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lunedì 16 febbraio 2015

La scoperta di Machu Picchu


Nel 1865, nel corso dei suoi viaggi esplorativi in Perù, il naturalista italiano Antonio Raimondi passa ai piedi delle rovine senza saperlo e allude a quanto scarsamente popolate fosse la regione in quel tempo. Tuttavia, questo indica che fu in quegli anni che la zona comincia a ricevere visite per interessi diversi da quelli puramente scientifici.
 In effetti un'indagine attualmente in corso e divulgata recentemente rivela informazioni su un impresario tedesco chiamato Augusto Berns che nel 1867 non solo avrebbe "scoperto" le rovine ma avrebbe anche fondato un'impresa mineraria per sfruttare i presunti "tesori" che vi albergavano (la Compañía Anónima Explotadora de las Huacas del Inca).
 Secondo questa fonte, tra il 1867 e il 1870 e con l'aiuto del diritto concessogli dal governo di José Balta, la compagnia avrebbe operato nella zona e successivamente venduto "tutto quello che trovò" a collezionisti europei e nordamericani.
 In relazione o no con tale presunta impresa (la cui esistenza attende conferma da altre fonti e autori), sono certamente questi i tempi in cui le mappe di prospezione mineraria iniziano a menzionare Machu Picchu. 

Così, nel 1870, il nordamericano Harry Singer colloca per la prima volta in una carta geografica l'ubicazione del monte Machu Picchu, riferendosi allo Huayna Picchu con il nome di Punta Huaca del Inca.
 Tale nome rivela un inedito collegamento fra gli inca e la montagna e suggerisce anche un carattere religioso (la huaca era un luogo sacro delle antiche Ande).
 Una seconda mappa del 1874, stilata dal tedesco Herman Gohring, menziona e colloca nella sua esatta ubicazione ambo le montagne.
Verso la fine del 1880 l'esploratore francese Charles Wiener confermò l'esistenza di rovine archeologiche nel luogo (affermando testualmente "ci sono rovine a Machu Picchu"), ma non poté raggiungerlo.
 In ogni caso è chiaro che l'esistenza della presunta "città perduta" non era stata dimenticata, come si credeva fino ad alcuni anni or sono.

 Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero del Cusco, giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida dei conterranei Gabino Sánchez, Enrique Palma e Justo Ochoa.
 I visitatori lasciarono un graffito con i propri nomi su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, come verificarono in seguito vari osservatori.
 Alcune informazioni suggeriscono che Lizárraga avesse già visitato Machu Picchu insieme a Luis Béjar nel 1894.
 Lizárraga mostrava gli edifici ai "visitatori", ma la vera natura delle sue attività non è stata finora indagata.

Fu così che lo storico statunitense Hiram Bingham, interessato alla ricerca degli ultimi ruderi incaici di Vilcabamba, apprese di Lizárraga dai suoi contatti con i possidenti locali.
 Guidato da un altro proprietario terriero, Melchor Arteaga, e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana (il cui cognome era Carrasco), Bingham giunse a Machu Picchu il 24 giugno 1911.
 La spedizione trovò due famiglie di contadini che si erano stabilite sul posto: i Recharte e gli Álvarez. 
Essi sfruttavano le terrazze a sud delle rovine per coltivare la terra, e utilizzavano un canale incaico ancora funzionante, che traeva acqua da una sorgente.
 Pablo Recharte, uno dei bambini di Machu Picchu, condusse Bingham fino alla "zona urbana" coperta di erbacce.




Bingham restò assai impressionato da quel che vide, e sollecitò l'appoggio dell'Università Yale, della National Geographic e del governo peruviano per attivare il prima possibile lo studio del sito. Così, con l'ingegnere Ellwood Erdis, l'osteologo George Eaton, la collaborazione di Toribio Recharte e Anacleto Álvarez, e un gruppo di lavoratori della zona, Bingham diresse gli scavi archeologici a Machu Picchu dal 1912 al 1915, pulendo le erbacce e portando alla luce tombe incaiche fuori città. 
La "vita pubblica" di Machu Picchu iniziò nel 1913, con la pubblicazione del tutto in un articolo della rivista della National Geographic.


Anche se è chiaro che Bingham non scoprì davvero Machu Picchu (in realtà non la scoprì nessuno, non essendo mai stata realmente "perduta"), non c'è dubbio che ebbe il merito di essere stato il primo a riconoscere l'importanza delle rovine, studiandole con l'aiuto di un'équipe multidisciplinare e divulgando le sue scoperte. Ciò a dispetto del fatto che i principî archeologici impiegati non fossero i più adeguati in prospettiva attuale, e inoltre a dispetto della polemica che, fino ai giorni nostri, circonda l'esportazione irregolare dal paese del materiale archeologico trovato.
 La collezione consta di almeno 46.332 reperti, e fino al 2008 non è mai stata restituita al governo peruviano.


Fra il 1924 e il 1928, Martín Chambi e Juan Manuel Figueroa presero a Machu Picchu una serie di fotografie che furono pubblicate in diverse riviste peruviane, attirando un'attenzione di massa sui ruderi (fino ad allora di interesse soltanto locale) e trasformandoli così in un simbolo nazionale.

 Con il passare dei decenni - specialmente dopo l'apertura (1948) di una strada carrabile che dalla stazione ferroviaria fu condotta, lungo la costa della montagna, fino alle rovine - Machu Picchu divenne la principale meta turistica del Perù.
 Nei primi due terzi del XX secolo, però, l'interesse allo sfruttamento turistico prevalse su quello alla conservazione e allo studio del sito.
 Ciò non impedì ad alcuni importanti ricercatori di compiere passi avanti nello svelamento dei misteri di Machu Picchu: notevoli sono in particolare le ricerche della Viking Found, diretta da Paul Fejos, sui siti incaici dei dintorni (esse "scoprirono" vari insediamenti della Strada Inca) e quelle di Luis E. Valcárcel, che collegarono per la prima volta il sito alla figura di Pachacútec. 

Fu però a partire dagli anni settanta che le nuove generazioni di archeologi (Chávez Ballón, Lorenzo, Ramos Condori, Zapata, Sánchez, Valencia, Gibaja), storici (Glave y Remy, Rowe, Angles), astronomi (Dearborn, White, Thomson) e antropologi (Reinhard, Urton) presero a indagare compiutamente le rovine e il loro passato.




La creazione di una Zona di Protezione Ecologica intorno alle rovine nel 1981, la proclamazione di Machu Picchu a patrimonio dell'umanità due anni dopo, e l'adozione di un piano generale di sviluppo sostenibile della regione nel 2005 sono stati le tappe più importanti dello sforzo compiuto per conservare la città e i suoi dintorni.
 Tuttavia, contro tale sforzo, hanno cospirato alcuni cattivi restauri parziali del passato, gli incendi forestali come quello del 1997, e alcuni conflitti politici sorti nelle popolazioni vicine in nome di una migliore distribuzione delle risorse ricavate dallo Stato nell'amministrazione delle rovine.

 Nel 2007 il governo peruviano proclamò il 7 luglio "Giorno del Santuario Storico di Machu Picchu, meraviglia del mondo moderno", poiché il giorno stesso Machu Picchu fu proclamata fra le sette vincitrici del relativo concorso.
 Nel settembre del 2007, l'Università Yale espresse l'intenzione di restituire 4.000 reperti archeologici rinvenuti da Hiram Bingham e di farsi promotrice della loro esposizione in un museo itinerante, quindi in un museo della regione di Cusco. 

Fonte : wikipedia

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