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sabato 26 aprile 2014

Lucrezia Borgia Una donna tormentata



Lucrezia Borgia, nata a Subiaco il 18 aprile 1480 e morta a Ferrara il 24 giugno 1519, figlia di papa Alessandro VI, originario del paese valenciano di Xàtiva, e di Vannozza Cattanei, fu duchessa di Ferrara dal 1505 al 1519 grazie al matrimonio con il duca Alfonso I d'Este.

Strumento della politica matrimoniale del padre e del fratello Cesare Borgia, fu moglie di Giovanni Sforza, signore di Pesaro, matrimonio poi annullato, e poi di Alfonso d'Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli, ucciso durante un misterioso agguato.
Signora di Nepi in compagnia del figlio avuto da Alfonso, Lucrezia venne data in sposa ad Alfonso d'Este, figlio di Ercole duca di Ferrara e dunque erede al trono del ducato, appartenente a una delle famiglie più antiche d'Italia e saldamente stabili sul proprio potentato.
Alla corte degli Estensi, dopo un breve periodo di diffidenza, specialmente da parte del suocero e della cognata Isabella, duchessa di Mantova, considerata la Signora del Rinascimento, Lucrezia, educata fin dalla più tenera età dai più grandi intellettuali della Roma papale, ebbe modo di brillare e distinguersi per cultura, comportamento e abilità diplomatica.
Dote, quest'ultima, che le valse la reggenza del ducato nei momenti di maggiore tensione internazionale, quando il marito, a causa delle guerre e delle battaglie, dovette assentarsi dal Ferrara.
Vera e propria prima donna di lettere, musica e belle arti, fu mecenate e amica di Ludovico Ariosto, Gian Giorgio Trissino e Ercole Strozzi. Amata, con trasporto ricambiato, dal grande intellettuale Pietro Bembo, intrattenne con lui uno scambio di lettere improntato al rispetto e all'uso nobile della lingua.
Lettere che Byron descrisse come le più belle lettere d'amore di tutti i tempi.
Con la morte del padre, Pontefice romano,  il ducato cadde in disgrazia presso i pontefici successivi. 
A causa di questi nefasti eventi e a causa di numerosi aborti spontanei che spossarono il suo fisico, coltivò uno speciale percorso religioso e interiore che la portò a indossare il cilicio e ad entrare nel Terz'ordine francescano.
Supportò inoltre gli ordini religiosi devoti di San Bernardino da Siena e di Santa Caterina e fondò il Monte di Pietà di Ferrara con l'intento di soccorrere la popolazione.
A causa di un parto particolarmente travagliato, morì a soli trentanove anni, pianta da tutta la famiglia di adozione e dal popolo. Durante i secoli, grazie a una diffusa azione diffamatrice nei confronti del padre e del fratello, Lucrezia è stata vittima di dicerie, leggende nere e informazioni manipolate sul proprio conto.
Dalla leggenda che la vuole amante del padre e del fratello creata da Giovanni Sforza (che, indispettito, vide annullato il suo matrimonio con lei a causa di una presunta impotenza), dalle dicerie sui suoi numerosi amanti (in realtà fu solo uno, un certo Perrotto, servo del quale osò innamorarsi e che la portò alla reclusione in un monastero dopo il parto), passando per i sospetti pseudo storici che la vogliono sfrenata mantide del sesso, capace di avvelenare i propri amanti dopo fugaci rapporti amorosi.
La figura di Lucrezia ha assunto nei secoli sfumature romanzesche che, alla luce degli studi più seri e accurati, perdono gran parte del loro accento negativo. 

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