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martedì 16 settembre 2014

Scoperti nuovi sotterranei segreti nella città di Ani


Situata su una collina vicino alla riva del fiume Akhuryan, Ani è la più famosa tra le capitali armene.
 Rinomata per il suo splendore e magnificenza, Ani era conosciuta come “La città della 1001 chiese”, o anche come “La città dei 40 cancelli”. 
 All’apice del suo splendore, Ani rivaleggiava in dimensioni e influenza con città come Costantinopoli, Baghdad e Il Cairo. 

Nell’11° secolo, Ani contava oltre 100 mila abitanti. Nel corso della storia è poi diventata il campo di battaglia per lo scontro di vari imperi contendenti, causandone la sua distruzione e l’abbandono.
 Oggi, in uno scenario aspro e desolato, è possibile ammirare le vestigia di centinaia di antiche chiese, templi zoroastriani e altri edifici, molti dei quali in rovina.






Gli scavi hanno rivelato che la zona è stata abitata fin dai tempi antichi, almeno a partire dall’Età del Bronzo.
 Tuttavia, i primi documenti storici che menzionano La Rocca di Ani risalgono al 5° secolo d.C. 
 Alla fine dell’8° secolo, Ani è passato sotto il controllo della dinastia Bagratid. La crescita della città è cominciata nel 961 d.C., quando il re Bagratid Ashot III trasferì la capitale da Kars a Ani.
 In soli 50 anni, Ani è passata dall’essere una piccola città fortificata in una grande città medievale.

 I sotterranei di Ani sono stati individuati per la prima volta nel 1880. George Ivanovic Gurdjieff, che ha trascorso gran parte della sua infanzia e giovinezza a Kars, era in compagnia di un amico di nome Pogosyan, quando notò delle irregolarità nel terreno.
 I due cominciarono a scavare fino a quando si imbatterono in uno stretto cunicolo: era l’inizio di un’incredibile scoperta.
 George e Pogosyan si trovarono di fronte a canali idrici segreti, celle di monaci, sale di meditazione, enormi corridoi, tunnel intricati e anche alcune trappole.
 In una delle stanze, Gurdjieff trovò un pezzo di pergamena in una nicchia. Anche se conosceva l’armeno molto bene, ebbe grande difficoltà a leggere quanto c’era scritto sulla pergamena. Infatti, il testo era scritto in un’antica lingua armena, il primo indizio che indicava che il mondo sotterraneo di Ani era molto, molto antico. Dopo qualche tempo, Gurdjieff riusci a decifrare l’insolito testo. Presto si rese conto che la pergamena era una lettera scritta da un monaco ad un altro monaco. 
Secondo la pergamena, il luogo che i due avevano scoperto era sede di una famosa scuola esoterica della Mesopotamia.
 Così scriveva Gurdjieff: 
 «Eravamo particolarmente interessati a una lettera in cui lo scrittore riportava di alcune informazioni concernente alcuni misteri. Un passaggio in particolare ha attirato la nostra attenzione: “Il nostro degno Padre Telvant è finalmente riuscito a conoscere la verità sulla Fratellanza Sarmoung. La loro organizzazione in realtà si trovava vicino la città di Siranoush, cinquanta anni fa, poco dopo la migrazione dei popoli”.
 Poi la lettera continuava su altre questioni. Ciò che più ci ha colpito è stata la parola “Sarmoung”, incontrata più volte in un libro intitolato “Merkhavat”.
 Questa parola è il nome di una famosa scuola esoterica che, secondo la tradizione, fu fondata a Babilonia nel lontano 2500 a.C., conosciuta per essere situata in qualche parte della Mesopotamia fino al sesto o settimo secolo d.C. Ma sulla sua esistenza non si è mai potuta ottenere la minima informazione. 
Si diceva che questa scuola era in possesso di una grande conoscenza, contenente la chiave per la decifrazione di molti misteri tenuti segreti».


“La scoperta di Gurdjieff, avvenuta quasi 135 anni fa, non è stata confermata fino al 1915, quando una campagna di scavi condotta da una squadra di archeologi italiani confermò che qui vi era un monastero”, spiega il ricercatore di storia Sezai Yazici, intervenendo al simposio. 
 Da allora, nuove strutture sotterranee sono state scoperte sotto Ani. In totale, le strutture sotterranee di Ani attualmente note sono 823, tra cui abitazioni, negozi di alimentari, tombe e monasteri, cappelle, mulini, stalle e serbatoi: una vera e propria città sotterranea.
 Yazici sostiene che sia giunto il momento di far conoscere la città sotterranea di Ani al mondo e per finanziare ulteriori ricerche e scavi.
 Il recente simposio è stato il primo passo verso il raggiungimento di questo obiettivo.

 Tratto da: http://www.ilnavigatorecurioso.it/

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