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mercoledì 5 ottobre 2016

Sorprendente scoperta archeologica a Petra


Un giardino monumentale irrigato artificialmente e un’enorme piscina realizzati 2000 anni fa per celebrare la grandezza dei regnanti. 
È la sorprendente scoperta degli archeologi al lavoro nel sito di Petra, città situata nella parte sud occidentale della Giordania e antica capitale dei Nabatei.
 Questa popolazione, originaria della penisola arabica, poi divenuta sedentaria, era organizzata in una solida monarchia, che ebbe un ruolo fondamentale per il commercio carovaniero dall’Arabia all’Egitto e ai porti della Siria. 
 Tale scoperta è anche prova della grande capacità degli abitanti di Petra di gestire in modo ingegnoso ed esemplare il consumo di una risorsa tanto preziosa quanto scarsa in una città situata nel cuore del deserto: l’acqua. 
Grazie a un sistema idraulico avanzato, infatti, gli abitanti della città riuscirono non solo ad assicurarsi un approvvigionamento sicuro di acqua potabile, a prescindere dalla stagione, ma anche a irrigare artificialmente il sontuoso giardino monumentale, attraversato da sentieri costeggiati da alberi, viti, palme e piante erbacee, e situato accanto a una piscina a cielo aperto larga 44 metri, alimentata da un acquedotto. 
 “La piscina rappresenta il capolinea di un acquedotto che trasportava acqua da una delle sorgenti, ‘Ein Brak, situata sulle colline al di fuori di Petra”, spiega al quotidiano israeliano Haaretz, Leigh-Ann Bedal, docente di Antropologia al Penn State Behrend College. “L’architettura monumentale della piscina e il giardino verdeggiante celebravano visivamente il successo dei Nabatei nel fornire acqua alla città”.
 La piscina monumentale fu realizzata intorno I secolo a.C., ma già dal secolo precedente la costruzione di piscine era iniziata a diventare di tendenza.


Fotografia di Leigh-Ann Bedal 

 A Petra cadono dai 100 ai 150 millimetri di pioggia all’anno. 
Gli ingegneri nabatei avevano messo a punto complessi sistemi di irrigazione che raccoglievano l’acqua piovana e la conservavano in centinaia di cisterne sotterranee, assicurando così agli abitanti una fornitura continua di acqua potabile. 
Il complesso sistema di canali, tubazioni in ceramica, cisterne sotterranee e serbatoi che servivano a filtrare l’acqua, consentì alla popolazione di Petra di coltivare, produrre vino e olio d’oliva e costruire un sontuoso giardino monumentale con una piscina a cielo aperto in mezzo al deserto. 
Senza l’implementazione di tecniche per incanalare, purificare, pressurizzare e immagazzinare l’acqua, Petra non sarebbe potuta esistere.

 Petra si trovava all’incrocio di due importanti vie commerciali: una collegava il Mar Rosso a Damasco, l’altra il Golfo Persico a Gaza, sulle sponde del Mediterraneo. 
Le carovane cariche di spezie partivano dal Golfo Persico e giungevano a Petra dopo aver attraversato, per settimane, il deserto arabico.
 Arrivare finalmente nella capitale dei Nabatei significava avere da mangiare, un tetto sotto cui ripararsi e, soprattutto, potersi dissetare. Ma tutto ha un prezzo: lo storico romano Plinio racconta, nel XII Libro della Storia Naturale, che gli abitanti di Petra, oltre a pagare per il vitto e l’alloggio, dovevano elargire doni a guardie, sacerdoti e servi del re.

 Gli abitanti di Petra erano anche dei grandi costruttori: i Natabei scolpivano le proprie case, le tombe e i templi nella roccia.
 Era proprio una città di pietra, come suggerisce anche il nome, che significa “massa di roccia”.
 Il monumento forse più rappresentativo della città è El Khasneh Al Faroun, in arabo “Il tesoro”, monumento imponente scolpito in un’enorme parete rocciosa.
 Il nome deriva da una leggenda diffusa fra i Beduini nel IX secolo, che credevano che l’urna posta alla sommità del monumento contenesse il tesoro di un faraone.


All’interno dell’edificio c’è una piccola stanza, probabilmente utilizzata come tomba reale. 

Petra fu conquistata dai romani nel 106 quando, dopo la morte del re Rabbel II, il regno fu annesso all’impero per ordine di Traiano. Da quel momento, la sua importanza commerciale iniziò a scemare, fino a scomparire del tutto. 

 Fonte: www.nationalgeographic.it

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