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lunedì 14 gennaio 2013

El Cid Campeador


Dopo la fine del dominio romano, la Spagna venne occupata da varie tribù barbariche: i Vandali, gli Svevi e gli Alamanni. Ma furono i Visigoti che vi costituirono un regno che durò fino al 711 d.C., anno che segnò l’arrivo degli arabi. 
 Gli arabi, che nel 732, con la sconfitta di Poiters ad opera di Carlo Martello, dovettero rinunciare alla conquista dell’Europa occidentale, misero radici in Spagna e vi rimasero fino al 1492 quando Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona portarono felicemente a conclusione la “Reconquista”.
 La presenza degli arabi nella penisola iberica durò quindi più di sette secoli, tempo più che sufficiente per influenzare in modo pesante la cultura, l’arte e l’architettura della Spagna. Ma non tutta la penisola era sotto il dominio arabo; la Spagna era divisa in vari regni, cattolici e musulmani che lottavano fra di loro. 

 Fu in questo panorama che si mise in luce un personaggio entrato poi nella leggenda. Un personaggio che, oltre ad essere considerato un paladino del cattolicesimo nella lotta contro i musulmani, venne innalzato a simbolo del patriottismo spagnolo. Il suo nome era Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il nome di El Cid Campeador.

La leggenda, ripresa poi dalla letteratura nata attorno a questo personaggio, vuole che fosse un personaggio gentile, un marito amorevole e un ottimo padre di famiglia, un cavaliere coraggioso e fedele al suo paese.

 La Storia, purtroppo, come vedremo, ci racconta qualcosa di diverso; un mercenario che combatteva per i mori e per i cristiani senza nessuno scrupolo, disposto a distruggere chiese se questo servisse ai suoi scopi, insomma un cavaliere senza principi disposto a tutto pur di raggiungere la gloria.

 Rodrigo nacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar un paesino vicino a Burgos nel regno di Castiglia. Proveniva da una famiglia della piccola nobiltà castigliana.
 Crebbe dunque alla corte del Re di Castiglia servendo il figlio, il principe Sancho. Ebbe dunque una buona educazione, come si addiceva ai figli della nobiltà.

 La leggenda vuole che al momento del suo battesimo un monaco gli regalasse il cavallo che poi lo accompagnò in tutte le sue avventure: il famoso Babieca.

 Il nome El Cid Campeador gli venne attribuito più avanti. È composto da due parti: El Cid, nomignolo datogli dagli arabi e che significa “Il signore” in una lingua mista di spagnolo e arabo, Campeador, “Il campione”, invece, gli venne dato dagli spagnoli dopo la vittoria in duello contro un nemico. Questo soprannome, quindi, dimostra che il personaggio godeva del rispetto e dell’ammirazione sia tra gli spagnoli che tra gli arabi.

 Ferdinando I°, alla sua morte avvenuta nel 1065, divise il suo regno fra i suoi figli. Il maggiore, Sancho II°, ebbe a Castiglia e la città di Zaragoza, Alfonso VI° ricevette Leon e la città di Toledo e l’altro figlio, Garcia, ricevette la Galizia e il Portogallo. Alle due figlie diede le città di Tora e di Zamora. 

Com’era prevedibile i contrasti fra i fratelli scoppiarono poco dopo la morte del padre. Sancho II, essendo il figlio maggiore, si considerava il vero erede del padre e cercò di riunificare il regno, anche con l’uso della forza. El Cid, ancora agli ordini di Sancho II°, e che si era distinto nella guerra vinta contro il regno di Aragona, divenne, a soli 23 anni, capo dell’esercito castigliano e, con questo grado, prese parte alla guerra fratricida.
 Sancho II°, dopo aver conquistato la Galizia e il Leon, mandò suo fratello Alfonso in esilio a Toledo. Strappò la città di Tora a sua sorella Elvira e cominciò la battaglia per strappare la città di Zamora all’altra sua sorella: Urraca.

