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lunedì 8 settembre 2014

I MISTERIOSI CREATORI DELLE TESTE DI LYDENBURG


Nel 1957, Ludwig von Bezing era un ragazzo di più o meno dieci anni quando scoprì i primi pezzi di quelle che sono conosciute come Teste di Lydenburg.
 Ludwig stava giocando sul campo della fattoria di famiglia, nei pressi di Lydenburg, in Sud Africa, quando trovò alcuni pezzi di terracotta che prontamente raccolse.
 La scoperta sviluppo nel giovane Von Bezing l’interesse per l’archeologia e torno più volte sul luogo dove aveva trovato i primi pezzi. 
 Tra il 1962 e il 1966, il giovane ha spesso visitato la Valle di Sterkspruit per raccogliere i pezzi di argilla e ricostruire le sette enigmatiche Teste di Lydenburg. 
Von Bezing non trovò solo le sette teste, ma anche frammenti di vasi, perline di ferro e rame, uova di struzzo e pezzi di osso. 

Attraverso la datazione al radiocarbonio si è appurato che le maschere di terracotta risalgono almeno al 600 d.C., realizzate dai primi gruppi umani dell’Età del Ferro dell’Africa australe. 
Gli scavi suggerirono che le teste non furono semplicemente abbandonate, ma deliberatamente bruciate e sepolte.


I reperti di Lydenburg formano una collezione costituita da due grandi teste e cinque teste più piccole.
 Le teste più piccole mostrano la fronte curva e la parte posteriore del collo. Intorno al collo, le teste piccole presentano due o tre anelli incisi orizzontalmente, con un anello di argilla sulla fronte e sopra le orecchie.
 Sulle due teste più grandi, un paio di file di sferule di argilla indicano la decorazione dei capelli.
 Una delle teste ha il muso di un cane, ed è l’unico esemplare a mostrare le fattezze di un animale. 

 Poco si sa delle persone che le hanno realizzate, ma la cura con cui sono state sepolte suggerisce che le maschere avessero un grande valore.
 Anche l’utilizzo delle teste è avvolto nel mistero.
 Le teste mostrano cicatrici intenzionalmente create per formare disegno sulla pelle, sulla fronte, sulle tempie e tra gli occhi. 

Secondo la descrizione riportata sul sito del Metropolitan Museum of Art, le due maschere più grandi avrebbero potute essere indossati come caschi.
 Esse si differenziano dalle teste più piccole per la presenza di figure animali in bilico sulla loro sommità.
 Le altre teste, troppo piccole per essere indossate, mostrano una serie di piccoli fori su entrambi i lati che potrebbero essere stati utilizzati per il fissaggio su un qualche tipo di supporto.


Per una serie di motivi, è stato ipotizzato che le teste venissero utilizzate nei riti di iniziazione, forse indossate dall’iniziato. Interessante la presenza di specularite, una varietà dell’ematite, posta strategicamente sulle maschere, in modo tale da far brillare parti in rilievo come le sopracciglia. 
 Questa caratteristica è citata come una possibile indicazione sul fatto che le teste venissero utilizzate nelle cerimonie pubbliche. Naturalmente, niente di tutto ciò può essere affermato con certezza e l’uso e il significato delle teste rimangono oggetto di congetture. 

 Tratto da: ilnavigatorecurioso.it

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