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giovedì 13 dicembre 2012

"Andare a Canossa"


Quando qualcuno deve chiedere perdono, ammettendo una propria colpa, si dice che “va a Canossa”. Questo perché proprio nel castello di Canossa si consumò uno dei perdoni più celebri della storia.
La vicenda si svolge nel gennaio 1077. L’anno prima Enrico IV, imperatore di Germania e parente della Contessa Matilde, nell’ambito dell’aspra lotta per le investiture che vide scontrarsi Impero e Papato per circa un secolo, aveva convocato un’assemblea dei principi del sacro Romano Impero durante la quale era stato disconosciuto il valore dell’elezione di Ildebrando di Sovana, divenuto papa col nome di Gregorio VII. Quest’ultimo, per tutta risposta, lo aveva scomunicato. La scomunica, provvedimento già grave per qualunque fedele, lo era ancor di più per un imperatore: i sudditi, infatti, non avevano più obbligo di obbedienza nei suoi confronti. Enrico IV comprese che per poter tornare ad esercitare il suo potere doveva soggiacere ai voleri del papa, che in quel momento soggiornava a Canossa presso la sua fedele contessa Matilde.
La storia popolare tramanda che l’inverno 1076-1077 fosse particolarmente freddo e che la rupe di Canossa fosse coperta da uno spesso manto di neve. Nonostante ciò Enrico arrivò a Canossa da Spyra e, spogliatosi dell’armatura di guerriero per indossare un saio da penitente, attese tre giorni al di fuori delle mura del castello che il papa lo ricevesse per perdonarlo. Grazie anche alla mediazione di Matilde, fedelissima al papato ma parente dell’imperatore, il perdono avvenne ed Enrico poté tornarsene in Germania nel pieno dei propri poteri.

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