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mercoledì 11 novembre 2015

Scalinata di Santa Maria del Monte a Caltagirone : 142 gradini d'arte


Centoquarantadue scalini diventati l’emblema di una bellissima città del Sud Italia. 
Di certo, avrete già sentito parlare della Scalinata di Santa Maria del Monte a Caltagirone, in Sicilia, una scala lunga oltre 130 metri che collega l’omonima Chiesa fino a Piazza del Municipio.
 Ognuno dei suoi gradini è decorato con piastrelle di ceramica policroma mentre, in ogni alzata c’è un rivestimento di maiolica realizzato da Antonino Ragona.
 Le decorazioni riprendono motivi isolani che vanno dal decimo al ventesimo secolo, creando un colpo d’occhio davvero scenografico.  
La Scalinata, originariamente a sbalzi, fu costruita nei primi anni del 1600 da Giuseppe Giacalone e solo nella seconda metà del 1800, fu unificata su progetto dell’architetto Salvatore Marino. Idealmente essa è divisa in dieci settori, uno per ogni secolo, ciascuno composto da quattordici gradini, qui si alternano elementi geometrici, figurativi, floreali che racchiudono diversi stili: da quello arabo al normanno, dall’angioino aragonese allo svevo, dallo spagnolo al chiaramontano, dal rinascimentale al barocco e ancora il settecentesco e l’ottocentesco contemporaneo.


Potremmo dire senza alcun dubbio, che la Scalinata rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto perché ripercorre buona parte della storia dell’arte e dell’architettura. 
 Col tempo la scala è diventata un simbolo di Caltagirone e proprio sui suoi gradini, ogni anno, nel mese di maggio, si svolge l’Infiorata, un omaggio che i calatini fanno alla Madonna.
 Migliaia di vasi e di piante si uniscono alle ceramiche colorate formando un tripudio che riprende le sfumature dell’arcobaleno.






Ma l’Infiorata non è l’unico momento in cui la Scalinata è protagonista: il 24 e 25 luglio in occasione della festa di san Giacomo, patrono della città e il 14 e 15 agosto, nei centoquarantadue scalini vengono accesi dei lumini che rimangono l’unica fonte di illuminazione.
 Le fiammelle formano un arazzo di fuoco che riprende una figura decorativa, una tradizione che si tramanda di padre in figlio.
Mentre si posizionano i quattromila coppi c’è un rigoroso silenzio. Il capomastro da le indicazioni per la realizzazione del disegno, per avere l’effetto sperato infatti, ogni lucina, deve essere posizionata al posto giusto.




Nell’orario stabilito e al segnale convenuto, i coppi si accendono uno dopo l’altro, dando vita a un serpente di fuoco. Gli stoppini vengono alimentati con steli di piante secche, lo spettacolo che dura un paio di ore, vede la partecipazione di migliaia di spettatori.
 La preparazione dura circa un mese e richiede tanto entusiasmo ma alla fine, tanta fatica viene ripagata perché, il tappeto di luci, viene svelato solo in occasione della festa, lasciando tutti a bocca aperta. 

 Dominella Trunfio

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