arabi di Spagna e la tradizione rimase viva tra gli spagnoli musulmani, detti ‘mudayun’, poi diventati in lingua spagnola ‘mudéjaren’. Il loro stile venne chiamato mudéjar (in italiano mozarabo). Sua caratteristica è l’utilizzo dello stesso materiale costruttivo per realizzare anche gli elementi ornamentali. I mattoni venivano disposti in modo tale da formare molteplici disegni, arrotondamenti, angoli e da suscitare un’impressione di vivace e geometrica policromia. Questo gusto per la decorazione passò dal mondo musulmano anche a quello cristiano. Coca è oggi famosa per il suo castello, ma ha una storia antica. Il nome deriverebbe dal celtico ‘kauke’, valle fluviale, e si riferisce al Rio Voltola, sulle cui rive sorse il castello. Fu poi florido centro romano, con il nome di ‘Cauca’. Qui nacque Teodosio I il Grande (347 – 395), l’imperatore che fece del cristianesimo la religione del Stato. Teodosio divise l’impero tra i due figli, Onorio e Arcadio, dando l’origine all’impero romano d’Occidente, destinato a cadere nel V secolo, e all’impero romano d’Oriente, che sopravvisse fino alla fine del XV secolo. Nel 380 l’imperatore Teodosio I, nato nella colonia romana di Coca, fece del cristianesimo la religione di Stato e proibì i culti pagani.

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