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mercoledì 21 gennaio 2015

L’insolita piramide del centro cerimoniale maya di Uxmal


Uxmal è stato il più grande centro metropolitano e religioso sorto sulle colline dello Yucatan tra il 7° e il 10° secolo d.C. 
 Nelle antiche cronache del Chilam Balam, Uxmal viene descritta come una città ricca, fiorente e meravigliosa. Le rovine delle strutture cerimoniali di Uxmal, infatti, rappresentano l’apice dell’arte maya, un esempio di architettura eguagliato in bellezza solo dal sito di Palenque.
 Lo stile Puuc è predominante e colpisce soprattutto la ricchezza e la eleganza delle decorazioni.
 Tutta l’architettura di Uxmal denota l’altissimo grado di perfezione raggiunto dagli intagliatori maya nell’arte della lavorazione della pietra. Ma il sito si distingue non solo per la sua bellezza artistica. Per lunghi secoli Uxmal è stata una delle città maya più popolose dello Yucatan, grazie anche a un prodigioso sistema di approvvigionamento d’acqua attraverso numerosi chultunes, grandi cisterne che assicuravano una duratura riserva idrica in un luogo privo di pozzi naturali, mostrando così anche l’elevato grado ingegneristico raggiunto dai Maya.
 La città raggiunse il suo massimo sviluppo nel Periodo Classico della civiltà maya, raggiungendo una popolazione di 20 mila unità e divenendo il principale centro cerimoniale della civiltà Puuc.
 Il nome “Uxmal” è traducibile con l’espressione “tre volte ricostruita” e, qualunque sia stato il numero effettivo, le numerose fasi di costruzione si riflettono in una ricca varietà di stili architettonici.


A differenza di molti altri siti precolombiani, Uxmal non si sviluppa geometricamente: il suo spazio è organizzato in relazione ad alcuni fenomeni astronomici, come il sorgere di Venere.
 Lo dimostra il Palazzo del Governatore, un edificio lungo quasi 100 metri che sorge sopra una vasta piattaforma a gradinate e che fungeva probabilmente da residenza delle massime autorità. 
 Il palazzo è orientato verso il sorgere del pianeta Venere e presenta una parte inferiore semplice e lineare, mentre il cornicione superiore è fittamente decorato con i simboli cari alla cultura maya: sul fregio si possono contare 260 maschere del dio Chaac, tante quanti sono i giorni del calendario dell’anno sacro.
 La parte posteriore del palazzo è caratterizzata da una serie di strette porte a forma di punta di freccia che immettono in un piccolissimo vano, il cui uso è rimasto sconosciuto. 
 Il declino della città cominciò intorno al 900 d.C., forse a causa della crescente influenza tolteca.
 L’esistenza di una cinta muraria riflette una situazione di conflitto conseguente al rafforzamento di altri centri urbani che contendevano a Uxmal il controllo della regione. 

 Il sito è rimasto sepolto sotto una fitta vegetazione fino alla sua riscoperta nel 19° secolo.
 La prima descrizione dettagliata delle rovine si deve a Jean Frederic Waldeck nel 1938. John Lloyd Stephens e Frederick Catherwood compirono due approfondite spedizioni nei primi anni ’40, documentando le loro scoperte con dettagliate ricostruzioni iconografiche. 
 Alcuni degli edifici più importanti del sito sono la Piramide dell’Indovino, il Quadrilatero delle Monache, il Palazzo del Governatore, la Casa delle Tartarughe, Campo del gioco della pelota e la Colombaia, tutti nomi attribuiti all’indomani della conquista spagnola.
 Il sito è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. 

La Piramide dell’Indovino (Piramide del Adivino) è decisamente la struttura più interessante e maestosa di tutto il sito, probabilmente anche la più antica. 
 Dal punto di vista geometrico, si tratta di un insolito tempio piramidale a base ellittica alto circa 35 metri, frutto di cinque diverse fasi di edificazione. 
L’intera struttura è orientata verso ovest, in modo tale che la scalinata principale risulti allineata al tramonto del Sole nel solstizio d’estate.
 Si ritiene che il primo livello del tempio sia stato edificato intorno al 569 d.C. e che l’ultimo piano, la cosiddetta Casa dell’Indovino, sia stato completato nel X secolo. 
 Una ripida scalinata a tre rampe, appartenente all’ultima fase di edificazione, conduce all’ingresso del tempio, situato al 4° livello di edificazione, rappresentato da una riproduzione della maschera di Chaac, il dio della pioggia.
 Nella struttura inferiore della piramide venne scoperta la cosiddetta Regina di Uxmal, una scultura che raffigura il volto tatuato di un sacerdote che emerge dalla bocca di un serpente.





Il nome della struttura deriva dalle leggende che circondano il sito e che ancora si tramandano tra i discendenti dei Maya.
 Secondo il resoconto più noto, il dio Itzamnà, governatore degli dèi, dio del sole, del mais, della scrittura e delle arti, eresse la piramide da solo in una sola notte, grazie alla sua forza e alla sua magia.
 Secondo la mitologia Maya, Itzamnà è il più antico della prima generazione degli dèi del pantheon maya. Non è chiara l’etimologia del suo nome, forse riferibile ad una grossa lucertola o caimano (itzam). 

 Un’altra versione della leggenda narra di un misterioso individuo “non nato da donna”, un nano nato da un uovo (come i rettili, probabile associazione a Itzamnà) covato da una vecchia donna senza figli.
 Cresciuto, la creatura fu condannata a morte per la paura che suscitava. La vecchia chiese la grazia per il figlio covato e il sovrano di Uxmal promise che gli avrebbe risparmiato la vita solo se il nano avesse costruito una piramide enorme, la più alta della città, in una sola notte.
 Il nano riuscì nell’impresa e fu salutato come il nuovo sovrano di Uxmal, dedicandogli la struttura. 

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it

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