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venerdì 11 gennaio 2013

L'arsenico, un killer silenzioso


L’arsenico, As 33, ha tre forme: nera, grigia e gialla ed è un veleno molto potente.
 In realtà è un semimetallo tossico ( i semimetalli si depositano nei tessuti dell’organismo e li intossicano con effetti che vanno dai tumori della pelle, vescicali, polmonari e alle malattie cardiovascolari) che in base alle concentrazioni in cui viene assunto può dimostrarsi utile ( piccolissime concentrazioni aiutano a migliorare le attività di alcuni neurotrasmettitori e vengono utilizzate in medicina) innocuo o letale.

 Da sempre accompagna sgradevolmente il cammino dell’uomo che lo ha utilizzato in molte applicazioni (era conosciuto già nell’età del Bronzo) soprattutto per omicidi come nell’antica Roma e nel Medioevo (sembrerebbe che ad isolare l’arsenico elementare sia stato Alberto Magno nel 1250). Infatti l’arsenico è stato utilizzato da sempre per i “delitti perfetti” e definito la “morte bianca”perché è inodore e insapore.
 L’arsenico ha origine sia minerale che industriale ed è oggi molto utilizzato in agricoltura (pesticidi, erbicidi ed insetticidi) nell’industria farmacologica, vetraria e del legno. 
 Negli ultimi anni si è evidenziata la sua spiccata proprietà cancerogena, i gravissimi danni che provoca al sistema digestivo e a quello nervoso, fino a portare l’intossicato alla morte per schock.
 In particolare l’arsenico è implicato nella patogenesi del carcinoma della vescica, del polmone, e in particolari neoplasie dell’apparato tegumentario (pelle). Ma sono molti i processi in cui questo metallo interviene: ha anche un meccanismo che aumenta la proliferazione cellulare con rilascio di fattori di crescita; modifica la riparazione del Dna; partecipa allo stress ossidativo con produzione di radicali liberi. 

 La presenza dell’arsenico nell’acqua sta gettando la popolazione di tutto il mondo nel caos. Infatti massicce epidemie di avvelenamento da arsenico sono state riscontrate nell’America del Sud, in Bangladesh nel Sud est asiatico (Vietnam, Cambogia e Tibet), dove si stima che circa 57 milioni di persone bevano acqua da pozzi con concentrazioni di arsenico al di sopra dei limiti massimi di 50 parti per miliardo stabiliti dall’organizzazione mondiale per la sanità, Seppure in percentuali molto inferiori anche in Europa le norme e le soluzioni per la riduzione di arsenico nell’acqua si rendono necessarie.
 L’Unione Europea ha abbassato i valori di concentrazione massima ammissibile di arsenico nell’acqua potabile a 10 microgrammi per litro, anche se i medici dichiarano che l’arsenico non dovrebbe esserci per nulla, e la gran parte degli acquedotti in Italia superano questo limite. 
 In molti comuni italiani, i Sindaci hanno dovuto ricorrere a severe ordinanze di divieto di utilizzo delle acque pubbliche. 

 Di Vera Iafrate

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