 Era il 1072 quando Sancho II°, al culmine della gloria, venne ucciso da un soldato di Urraca. A succedere a Sancho venne chiamato il fratello Alfonso che, richiamato dall’esilio in Toledo, arrivò in Castiglia guardato con sospetto dai castigliani che non vedevano di buon occhio la sua presenza. Oltretutto da più parti si mormorava che Alfonso fosse in qualche modo coinvolto nell’assassinio del fratello.

I rapporti tra il nuovo monarca ed El Cid, non erano idilliaci. 
 Il cavaliere era un personaggio molto popolare, oltre ad essere un ottimo combattente, ma Alfonso VI temeva che un giorno potesse voler diventare il nuovo monarca della Castiglia.
 Ma l’astuzia di Alfonso gli disse che per governare aveva bisogno dell’alleanza di Rodrigo Diaz e così lo legò alla casa regnante dandogli in sposa sua nipote Jimena.

 Correva l’anno 1074 d.C. Alla prima occasione, però, Alfonso fece il modo di liberarsi dell’ingombrante alleato spedendolo in esilio.

 La ragione di questa espulsione di Rodrigo non è chiara; forse era dovuta alla gelosia dei nobili castigliana oppure c’entra una, forse falsa, accusa di essersi appropriato di denaro della stato oppure il monarca era arrabbiato per una spedizione militare, non autorizzata, che El Cid fece contro Granada. 

Fatto sta che nel 1081 Rodrigo Diaz si ritrovò solo e senza un padrone. Iniziò quindi la sua carriera di mercenario e offrì i suoi servigi al miglior offerente, non tenendo conto della religione di appartenenza. Negli anni successivi servì agli ordini di al-Mu’tamin, monarca arabo della città di Zaragossa. Anche questi furono anni di successi militari che fecero accrescere notevolmente la gloria di El Cid.

Nel 1086 iniziò la grande invasione degli Almoravidi, popolazione araba, provenienti dall’odierno Marocco. Nella grande battaglia di Sagrajas Alfonso VI°, che cercava di opporsi all’invasione, venne sconfitto e capì che non poteva fare a meno del più forte cavaliere cristiano di quell’epoca.
 Richiamò così El Cid dall’esilio, ma ormai i rapporti tra i due erano compromessi e presto si giunse ad una nuova rottura.
 Libero da qualsiasi vincolo, alla guida del suo esercito personale, composto sia da cristiani che da arabi, si mosse in direzione della città costiera. Doveva prima però eliminare il vicino Conte di Barcellona Berenguer Ramòn II che puntualmente sconfisse e catturò nella battaglia di Tébar.
 Due anni più tardi, nel 1092, a Valencia scoppiò una rivolta a seguito dell’assassinio di al-Qadir, monarca locale, ad opera di un nobile. A seguito di questo fatto El Cid ruppe gli indugi e cercò di approfittare della situazione. 
La battaglia di Valencia fu lunga e cruenta e solo nel Maggio del 1094 la città si arrese. Ufficialmente El Cid governò per conto di Alfonso VI, ma il re di Castiglia era troppo debole militarmente per intervenire e reclamare la città. Quindi, di fatto, ebbe una larga autonomia e nei suoi atti governò come un vero e proprio monarca. 

 Il suo regno durò fino alla sua morte avvenuta il 10 Luglio 1099 ed il suo corpo fu trasportato a Burgos e sepolto nella locale cattedrale.

Alla sua morte il governò passò alla moglie che, pressata dagli Almoravidi, chiese l’aiuto di Alfonso VI che ordinò di bruciare la città.Nel 1102, però, gli Almoravidi fecero ingresso nella città e la tennero per oltre un secolo. Subito dopo la sua morte Rodrigo Diaz, detto El Cid, divenne oggetto di culto popolare.

Subito considerato eroe nazionale castigliano, attorno alla sua figura vennero scritti poemi, opere letterarie e, molti secoli più avanti, anche il cinema sfruttò il personaggio.

 Nel XII° secolo venne composto il poema “La canzone del Cid” ( El Cantar de Mio Cid ) che rappresenta una delle prime opere della letteratura spagnola.

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