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mercoledì 14 maggio 2014

Il napolitano-pensiero.........

Certo che questa affermazione 10...100..1000... Ungheria la dice lunga.
Questo è il suo pensiero sulla autodeterminazione dei popoli e sul loro sacrosanto diritto di libertà?

 

A chi ritiene che Napolitano non può essere definito “comunista”, ricordo che nel 1956, all’indomani dell’invasione dei carri armati sovietici a Budapest, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti di primo piano lasciarono il Pci, Napolitano arrivò a bocciare con durezza questa scelta dell’esponente comunista piemontese, profondendosi in elogi non solo di Togliatti, ma anche dei sovietici. L’Unione sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo».
In Ungheria il 23 ottobre 1956 operai e studenti diedero il via a una rivolta generale chiedendo il ritiro delle truppe sovietiche e radicali riforme.
Il 2 novembre il capo del governo Imre Nagy proclamò la neutralità del Paese e chiese l’intervento dell’Onu ma il 4 novembre intervenne l’armata rossa che represse la rivolta dopo una resistenza eroica degli anticomunisti ungheresi che continuarono a combattere sino l’anno successivo: gli storici fanno una stima dei morti ungheresi che è tra le 25.000 e 50.000 persone oltre circa 7.000 soldati sovietici uccisi in combattimento.
Negli anni seguenti tra le circa 2.000 esecuzioni dei condannati a morte vi fu quella di Imre Nagy; circa 250.000 ungheresi emigrarono per evitare persecuzioni politiche. Con l’avvento della democrazia in Ungheria la data del 23 ottobre è diventata festa nazionale.

Dopo essere stato invitato alle celebrazioni del 50° anniversario della rivolta di Budapest e dopo aver preso atto delle vibranti proteste che questo invito ha suscitato in Ungheria, Napolitano prova a farsi perdonare ma rimedia solo una figuraccia da vile opportunista.
Il mea culpa recita cosi’: “Sui fatti d’Ungheria Nenni aveva ragione”. Un po’ poco caro Presidente, certo che Nenni aveva ragione ma il fatto e’ che lei aveva torto.
Un sincero pentimento avrebbe portato a parole di condanna verso chi, come lei e i suoi compagni di partito comunista, dal dopoguerra in poi ha sempre sostenuto Stalin e i suoi crimini e da quel regime riceveva soldi sporchi di sangue, ma forse era chiedere troppo e per questo continuera’ a non rappresentare tutti gli italiani ma solo una parte.

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