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mercoledì 9 gennaio 2013

Hradcany – Il castello di Praga


Praga è al centro d’Europa. Il complesso di Hradcany, a sua volta, occupa il centro di Praga. È, si dice, il più grande castello del mondo. 

Testimone di mille anni di storia, ha assistito ad avvenimenti che hanno cambiato il volto del continente. 
 Già nel IX secolo la dinastia dei Premyslidi aveva innalzato, sulla collina che domina la città, una fortificazione di legno e terra. Dal 921 era diventata la residenza del principe Venceslao il Santo, che quattordici anni più tardi sarebbe stato assassinato per ordine del fratello. Venceslao aveva eretto sul luogo, in onore del martire San Vito, una piccola chiesa a pianta circolare, che alla sua morte divenne meta di continui pellegrinaggi. 
Il piccolo tempio fu il perno su cui secoli seguenti sorse la grande cattedrale di San Vito. Al suo interno, sul luogo occupato dalla primitiva rotonda, si trova ora la cappella di Venceslao. Il palazzo reale di Praga, più volte rimaneggiato e sopraelevato a partire dal secolo XI, fu teatro di molti avvenimenti storici.
 Nel medioevo era sede di una delle corti più raffinate ed eleganti d’Europa. Ancora oggi è la residenza ufficiale del presidente della Repubblica Ceca, a riprova della permanenza del simbolo del potere. Quando il capo dello Stato è in sede, vi sventola la bandiera presidenziale, di colore bianco con lo storico motto “Veritas vincit” (la verità vince). Alcune delle sue sale di rappresentanza, come la sontuosa “Sala spagnola”, sono ancora riservate alle cerimonie ufficiali.

L’avvenimento più drammatico che si svolse al castello fu la cosiddetta “defenestrazione di Praga”, il 23. maggio del 1618: quel giorno alcuni nobili protestanti gettarono da una finestra i governatori cattolici della Boemia, Martinic e Slavata, rappresentanti dell’Imperatore. I due malcapitati se la cavarono senza troppi danni, ma questo episodio fu la scintilla che fece scoppiare la guerra dei Trent’Anni (1618-1648).

 All’estremità del castello si apre il cosiddetto “vincolo d’Oro”. Il nome sembra derivare dalla presunta attività di alcuni alchimisti che vi avrebbero prodotto oro artificialmente. In realtà qui, nel medioevo, abitavano le famiglie degli ufficiali della guardia castellana. Nel castello, in una stanzetta della “torre Mihulka” che può essere tuttora visitata, lavorarono effettivamente vari alchimisti. Praga era infatti una delle “città magiche”, forse la città magica per eccellenza, di tutto il continente europeo.

La via conserva anche altri, più recenti e certi ricordi. Nella casa al n. 22 lo scrittore di lingua tedesca Franz Kafka scrisse nel 1916 i racconti del suo libro “Un medico condotto”. Alla fine del vincolo d’Oro si erge la “torre Dalibor”, cosi chiamata dal suo primo prigioniero, Dalibor di Kostojedy. Dalibor fu imprigionato nella torre insieme al suo violino per aver preso parte alle rivolte dei contadini del latifondo vicino a Praga e aver dato loro rifugio.

Condannato a morte, suonava nella sua cella ogni sera commuovendo gli abitanti del castello e di tutta Praga ed emozionava la gente, la quale passava di la per ricambiare, gli portava del cibo... Le autorità, per questo, non se la sentirono di annunciare il giorno in cui sarebbe stato giustiziato. Così... solo quando il violino tacque, tutti coloro si accorsero della sua morte. 
Così... solo quando non sentirono più il suono del suo violino, capirono che la sua ultima ora era giunta.

Il castello di Hradcany racchiude, tra le sue mura, la cattedrale praghese, dedicata a San Vito. La prima pietra dell’edificio, la cui costruzione si protrasse fino al 1929, fu posta dall’imperatore Carlo IV in persona nel 1344. è uno dei luoghi più ricchi di significato e di storia per la città di Praga, come testimoniano anche i numerosi monumenti al suo interno: dal mausoleo reale, alla cappella di san Venceslao, alla porta d’oro, che per cinque secoli fu l’entrata principale, fino ai gioielli dell’incoronazione custoditi nei sotterranei. 
Nella chiesa è conservato anche il sonuoso monumento sepolcrale del vicario generale San Giovanni Nepomuceno, incarcerato nel 1393 da Venceslao IV. Rinchiuso in un sacco fu gettato nella Moldava, dove annegò. Per questo oggi è venerato come santo protettore dalle inondazioni.

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