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martedì 21 maggio 2019

Manoscritto Voynich: è stato davvero decifrato il codice più misterioso della storia?


Sembra sia stato finalmente decifrato il 'codice' del testo più misterioso del mondo, il manoscritto Voynich.

 Il documento, che risale alla metà del '400, è scritto in una lingua romanza molto antica ed estinta, ed è una sorta di enciclopedia illustrata realizzata da un gruppo di monache domenicane per Maria di Castiglia, all'epoca regina di Aragona.


 Nell'impresa di scorprirne le chiavi di lettura sarebbe riuscito Gerard Cheshire, ricercatore dell'università britannica di Bristol, che ha pubblicato il risultato della sua ricerca sulla rivista "Romance Studies".
 Dalla ricerca emerge che il manoscritto sarebbe un compendio di rimedi erboristici, bagni terapeutici e letture astrologiche riguardanti questioni di cuore, di mente e di riproduzione, secondo le credenze del periodo. 

"Quando ho realizzato l'entità del risultato, sia in termini di importanza linguistica che di rivelazioni sulle origini e il contenuto del testo mi sono sentito incredulo ed eccitato", ha detto Cheshire. 


Conservato nell'università americana di Yale, il manoscritto prende il nome dall'antiquario polacco Wilfrid Voynich che lo acquistò nel 1912, anno in cui il suo luogo di origine, il Castello Aragonese di Ischia, è stato acquistato da privati.
 E' stato mostrato per la prima volta al pubblico nel 1915 e da allora le sue intriganti illustrazioni e i simboli sconosciuti hanno catturato l'immaginazione degli studiosi di tutto il mondo.






Il documento contiene anche una bellissima mappa che racconta la straordinaria missione di salvataggio via nave, guidata dalla regina Maria, per salvare i sopravvissuti di un'eruzione vulcanica vicino all'isola di Vulcano, nel 1444.


Secondo Cheshire, a rendere così affascinante il manoscritto è l'uso di una lingua estinta che ha preceduto le lingue romanze moderne, delle quali fa parte l'italiano, e che era utilizzata nel linguaggio quotidiano, ma non in quello scritto: il suo alfabeto combina simboli familiari ad altri insoliti, usa le lettere come punteggiatura ed è costellato di abbreviazioni di parole latine.


Ma la sua versione non convince tutti, in primis Lisa Fagin Davis, direttrice della Medieval Academy of America che spiega: 

 “Come la maggior parte delle interpretazioni sul manoscritto Voynich, anche questa versione è ambiziosa: Cheshire inizia teorizzando che cosa potrebbe significare una particolare serie di segni, di solito per via della prossimità di una parola con un’immagine che crede di potere interpretare.
 Poi consulta il maggior numero possibile di dizionari medievali di lingue romanze fino a quando trova una parola che sembra adattarsi alla sua teoria.
 In seguito sostiene che la sua teoria è corretta, visto che ha trovato una parola in una lingua romanza che ben si adatta alle sue ipotesi. Le sue traduzioni da ciò che è essenzialmente una farneticazione, un amalgama di più lingue, sono ambizioni più che traduzioni vere e proprie”, scrive la studiosa che smonta poi anche l’ipotesi di una lingua protoromanza: “L’argomento di fondo di tutto questo, cioè che ci sia una cosa come una “lingua protoromanza” – è completamente priva di prove e in contrasto con la paleolinguistica. Infine, la sua associazione di particolari segni con determinate lettere dell’alfabeto latino è ugualmente priva di prove.
 Il suo lavoro non è mai stato analizzato da altri suoi studiosi indipendenti e alla pari”.

 Fonte:repubblica.it
           greenme.it

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