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martedì 13 novembre 2012

Villa Palagonia , la villa dei mostri


Superba ed eccentrica, Villa Palagonia meglio conosciuta come la Villa dei Mostri, è uno dei monumenti siciliani barocchi più conosciuti a livello nazionale e internazionale. La villa fu fatta costruire nel 1715 da Francesco Ferdinando Gravina, principe di Palagonia. Per la progettazione fu incaricato il frate domenicano Tommaso Maria Napoli, architetto coadiuvatore del Senato di Palermo, con la collaborazione di un altro grande e stimato architetto siciliano, Agatino Daidone. Tommaso Maria Napoli ebbe il merito di conferire alla villa uno straordinario disegno planimetrico unitario, con tutti gli elementi che si sviluppano e agiscono coordinatamente rispetto all'asse baricentrico del viale. Sia il casino principale che i corpi bassi, i cortili ed il viale soggiacciono infatti, ad un unico asse prospettico. Morto il fondatore nel 1737 gli succedette il figlio Ignazio Sebastiano che morì nel 1746. Fu il figlio di questi, Francesco Ferdinando II, a iniziare i lavori per la realizzazione dei corpi bassi che circondano la villa e a ideare le numerose statue grottesche ed il bizzarro arredamento della villa. Ad Henry Swinburne che nel 1777 chiese al principe notizie sull'originale iconografia dei mostri, egli rispose: ''In Egitto, secondo Diodoro Siculo, l'azione dei raggi solari sul limo del Nilo è talmente potente da far scovare ogni sorta di animale''. Nasce da questa convinzione, probabilmente, la villa dei mostri, chiamata così per le particolari decorazioni che adornano i muri esterni dei corpi bassi, formate da statue in "pietra tufacea d'Aspra", raffiguranti animali fantastici, figure antropomorfe, statue di dame e cavalieri, gnomi, centauri, draghi, suonatori di curiosi strumenti, figure mitologiche e mostri di tutti i tipi e tempi. Inizialmente le statue erano più di 200, mentre oggi ne restano appena 62, molte delle quali in cattivo stato di conservazione, annerite dallo smog e sbriciolate dagli anni.
La tradizione vuole, inoltre, che il principe di Palagonia fosse brutto e deforme e quindi, quasi per vendicarsi del suo avverso destino, volle ridicolizzare attraverso una serie di caricature amici e conoscenti che lo circondavano e che partecipavano ai tanti ricevimenti che egli era solito tenere nel suo palazzo. Anche l'arredamento dei saloni era alquanto bizzarro: i piedi di alcune sedie erano segati in maniera disuguale così che rimanessero zoppe, mentre altre erano talmente inclinate in avanti che bisognava fare molti sforzi per non scivolare e cadere. Sotto i velluti delle sedie spesso erano stati nascosti spilli e spuntoni.

Patrik Brydon nel suo ''Viaggio in Sicilia ed a Malta'' (1770) così scrisse: ''Il Palazzo di Palagonia per la sua bizzarria non ha uguale sulla faccia della terra... il Principe di Palagonia ha dedicato la sua vita intera allo studio delle chimere e di mostri e se ne è fatti fare tanti che più ridicoli e più strani neppure la fantasia dei più arditi scrittori di romanzi e storie di cavalieri erranti avrebbero saputo creare (...) pare di essere capitato nel paese dell'illusione e dell'incantesimo. Costui ha posto teste umane su corpi di animali di ogni genere e teste di animali su corpi umani. Talvolta poi ricorre all'incrocio di cinque o sei bestie diverse che non hanno alcun riscontro in natura. Mette una testa di leone su un collo d'oca e sotto ti colloca un corpo di lucertola, zampe di capra ed una coda di volpe. Sul dorso di questo mostro ne pone uno più orrendo se è possibile con cinque o sei teste ed una foresta di corna tale da dar dei punti alla bestia dell'Apocalisse (...). L'orologio a pendolo è sistemato nel corpo di una statua. Gli occhi della figura si muovono col pendolo. La camera da letto e lo spogliatoio sembravano due scomparti dell'arca di Noè. Bestie che compaiono li dentro: rospi, ranocchi, serpenti, lucertole, scorpioni tutti scolpiti in marmo di colore adatto. Ci sono anche molti busti altrettanto stravaganti. In alcuni si vede da una parte un bellissimo profilo, girati dall'altra si presenta uno scheletro, oppure una balia con un bambino in braccio col corpo di un infante, ma la faccia è quella grinzosa di una vecchia di 90 anni''.

Il palazzo si articola in due piani. Si accede al piano nobile attraverso uno scalone a doppia rampa in prezioso marmo di Billiemi sotto il fastoso principesco stemma della famiglia Gravina. Subito ci si imbatte in un vestibolo ellittico fatto affrescare con scene raffiguranti le ''fatiche di Ercole'', in omaggio al nuovo gusto di fine '700. Alla sua destra si trova la "Sala degli specchi", il meraviglioso salone quadrato di ricevimento decorato in maniera lussuosa con marmi di svariato colore, con il tetto interamente coperto di specchi che deformavano, deridendole, le figure riflesse. Nei muri medaglioni e busti artistici raffiguranti il principe e persone di famiglia, scolpiti nel marmo dal Gagini. Da questo ampio salone si accede alla sala della cappella e, di fronte ad essa, attraversando la "Sala degli specchi" si giunge nella sala del biliardo. La costruzione della villa costò al principe di Gravina centomila scudi, una cifra enorme per i tempi. Oggi il palazzo, monumento nazionale di proprietà privata, purtroppo è in pessimo stato di manutenzione. Nel 1885 la villa fu acquistata dalla famiglia Castronovo che, grazie ai suoi eredi, ne rende possibile la visita.

Tratto da "Viaggio in Italia - Sicilia", di W. Goethe Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d’uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste. Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d’occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia. Accostandoci alla villa siamo accolti dalle braccia di un avancortile semicircolare: il muro di fondo nel quale s’apre il portone ha l’aspetto di una fortezza. Una statua egiziana immurata, una fontana asciutta, vasi e statue sparsi di qua e di là disordinatamente. Entriamo nel cortile della villa che, come di solito è circolare ed attorniato da basse costruzioni disposte a piccoli semicerchi, perché non venga meno la varietà. Il pavimento è in massima parte erboso. Come in un camposanto abbandonato, ecco vasi di marmo stranamente decorati che risalgono al principe padre, e nani e mostri dell’epoca recente gettati alla rinfusa e che finora non sono riusciti a trovarsi un posto; si passa anche davanti ad una pergola piena zeppa di vecchi vasi e di altre "ghirigorate" pietre. Ma l’assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell’orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini. Draghi alternati a dei, un atlante che regge non il cielo ma una botte di vino se poi si spera di scampare da queste assurdità nella villa, costruita dal padre e dall’esterno abbastanza ragionevole, ecco che poco dopo il portone si incontra la testa coronata di lauro di un imperatore romano sul corpo di un nano che a sua volta cavalca un delfino...

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