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mercoledì 27 marzo 2019

La donna che balla con gli squali


Ha vissuto sotto l’oceano oltre tre anni e mezzo della sua vita. Infila le braccia nella bocca degli squali senza timori, li accarezza e passa con loro le ore più felici della sua vita.
 Più che una subacquea di fama internazionale, Cristina Zenato è parte stessa dell’oceano. 

Classe 1970, nata e cresciuta nella foresta pluviale del Congo africano, Cristina aveva le idee chiare fin da bambina: a 8 anni decise che avrebbe lavorato con gli squali e sarebbe diventata una ranger subacquea. 

 Oggi vive alle Bahamas, il luogo che per primo le rivelò le meraviglie dell’oceano e le sussurrò tutte le sfumature di blu che avrebbero colorato il suo destino.

 «La prima volta che uno squalo mi si è adagiato sul grembo, sono riuscita ad accarezzarlo per oltre venti minuti, era una femmina di quasi due metri, sentivo il peso sulle mie gambe e la sensazione di ascoltarla respirare», racconta la subacquea, il cui legame con queste creature diventa sempre più forte, immersione dopo immersione.


Nella casa di Cristina ci sono tre cani, molti libri e nemmeno una tv. 

Prima donna ad aver connesso una grotta d’acqua dolce, nell’entroterra, ad un «blue hole» nell’oceano delle Bahamas, Cristina ha portato il suo amore per questi animali anche al di fuori delle profondità: nel 2011, grazie alla collaborazione con le associazioni ambientaliste locali, è riuscita a ottenere l’approvazione della prima legge da parte del governo bahamense per la tutela completa di tutti gli squali. 

Guardare negli occhi queste creature considerate da molti pericolosi predatori è per la subacquea un’ispirazione quotidiana, un contatto emozionale complesso e variegato. 

«Ognuno di loro ha caratteristiche e peculiarità.
 Ci sono squali curiosi, giocherelloni e poi c’è Grandma, una gentile signora dai capelli grigi», scherza descrivendo una degli squali a cui è più legata.


Immergersi con questi animali può essere un’ottima formula per riscoprire se stessi e cercare di trovare un punto di equilibrio nella propria relazione con la natura: 
«Il mare non si lascia conquistare.
 In acqua non possiamo vedere o respirare autonomamente, non possediamo un riparo, non possiamo utilizzare nulla del mondo sottomarino a nostro vantaggio.
 L’uomo vorrebbe conquistare anche questo mondo e lo squalo rappresenta quindi un naturale antagonista, la viva rappresentazione delle sue paure», commenta.

 In questo mondo, solo apparentemente silenzioso, gli abissi ci sussurrano una verità quasi dimenticata: gli squali sono la perfezione, sono i dominatori del mare e siamo noi, ospiti non invitati, a doverci adattare al loro ambiente. 
«Parlo correntemente cinque lingue straniere — dice — ma è comunicando con gli squali che continuo a imparare.

 E non ho intenzione di smettere».


 Tratto da: www.corriere.it

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