Guardandola da fuori sembra quasi surreale.
I colori sgargianti, le vetrate azzurre, le ringhiere artisticamente esagerate.
Casa Batllò a Barcellona è sicuramente l’opera più emblematica di Antoni Gaudì e la sua facciata sul Passeig de Gràcia, è un mix tra art nouveau e gotico.
Ma se molti conoscono la stravaganza dell’architetto catalano, non tutti forse sanno che oltre ad avere una fantasia fuori dal normale, Gaudì era anche un amante del riciclo creativo.
In tutte le sue costruzioni utilizzava, infatti, il trencadìs, ovvero una tecnica decorativa che unisce frammenti di ceramica e pezzi di vetro colorati, riproducendo una sorta di mosaico con materiali di scarto.
Un esempio dell'utilizzo di questa tecnica è appunto Casa Batllò costruita nel cuore della città ai primi del Novecento e diventata nel 2005 Patrimonio Unesco.
Un’immagine che toglie il fiato per la particolarità della costruzione che richiama le forme della natura.
A cominciare dalla facciata che sembra una grande onda grazie anche, ai giochi di luce messi in scena dalle vetrate.
I balconi in ferro fuso, secondo alcuni sembrerebbero delle fauci secondo altri delle maschere carnevalesche mentre il tetto è un drago in piastrelle cangianti dedicato a San Giorgio, santo patrono della Catalogna.
Il progetto di Gaudì modificò interamente l’aspetto dell’edificio di proprietà dell’industriale Josep Batllò non solo nel disegno della facciata in trencadìs di maiolica frammentata ma anche, al suo interno.
Se è vero che furono tantissimi gli architetti spagnoli a utilizzare questa tecnica, è anche vero che Gaudì la rese propria poiché, essa è diventata l'elemento caratterizzante della sua vena artistica.
Il trencadìs predomina anche all'interno dove viene riproposto un ambiente marino grazie alla variante cromatica del blu, dell'ocra e del giallo e a dettagli che non smettono di sorprendere.
Insomma, l'ennesima dimostrazione che anche con il riciclo, il risultato può essere sorprendente.
Dominella Trunfio
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